Dicono che Roberto Saviano non riesca a trovare una casa a Napoli.
Non è una gran novità per questo Paese.
Più di vent’anni la signora Patrizia Santoro scriveva al Giornale di Sicilia queste poche righe:
Sono una onesta cittadina che paga regolarmente le tasse e lavora otto ore al giorno. Vorrei essere aiutata a risolvere il mio problema che, credo, sia quello di tutti gli abitanti della medesima via. Regolarmente tutti i giorni (non c’è sabato e domenica che tenga), al mattino, durante l’ora di pranzo, nel primissimo pomeriggio e la sera (senza limiti di orario) vengo letteralmente “assillata” da continue e assordanti sirene di auto della polizia che scortano i vari giudici. Ora io domando: è mai possibile che non si possa, eventualmente, riposare un poco nell’intervallo del lavoro o, quantomeno, seguire un programma televisivo in pace, dato che, pure con le finestre chiuse, il rumore delle sirene è molto forte?
Mi rivolgo al giornale, per chiedere perché non si costruiscono per questi “egregi signori” delle villette alla periferia della città, in modo tale che, da una parte sia tutelata la tranquillità di noi cittadini-lavoratori, dall’altra, soprattutto, l’incolumità di noi tutti che, nel caso di un attentato, siamo regolarmente coinvolti senza ragione (vedi strage Chinnici). Non mi si venga a dire di cambiare appartamento (e quindi via), perché credo che sia un sacrosanto diritto di ogni cittadino abitare dove meglio crede, senza, però, doverne subire conseguenze facilmente evitabili.
La signora Santoro abitava nello stesso condominio di Giovanni Falcone. Lui, uno degli egregi signori moriva a Capaci il 23 maggio 1992.
Domani fanno 16 anni.
Insieme a Falcone venivano uccisi la sua compagna Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro.