Oggi su Repubblica c’è un bell’articolo di Susanna Nirenstein sulla storia di Moshe Bejski da cui Grabiele Nissim ha tratto il libro “Il tribunale del Bene”. Moshe entrò negli anni ’50 nella Commissione dei Giusti dello Yad Vashem. A lui si deve la nomina di Giusto fra le Nazioni di Oskar Schindler.
Detto da Bejski, che era stato uno della lista dei 1.200 salvati dall’industriale, Schindler era tutt’altro che la classica figura dell’eroe senza macchia. Donnaiolo, spendaccione, trattava la moglie tanto come zero. Quando andava in Israele voleva sempre alloggiare, a spese altrui, nei migliori hotel e riusciva a scialacquare in qualche giorno quanto raccolto per lui tra i sopravvissuti.Per Moshe era “l’uomo più narcisista che avesse conosciuto”.
Alcuni si opposero alla sua consacrazione di Giusto. Ma Bejski lottò con tutte le sue forze perchè lo divenisse, perchè era fortemente convinto che oltre alla banalità del male esistesse anche la banalità del bene. Un uomo normale con una miriade di difetti come Oskar Schindler aveva riconoscuito l’orrore e vi si era opposto.
Grazie a Bejski ora sulla collina dello Yad Vashem non ci sono solo 200 alberi di superoi ma 20 mila di uomini normali che riconobbero l’abisso e lo rifiutarono.