Social Card : quel feticista di Tremonti

Da fine novembre avevo da parte un po’ di appunti per un pezzo sulla social card o meglio detta carta acquisti.

Avevo cominciato a raccogliergli il giorno in cui mi capitò di ascoltare la conferenza stampa di Giulio Tremonti, l’uomo che, dall’ieri all’oggi, è passato dai Suv della Tremonti Bis allo scavalcamento a sinistra dei più azzardati teorici della decrescita.

Da quel giorno di fine novembre ad oggi, molto è stato detto e scritto sulla ‘carta acquisti’. Molti di quegli appunti che mi ero segnato, sono rimasti lì e ho pensato di rigirarveli ora, anche se parecchia acqua è passata sotto i ponti. Partono tutti da affermazioni virgolettabili del ministro Tremonti, uno che ha fama e stampa di primo della classe.

Chi vuole controllarne la reale corrispondenza, potrà facilmente reperire il video sul sito del Governo Italiano.

Siete avvertiti che è una lettura piuttosto lunga.LA SOCIAL CARD E’ ASSOLUTAMENTE ANONIMA ?

Ci tiene a ripeterlo più volte Tremonti : ‘carta di acquisto anonima‘, ‘supporto assolutamente anonimo‘ e ancora : ‘è anonima, nessuno può dire che è una carta che segna socialmente i portatori, la può usare chiunque‘.

L’anonimato si ferma al fatto che sul dorso della social card non ci sono scritti nome e cognome. Ma come indicano le Poste, l’Inps e il senso comune di chiunque abbia un minimo di confidenza con l’uso di carte di credito/debito, le cose stanno diversamente:

A) La Carta deve essere usata solo dal titolare. Firmala nello spazio sul retro e non cederla ad altri.

B) Nei negozi alimentari abilitati al circuito Mastercard devi firmare la ricevuta del POS e, se richiesto, mostrare un documento di riconoscimento. Solo In caso di motivati impedimenti di natura fisica la carta acquisti sarà intestata ad un delegato/tutore.

Uno strano concetto di anonimato.

LA MATEMATICA DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA

Dice Giulio Tremonti : ‘Prevediamo che a regime (la carta acquisti) costi 450 milioni di euro. Noi pensiamo di intervenire su 1 milione e 300 mila cittadini con una carta che vale 40 euro al mese, grossomodo è 450 milioni.’

Il più è intendersi sul grossomodo:

1.300.000 x 40 = 52 milioni di euro x 12 mesi = 624 milioni di euro anno.

Ora le ipotesi sono due :

1) Tremonti ha già messo nel conto, con complessi calcoli, il ritorno dell’iva (tra il 4 e il 10%) e anche quello in termini iperf. Ipotesi azzardata, sia per come è impostato il discorso, sia perché in quel momento il ministro sta parlando di stanziamenti e quindi di soldi che devono uscire.

2 ) il milione e trencentomila di aventi diritto è un numero gonfiato, per far colpo e per dare alla social card un certo impatto. I numeri che escono in questi giorni avvalorano una netta sovrastima del ministro dell’Economia. Finora le carte rilasciate sono 423.000 (il 32% di quelle previste) e concentrate per il 58% in tre regioni (Campania, Sicilia e Puglia). Il numero totale delle transazioni al 15 gennaio è stato di 644.000, con una media a transazione di 33 euro. In sostanza, in un mese e mezzo, i possessori di social card hanno speso poco più di 21 milioni di euro.

LA SOCIAL CARD E L’ELEMOSINA

Tremonti dice: ‘dicono che abbiamo una visione compassionevole e quello del governo è un intervento caritavole. Rifiutiamo questa critica.

Eleos è un termine greco. Sta per ‘compassione’. Da lì viene la parola elemosina.

Wikipedia suggerisce che ‘l’elemosina indica l’atto gratuito di una donazione principalmente in denaro verso una persona bisognosa. Si basa proprio sulla disparità tra chi dà e chi riceve, sul piano sociale ed economico. Inoltre non si propone di stabilire alcun rapporto diretto con la persona ricevente, ma si conclude nell’atto stesso della donazione

Una delle fonti di finanziamento della social card già da quest’anno è la donazione (è proprio una donazione, non altro) di 200 milioni da parte di Eni e di 50 milioni di euro da parte di Enel. Lo stesso ministro dell’economia sottolinea che la carta acquisti è aperta alle donazioni private, anzi le sollecita, tanto che esistono anche le categorie di donatori :

donatore: quelli che danno meno di un milione di euro
donatore partecipante (più di un milione di euro)
donatore sostenitore (più di 20 milioni di euro)
donatore sostenitore dell’anno
lista d’onore (sopra i 100 milioni di euro)

A differenza dello spirito evangelico che impone che non sappia la mano sinistra cosa fa la destra, il donatore della carta acquisti lo può gridare ai quattro venti, con una serie di possibilità elencate dal ministero in questo documento. Si va dal logo sul sito internet, alla ‘facoltà di partecipazione ad eventi pubblici riservati ai Donatori Sostenitori eventualmente organizzati dal Ministero dell’economia‘. Roba che fa molto Rotary Club.

Ci sarà ‘disparità sociale ed economica‘ tra la multinazionale Eni e il povero pensionato da meno di 6.000 euro l’anno ?

Nell’elemosina non c’è niente di male. Basta chiamarla come va chiamata e non vergognarsene. Quanto sia corretto poi che un Stato moderno faccia affidamento sull’elemosina per il suo welfare, è un dibattito da lasciare ad altre sedi.

IL FETICCIO SOCIAL CARD

Molti si sono domandati perchè non scegliere di addebitare direttamente agli aventi diritto individuati dal Ministero dell’Economia i 40 euro mensili in pensione invece che attraverso la social card.

La versione di Tremonti è : ‘è solo uno strumento più moderno‘, da abbinare agli sconti delle catene commerciali.

Potrebbero esserci motivazioni meno ‘innovative’.

In primo luogo la Carta Acquisti è uno strumento provvisorio. Accreditare importi direttamente in pensione avrebbe creato dei diritti, mentre la social card andrà avanti a vista, anno per anno, con coperture varie e traballanti (anche attraverso i fondi dei cosiddetti conti dormienti) ed è probabile che passata la crisi lo Stato non la ricaricherà più.

Poi si tratta appunto di una ‘carta acquisti’ e quindi in qualche modo sostiene la domanda e le vendite. I soldi vanno spesi entro quattro mesi. Magari accreditandoli in pensione o dandoli in contanti finiva che qualcuno riusciva anche a risparmiare e a non far girare l’economia.

Poi, sul fronte del marketing politico, la social card è più spendibile. Il semplice piccolo aumento di una pensione ha un effetto limitato. E’ già stato fatto e magari dopo un anno l’elettore-cittadino quasi se ne scorda.

La Carta Acquisti ha invece valore di feticcio. E’ concreta, vicina , quotidiana nel suo soggiornare nel portafoglio.

Nel bene e nel male.

Se le cose infatti vanno male, di norma il feticcio diventa un oggetto carico di significati negativi, pronti a trasferisi su chi il feticcio l’ha progettato e voluto.

Una specie di boomerang devastante.