Il problema è che di Augusto Minzolini non bisognerebbe parlare.
E’ abbastanza evidente il giovamento che trae il suo ego tutte le volte che si esibisce davanti alla libreria per i suoi editoriali e il godimento provato per le successive polemiche.
Se fossimo in una classe liceale, il resto della scolaresca avrebbe già imparato a fare spallucce e passare oltre con un banalissimo “che ti frega, l’ha detto Minzolini !“.
E invece, per l’ultima volta (promessa a se stessi) tocca occuparsi degli ennesimi due sgangherati minuti confezionati dal direttore del Tg1. Chiamarlo giornalismo provoca un paio di ulcere duodenali. Perchè o si tratta di una forma acuta di “zerbinismo” verso il capo che l’ha promosso al ruolo o siamo di fronte alla manifesta incapacità di comprendere alcuni concetti elementari:
1) pentiti di mafia : si chiamano “collaboratori di giustizia” e la categoria del pentimento morale non c’entra quasi mai. Essendo mafiosi è difficile trovarne uno con la fedina penale immacolata, quindi elencarne gli efferati delitti non ne inficia di suo la credibilità. E’ un concetto acquisito nel dibattito pubblico da circa 30 anni
2) minchiate: stabilire perentoriamente senza altri elementi che un mafioso racconta “balle” perchè lo smentisce un altro mafioso è, come dire, un filo temerario. Da anni Totò Riina smentisce anche solo di aver conosciuto la parola “Cosa Nostra”.
3) Giulio Andreotti è stato assolto definitivamente dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nel 2004. Ma è stato solo prescritto il reato di partecipazione ad associazione per delinquere fino al 1980. Non avrà mai baciato Riina ma la sentenza di appello (pagine 1517 e 1518), confermata in Cassazione, dice che Andreotti ha:
– “incontrato ripetutamente esponenti di vertice della stessa associazione ed ha intrattenuto con gli stessi relazioni amichevoli, rafforzandone la influenza anche rispetto ad altre componenti dello stesso sodalizio tagliate fuori da tali rapporti”.
– “dimostrato autentico interessamento in relazione a vicende particolarmente delicate per la vita del sodalizio mafioso”.
– “omesso di denunciare elementi utili a far luce su fatti di particolarissima gravità, di cui sia venuto a conoscenza in dipendenza di diretti contatti con i mafiosi”.
– “dato, in buona sostanza, a detti esponenti mafiosi segni autentici – e non meramente fittizi – di amichevole disponibilità, idonei, anche al di fuori della messa in atto di specifici ed effettivi interventi agevolativi, a contribuire al rafforzamento della organizzazione criminale, inducendo negli affiliati, anche per la sua autorevolezza politica, il sentimento di essere protetti al più alto livello del potere legale”.