Dopo alcune diserzioni avevo un qualche dubbio a tornare al superclassico concerto di Natale che Vinicio Capossela prepara ogni anno per il suo ritorno a casa, al Fuori Orario.
Un ultimo album che non ho ancora digerito e troppi bei ricordi per vederli magari annacquati in una serata “normale”.
Ma ieri sera di normale non c’era proprio niente sul binario della stazione Fuori Orario.
Perchè i concerti di Vinicio sul quel palco stretto tra la ferrovia e l’Emilia una volta paranoica, assomigliano ad un cataclisma di suoni, colori, birra e botti.
Uno spettacolo imperfetto, che dalla sua magnifica imperfezione succhia tutto il fascino.
Una specie di rimpatriata senza obbligo di scaletta, con svarionate in pagine altrui, dai Pogues a Tom Waits, con vette di divertimento puro come con il povero Christopher Wonder sballottato sulle teste del pubblico in camicia di forza durante la chilometrica, banditesca ed esplosiva esecuzione dell’Uomo Vivo.
Se poi in una serata così ti ritrovi Vinicio che ti serve una birra, non ti resta che dire: bel regalo San Nicola.