Vorrei vivere in un Paese dove dopo un terremoto lo Stato fa lo Stato e non c’è bisogno di sms.
Vorrei vivere in un Paese dove neanche un comico si può permettere di dire che i terremoti si possono prevedere.
Vorrei vivere in un Paese dove le cose si fanno e poi si annunciano.
Vorrei vivere in un Paese dove la classe politica è selezionata in modo democratico.
Vorrei vivere in un Paese dove la classe politica è preparata ed efficiente.
Vorrei vivere in un Paese dove prima ci si informa, poi si discute.
Vorrei vivere in un Paese dove la gente non va a letto fascista e la mattina dopo si sveglia improvvisamente democratica e progressista.
Vorrei vivere in un Paese dove la gente non va a letto la sera berlusconiana-rutelliana-dalemiana-casinista e la mattina dopo si sveglia improvvisamente grillina.
Vorrei vivere in un Paese dove ognuno si assume le proprie responsabilità.
Vorrei vivere in un Paese dove diciamo “noi” anche quando non ci crolla il mondo addosso.
Vorrei vivere in un Paese dove si coltiva la cultura della memoria e non la retorica della memoria (c’è la sua differenza).
Vorrei vivere in un Paese dove i partiti si finanziano (anche pubblicamente) in maniera trasparente ed onesta.
Vorrei vivere in un Paese dove i rimborsi sono rimborsi e non prese per il culo.
Vorrei vivere in un Paese dove ogni giorno il calendario non mi ricorda che mafia-stragi-terrorismo hanno ammazzato i migliori di noi.
Vorrei vivere in un Paese in cui le grandi parate sono roba da Zoff e basta.
Vorrei vivere in un Paese dove almeno il Papa non ha una banca.
Vorrei vivere in un Paese che ama la verità quanto la libertà.
Vorrei vivere in un Paese che oggi non c’è.
Domani chissà.