Piu’ si sale piu’ si capisce, meglio si intuisce, la potenza della natura, quasi la prepotenza su tutto il resto. Ovvero su di noi piccoli mammiferi.
Ci si sente piccoli rispetto al tutto. E ci si sente poco eterni.
La valle di Thame mentre perde i suoi pochi gruppetti di case diventa piu’ che selvaggia.
Lassu’, che ancora non si intravede, il passo del Nangpa La.
E’ un po’ anche per lui che sono qui.
Studiato sulle cartine, guardato nelle poche foto.
Il Nangpa La per secoli e’ stato “l’autostrada” degli sherpa.
Via di commercio tra l’altopiano tibetano e il Nepal, riservata in esclusiva al popolo sherpa dai sovrani nepalesi.
Dal 1959 il governo cinese ha chiuso il transito a tutti. Solo poche caravane di yak attraversano il passo con la stagione buona.
Dal 1959 questo passo di ghiaccio e rocce a 5.700 metri e’ diventato la via principale di fuga dei profughi tibetani che, via Nepal, cercano di raggiungere il Dalai Lama in India.
Uomini, donne, ragazzi e anche bambini. Intere famiglie. Rischiano un viaggio incredibile con scar[ette da ginnastica e qualche maglione. Chi non muore di freddo o dentro un crepaccio, chi non rimane accecato dal riverbero del ghiacciaio il piu’ delle volte incappa nelle sempre piu’ frequenti pattuglie cinesi.
Nell’ ottobre del 2006 alcuni alpinisti occidentali fermi al campo base del Cho Oyu hanno ripreso quella che si puo’ definire una vera e propria esecuzione di alcuni esuli tibetani da parte di soldati cinesi.
Le autorita’ di Pechino hanno definito l’episodio come “incidente”.