<%image(pashupatinath cremazioni.jpg|800|536|pashupatinath kathmandu cremazioni)%>A Pashupatinath se sei a Kathmandu prima o poi ci finisci.
In giro un sacco di scimmie e qualche sadu impolverato (pseuso-santoni di strada) a disposizione di obbiettivo. Lo slalom tra i piccoli piazzisti di braccialetti e di balsamo di tigre non è nemmeno troppo impegnativo, nessuno insiste più del dovuto.
Ma non sei qui per le scimmie (a Kathmandu senza metterti d’impegno ne puoi ammirare anche di equilibriste a spasso sui fili della luce) e nemmeno per il balsamo di tigre.
Sei qui per un funerale. Di chi, non sai e non saprai.
Può essere il funerale di un ricco o molto probabilmente di un poveraccio. Può essere il funerale di un anziano o più probabilmente di uno che a casa vostra battezzereste come giovane, o al massimo di mezz’età, perchè in Nepal la vita media non si dilunga troppo in età pensionabile.
<%image(cremazione kathmandu.jpg|800|536|pashupatinath cremazione kathmandu)%>I brahmini in bianco, inginocchiati, stendono il latte e poi il riso, e poi ancora il latte e poi il riso. Sembrano disegnare un percorso, una strada. Per dove, chissà.
Tutto molto lento, tutto molto delicato. Poi si alzano e – zac – il sacchetto di plastica del riso e la bottiglia del latte finiscono nel fiume sacro, il Bagmati, che sarà anche sacro per gli indù ma trattato praticamnte da discarica. Tutto molto mistico e molto poco ecologico.
Poi è il turno del parente prescelto per ammucchiare con cura la legna per la pira.
Più in basso sono già avanti. Il fumo e l’odore forte si infilano un po’ dappertutto.
I ragazzini a mezzagamba nel Bagmati a setacciare la cenere (piccola caccia al tesoro), sono l’utima fase.
Ora tocca reincarnarsi e via con un altro giro di giostra.