Per Einaudi è in uscita “Un mondo a rischio” di Ulrich Beck. Il sociologo narra ad un certo punto di una commissione voluta dal Congresso Usa per risolver il problema di comunicare ai posteri il pericolo rappresentato dai depositi di scorie nucleari. Ne facevano parte anche antropologi, archeologi e umanisti vari.
Le scorie radioattive hanno un tempo di decadimento di migliaia di anni (10.000 minimo): come dire alle generazioni che verranno di stare attenti a quei maledetti depositi ?
Gli esperti hanno stimato che teschi, saette, o qualsiasi altra figuretta di pericolo sarebbero inutili. Fra 3-4.000 anni non vorrebbero dire assolutamente nulla. Questi sono i limiti temporali di qualsiasi codice comunicativo. Non ci rimane che sperare nel culo dei nostri discendenti.