Qualche anno fa in Tibet mi stupivo della ossessiva (oltre le aspettative) rete di controllo cinese.
Qualche giorno fa “Human Right Watch” ha evidenziato come il “piano di sorveglianza” cinese sul Tibet stia procedendo a passo spedito, sia con mezzi tecnologici che con strategie amministrative e sociali.
Dopo aver “commissariato” i monasteri, dopo aver militarizzato la Tar (Tibet Autonomous Region) con più di 600 nuove stazioni di polizia, dopo aver disseminato Lhasa di telecamere e varchi presidiati, ora Pechino estende anche al Tibet un livello di controllo sociale capillare attraverso l’introduzione dei “comitati di quartiere”.
Intanto la diaspora tibetana nelle ultime 24 ore ha diffuso la notizia di altre due immolazioni nell’est dell’altopiano (contee di Zamtang e Gannan)
Da febbraio 2009 la tragica contabilità ha toccato quota 111.