I miei due centesimi sulla faccenda kony2012.
I fatti. Tre allegri ragazzi californiani nel 2003 partono per il Sud Sudan e finiscono, come spesso accade, ad appassionarsi ad un’altra storia e ad altre persone: l’Uganda e i bambini soldato. Ne viene fuori un documentario e una ONG. Niente di straordinario. Nel 2012 (ossia adesso) dopo nove anni di attività ottengono una visibilità globale grazie ad un video su Youtube.
Un nome. Grazie a Kony2012 molti milioni di persone oggi sanno chi è il criminale di guerra Joseph Kony. Non dico la casalinga di Voghera, ma molte persone. Non ci si può lamentare.
Il film western. L’approccio alla questione Uganda è molto americano, nel bene e nel male. Qualcuno dice colonialista, ma forse esagera. Diciamo hollywoodiano.
Per raccontare la loro storia quelli di “Invisible Children” avevano bisogno di buoni e cattivi. Il bianco e il nero. Le sfumature di grigio di cui spesso la realtà è fatta non funzionano molto bene nelle campagne di mobilitazione. E nemmeno nel marketing, anche se “sociale”. Da questo punto di vista Joseph Kony è il cattivo perfetto (per il ruolo dei buoni invece il casting in Uganda è un po’ più complicato).
Le pulci e le tazze di Tè. La visibilità si porta dietro molta responsabilità. Devi aspettarti che qualcuno ti faccia le pulci un po’ su tutto: dalle esagerazioni, alle foto improvvisate, ai bilanci pasticciati.
I precedenti non mancano. Da questo punto di vista la vicenda di Greg Mortenson è un esempio purtroppo perfetto.
Perchè per Kony2012 forse vale quello che dicono in quel film di Hollywood: a volte la verità non basta, a volte la gente merita di piu’, a volte la gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata.