Il traffico, Cofferati e New York

Sergio Cofferati parla del traffico di Bologna, del sistema Sirio installato e mai davvero in funzione, del sistema Rita in funzione ma senza adeguata comunicazione ai cittadini.

Tutto il mondo è paese (e se volete non ci sono più le mezze stagioni): pare che a New York nessuno abbia avvertito il gentile pubblico che 2.500 dei 3.250 bottoni per l’attraversamento ai semafori sono fuoriservizio da anni. Tutto un pigiare inutile.

(fonte Diario/smh.com.au)

Urbani d’America, arriva il Pirate Act

Peccato non sia più fra noi la buonanima di Salvatore Bono, meglio conosciuto come Sonny. Se non si fosse schiantato con gli sci contro un albero un pomeriggio di gennaio del 1998 sulle montagne al confine tra California e Nevada, molto probabilmente sarebbe qui a mettere faccia e nome sulle nuove norme all’esame del Congresso che fanno intravedere tempi duri, molto duri (anche dietro le sbarre) per chi scambia materiale protetto nelle reti P2P.

Uno dei due provvedimenti è stato ribattezzato “Pirate Act” ed è stato presentato da una vecchia conoscenza, il senatore Orrin Hatch. Rispolvero per l’occasione qualcosa che avevo scribacchiato sul sudetto ai tempi del Sonny Bono Copyright Term Extension Act:

“….Sonny era un sincero e accorato sostenitore del diritto d’autore, ma non era nè il primo nè il più influente congressman impegnato nel progetto di estensione del copyright. Era insomma una sorta di Cirami d’oltreoceano mandato avanti dai boss del Congresso e dalle ingombranti lobby di Hollywood. Con la differenza che, come diceva Francesco Guccini, “gli americani con la lingua ci fregano” e Sonny indiscutibilmente suona molto meglio di Melchiorre.

Dietro all’ex cantante si muovono vere e proprie “vacche sacre” dell’establishment. Il primo a presentare un disegno di legge nel merito è stato nel 1995 il senatore dello Utah Orrin G. Hatch, chairman del comitato sulla proprietà intellettuale. Il vero padre del Copyright Extension Act. Uno che bazzica dalle parti del Campidoglio dal 1976. Repubblicano che più repubblicano non si può: bianco, religiosissimo, abbasso le tasse, viva le pistole. Un unico strappo al copione : la vena poetica riversata come paroliere in sette album che presumibilmente non verranno trasmessi ai posteri.

Ma l’apparenza non inganni, il senatore ha uno spirito molto pratico ed è consapevole che qui non si sta parlando di quattro canzonette, ma della seconda voce dell’export americano. Un settore che da solo rappresenta il 6% del PIL e dà lavoro al 5% di americani , facendo degli Stati Uniti di gran lunga il primo produttore di copyright al mondo. Roba per cui, di questi tempi, ci si può organizzare anche una guerra…..”

Caccia all’incrocio

Se volete partecipare al “Degree Confluence Project” avrete bisogno di un GPS, un macchina fotografica e un po’ di pazienza. Se non volete andare lontano e limitarvi all’Italia vi servirà molto probabilmente anche una barca, perchè come si nota dalla cartina a fianco gli unici “incroci liberi” fra longitudine e latitudine stanno in mezzo al mare.

Se invece volete servire la causa e fare parecchia strada ci sono ancora da fotografare 13.201 confluences in tutto mondo. Scegliete voi quello che vi garba.

(fonte Wired)

Lo sceriffo e i pubblic records

Per sbaglio mettono in cella tuo figlio e qualche ora dopo ti ritrovi la cassetta della posta invasa da una decina di letterine di studi di avvocati che si propongono di assumerne la difesa.

Il tutto si deve alla cortese collaborazione dell’ufficio dello sceriffo che attraverso e-mail divulga i nomi degli arrestati della giornata.

La digitalizzazione e la messa online dei “pubblic records” avanza spedita negli Stati Uniti, a volte con effetti positivi sulla trasparenza della pubblica amministrazione, a volte con rischi concreti per la privacy dei cittadini.

Bush ride, noi no

<%image(20050320-bush scherza.jpg|203|152|Bush scherzacol fuoco)%>George Bush va alla cena annuale della “Radio and Television Correspondents’ Association” e per fare il simpatico presenta una raccolta di immagini denominata “White House Election-Year Album” dove trova il coraggio di scherzare sulle armi di distruzione di massa:

One pictured Mr Bush looking under a piece of furniture in the Oval Office, at which the president remarked: “Those weapons of mass destruction have got to be here somewhere.”

