Ralph Hardy, presunto tredicenne tutto sesso e videogames, come dicevamo, non esiste.
Eppure la sua storia ha fatto il giro del mondo (in Italia è finita ad esempio sul sul Sole 24 Ore).
Molte altre sono le notizie senza verità che ogni giorno vengono pubblicate e lette.
Storie figlie di burle, ma anche, sempre più spesso, di uffici marketing e spin doctors. Ed è quasi indiscutibile che la circolazione di molte bufale sia favorita dalla Rete.
L’altro giorno LSDI ospitava una riflessione sul ruolo mutante del giornalismo da “cane da guardia del potere” a “cane da guardia della Rete“. Il giornalista come controllore e “ri-mediatore” delle notizie pubblicate che provengono da Internet.
Visione estremizzata ma che un suo fondamento ce l’ha.
Già adesso, nella stessa Rete italiana, esistono casi come quello del sito di Paolo Attivissimo o della rubrica di Luca Sofri (per citarne due) che fanno periodicamente le pulci all’informazione nostrana.
Uno dei pregi della Rete è infatti quello di poter rimettere “in equilibrio” le cose.
E’ Internet stessa che pone il problema e offre la soluzione.
Basta saper abbracciare, da parte del giornalismo, vecchie pratiche con strumenti nuovi, cominciando dal controllo delle fonti e dei particolari.
Qualche tempo fa, pubblicando un articolo, commisi un errore su un calibro di una pistola. Un particolare irrilevante per il pezzo in sè. Però più di un lettore appassionato di armi me lo fece notare anche in toni coloriti.
Avevo sbagliato perchè mi ero fidato del dato pubblicato, anni prima, da due articoli di diversi autorevoli quotidiani. La Rete mi ha corretto. Quei due articoli invece riportano ancora la pistola sbagliata.
Anche se gli strumenti sono nuovi, più efficienti e più veloci, il tempo è ancora una variabile determinante nella qualità del giornalismo. Il tempo è il grande alleato di un buon giornalismo. Ma di questi tempi appare una risorsa sempre più scarsa.
Queste piccole riflessioni sul giornalismo andrebbero forse estese anche al mondo dei blog.
Meno fretta, un po’ di buon senso e qualche verifica di base farebbero dei “blogger” un ottimo argine all’eco di bufale e marchette.
A proposito, avete sentito l’ultima sui gatti in bottiglia ?