Ostaggi liberi e salvi. Sarebbe tempo di risposte

Questo pezzo così com’è giaceva da tempo in un cassettino.

I tre ostaggi italiani sono fortunatamente sulla strada di casa, salvi. Ai familiari spetta ora una legittima gioia, a noi tocca riannodare i fili di un discorso lasciato in sospeso per pudore e opportunità. Per chi lavoravano gli italiani in Iraq ? Quali erano i loro compiti? Quali sono state le modalità del rapimento ? A queste e altre domande dovrebbero aver risposto oggi ai giudici di Roma Stefio, Cupertino e Agliana. I verbali a quanto pare sono secretati. Nel frattempo per capire di più di tutta questa vicenda conviene partire da altri due personaggi che oggi si trovano ancora in Iraq : Valeria Castellani e Paolo Simeone.

In queste settimane i due autodichiarati responsabili della DTS Security LLC hanno parlato diverse volte con i media. Uno dei primi ad incontrarli è stato Lorenzo Cremonesi inviato del Corriere. Il 16 aprile in una lunga intervista Paolo Simeone e Valeria Castellani forniscono qualche spunto utile ma allo stesso tempo alimentano certi dubbi.Il datore di lavoro

E’ la Castellani a riferire per prima un elemento su chi fosse il committente del lavoro per gli italiani : “In quel momento Malcolm stava cambiando lavoro per diventare l’ addetto alle scorte per la Bearing Point, la società Usa di consulenza per grandi multinazionali che stava avviando le proprie attività in Iraq”.

Malcolm W. Nance non è “uno” qualunque. Ex navy seal, è un’autorità del settore dell’anti-terrorismo, il suo libro “The Terrorist Recognition Handbook” è un testo su cui si formano gli esperti dell’FBI. Ha vent’anni d’esperienza con tutte le maggiori agenzie d’intelligence americane:

“Retired Navy Senior Chief Petty Officer Malcolm W. Nance is a 20-year veteran of the U.S. intelligence community‘s Combating Terrorism program and Director of Special Operations for the SRSI Corporation. Both a human and signals intelligence expert, he has worked as an anti-terrorism and counter-terrorism operator including direct support to the National Security Agency, CIA, and DIA as well as conducted special support missions for other government agencies”.

L’intelligence

Malcolm Nance si trova nella “green zone” di Baghdad nei giorni del rapimento degli italiani. Quella stessa “green zone” a cui Fabrizio Quattrocchi aveva acesso attraverso un pass della coalizione e che molto probabilmente è stato uno dei motivi della sua esecuzione.

Paolo Simeone dice a Lorenzo Cremonesi: “in questi giorni ho cercato inutilmente un rapporto con la Cia o con i servizi italiani per aiutare i nostri amici. Mi hanno ignorato”. E’strano che Paolo Simeone venga ignorato quando il suo probabile datore di lavoro è stato un autorevole soggetto della più importante comunità di intelligence del mondo. E’ strano anche alla luce di quello che Simeone dirà in un piccolo forum dedicato ai Lagunari qualche tempo dopo :

“Quando i miei colleghi sono stati rapiti io il primo giorno mi sono incontrato con i capi tribu di falluja (sunniti) per discutere, loro mi hanno dato LA PAROLA D’ONORE che non gli sarebbe stato torto un capello a nessuno, hanno fatto discorsi sull’antica babilonia, di quanto fossero civili di quanto per tradizione non ammazzassero gli ostaggi.”

Simeone sembra individuare da subito gli interlocutori per negoziare un rilascio, sembra aver già compreso a quali ambienti appartengono i rapitori. E’ un particolare non di poco conto perchè è opportuno ricordare che per diversi giorni le iniziative del governo italiano andavano in tutt’altra (e sbagliata) direzione, con un coivolgimento dell’Iran e delle autorità sciite. Delle due l’una : o Paolo Simeone millanta, o almeno all’inizio del rapimento il corportamento della nostra intelligence è stato tutt’altro che efficiente.

La stessa intelligence che oggi reclama un ruolo decisivo in una liberazione che presenta molte ombre. Ombre che solo il tempo e la voglia di capire possono diradare definitivamente.