Nella vicenda della giovane segretaria di un circolo del PD toscano che ha girato alcune scene di un film hard, ritroviamo alcuni spunti interessanti per parlare ancora una volta della privacy delle nostre vite digitali.
E’ abbastanza scontato il fatto che senza internet le probabilità di essere riconosciuti in un film a luci rosse diminuiscono sensibilmente. Quello che accade dopo è invece meno scontato.
Nel caso in questione (come in altri analoghi) il primo passo è stato quello di cancellare il profilo Facebook e far rimuovere nel sito del PD il proprio nome e la propria scheda.
Il problema è che le nostre vite digitali sono più complesse: le tracce rimangono in luoghi dimenticati, le informazioni vivono di una vita propria e interagiscono con quelle degli altri. Rimangono le tracce degli auguri di laurea, i pensieri e le foto immessi anni prima in altri social network, le firme contro Berlusconi che mortifica la dignità delle donne (immagino che se al Giornale e a Libero lo venissero a sapere ci farebbero un gran titolone).
Insomma cancellare la propria vita digitale è sempre più difficile, quasi un’impresa disperata.
Quasi come nascondersi dietro una mascherina e riuscire a non essere riconosciuti.