After another one, showing him scouring the corner of a room, Mr Bush said: “No, no weapons over there,” he said.

And as a third picture, this time showing him leaning over, appeared on the screen the president was heard to say: “Maybe under here?”

Spettacolino indecente.

E-democracy. Qui e Là

Qui ci saranno presto le elezioni. ci saranno presto le elezioni. Qui girano parecchi soldi. girano parecchi soldi. Qui mandiamo i soldati in Iraq. mandano i soldati in Iraq.

Qui per sapere da chi ricevono i finanziamenti privati (leciti) i deputati, devi scartabellare tra le scartoffie dell’ufficio del “Servizio Prerogative e Immunità” alla Camera, con l’incertezza di ottenere una risposta. bastano un paio di click per sapere che Bill dà 2,000 $ a George, che Steve Jobs apre volentieri il portafoglio per i democratici, che la Coca Cola finanzia destra e manca, che i genitori premurosi passano la paghetta a George Jr.

A chi parla e si gloria ad ogni piè sospinto di e-government, di e-democracy, dei passi da gigante e delle rivoluzioni digitali comunichiamo con tristezza che Qui è l’Italia, sono gli Stati Uniti.

La prima legge del PageRank

Succede che se cercate la parola “jew” (ebreo) su Google, il sito in testa alla lista di un milione abbondante di risultati è quello di Jew watch (Keeping a Close Watch on Jewish Communities & Organizations Worldwide) i cui contenuti si possono tranquillamente definire anti-semiti.

Di questa cosa si lamenta in pubblico il “Jewish Journal” di Los Angeles, tirando in ballo Google. La notizia fa il giro del mondo in articoli e post dove il sito incriminato viene citato e anche linkato. Ho idea che tutto questo citare e linkare non abbasserà di certo il Pagerank di Jew watch,anzi.

Ecco quindi la prima legge del PageRank : “Se hai un problema con il posizionamento su Google di un sito sgradito , stai zitto e tientelo per te. Gridarlo a quattro venti peggiora le cose.

Avvertenze: La formulazione della suddetta “Prima Legge del PageRank”, partorita nel mezzo di una pausa pranzo a base di panini al salame leggeri su per giù come un mattone, potrebbe risentire pesantemente di allucinazioni post-digestive.

Socci e il cugino della mia prozia

Ora non vorrei sembrasse patalogica fissazione o cinico accanimento, ma le perfomance di ascolto di Antonio Socci e del suo LunedItalia mi attirano morbosamente. Forse è l’ebrezza di sporgersi dal ciglio e cercare di scorgere il fondo del burrone.

Ieri sera mi giunge voce sia riuscito nell’impresa di fare peggio dell’esordio, fermandosi al 4,44% di share, molto indietro rispetto a tutto, ma proprio tutto, il palinsesto italico.

Calcolando il numero imbarazzante di ospiti, sommandolo alla schiera dei figuranti e al gruppuscolo degli autori, moltiplicando il tutto per il numero di amici, conoscenti, amanti e parenti stretti, rimane fuori dal conto-spettatori un solo soggetto. Confesso qui che conosco quell’unico spettatore spontaneo. Si tratta di una mia prozia ultranovantenne a cui Antonio Socci ricorda tantissimo un cugino morto in guerra. Dalla sua gioca il fatto che sia sorda come una campana.

Musica e digestione

Come è noto la Apple regala canzoni con le bollicine della Pepsi. Di rimbalzo la Sprite (gruppo Coca-cola) si è accoppiata con Musicmatch. Hewlett-Packard installa baracchini per il suo servizio di music-download nelle cafeterie Starbucks e adesso Sony si metterà a regalare canzonette con il “Big Mac” di McDonald. L’accoppiata “musica-apparato digerente” sembra andare alla grande.

Ho il sospetto che un giorno di questi Beppe al bar giù di sotto, comincerà a vendere boeri abbinati ai cd di Sanremo e rimpiazzerà il vecchio flipper con uno spara-singoli-suonerie-tuttoinuno. In quest’ultimo caso credo che Brusco non gliela farebbe passare liscia.

I 40.000 del Grande Fratello

Sarebbero 40.000 gli utenti registrati al servizio di TRE che permette di visionare il “Grande Fratello” sui cellulari di terza generazione per un totale a febbraio di 318.000 minuti di collegamento. La notizia galvanizza e fa sorridere il management. A me con rispetto parlando, fa solo ridere.

(fonte Affari & Finanza)