In Cina sono entrato quattro o cinque volte in un internet cafè.
Di più non ero solo in Cina. Ero in Tibet.
Nessuno mi ha mai chiesto un documento, solo gli yaun per pagare il disturbo e la connessione.
In Nepal mi sono collegato con il wi-fi a 3.400 metri. Non ho avuto bisogno di mostrare un passaporto.
Tutte cose che invece in Italia non puoi fare senza un documento d’identità e un po’ di burocrazia.
Da tempi non sospetti dico che la parte del decreto Pisanu che riguarda internet è una sonora inutile scemenza.
Quindi se con la “Carta dei Cento” si riesce a portare a casa il risultato di una Rete italiana più libera e meno paranoica, sarà un piccolo segnale positivo per la società civile.
Almeno per quella che frequenta internet.