Le battaglie contro le citazioni ad minchiam sono praticamente impossibili.
Ieri il giovane capogruppo del Partito Democratico Roberto Speranza ha ritirato fuori questa attribuendola ancora una volta a Don Milani.
Le battaglie contro le citazioni ad minchiam sono praticamente impossibili.
Ieri il giovane capogruppo del Partito Democratico Roberto Speranza ha ritirato fuori questa attribuendola ancora una volta a Don Milani.
Ero fuori dall’Italia e lontano da un flusso costante di informazioni mentre tutto accadeva.
Le notizie della rielezione di Napolitano, del PD a pezzi, del Movimento 5 Stelle barricadero arrivavano attutite e perdevano, nella lontananza, gran parte della loro drammaticità.
A guardarvi da lontano mi sembrava più o meno tutto nella norma.
E non so mica se è un bene.
Amici, compatrioti, terrestri.
Credo che si sottovaluti con leggerezza la candidatura di Franco Marini e lo straordinario potere in essa contenuto: quello di farci sentire in un botto più giovani di 15 anni.
E siate sinceri con voi stessi, 15 anni in meno li vorreste qui, ora e subito.
Per dire nel 1999, quando Franco nostro si candidava al Quirinale come mediazione D’Alema-Berlusconi (vedi foto), Valentino Rossi vinceva il suo primo mondiale in 250, Lance Armstrong il suo primo Tour e a Seattle cominciavano ad essere no global. In Russia c’era Eltsin, negli Usa Clinton, in Francia Chirac. E Berlusconi era ancora pelato.
Nel 1999 nasceva Napster, ma compravamo ancora un sacco di CD. La versione di Windows era la 98 e gli adoratori di Mac si svenavano per un portatile iBook. Nel 1999 in radio passavano a manetta “50 Special” dei Lunapop e Fazio presentava Sanremo (porta sfiga ?)
Amici, compatrioti, terrestri.
In un mondo che cambia alla velocità della luce, Franco Marini è la vostra imperdibile occasione per sentirvi eternamente gggiovani.
Se siete d’accordo mandatemi un fax.
Tutto è ormai sepolto. Anche la verità.
Il governo cinese ha archiviato la grande frana di Gyama di fine marzo sotto la voce “disastro naturale“, la stessa versione fornita nelle prime ore dall’agenzia di stampa di stato Xinhua, l’unica autorizzata ad avere inviati sul luogo dell’incidente.
Luogo dell’incidente mai indicato con puntuale precisione e ripreso sempre dalle immagini tv con una certa vaghezza.
Purtroppo o per fortuna però “al Ministero della Verità” non possono cancellare le immagini di Google Earth.
Da quelle immagini dal satellite la storia della frana di Gyama è molto diversa dal “disastro naturale” che ha inghiottito 83 persone.
Nella progressione delle immagini satellitari si nota come la vetta della montagna da cui è partita la colossale frana negli ultimi anni sia stata “lavorata” e “piallata”.
Il governo tibetano in esilio ha curato un rapporto, che seppur di parte, è ricco di dettagli circostanziati.
C’è la mano dell’uomo nel “disastro naturale”.
Qui sotto due immagini a confronto. La prima inquadra lo stato della montagna nell’estate di 3 anni fa (2010). La seconda evidenzia la portata degli interventi delle escavazioni ad agosto 2012.
C’è una costante nelle votazioni online del “Movimento 5 Stelle” (oltre la retorica digital-utopistica): la reticenza della Casaleggio Associati a comunicare il numero finale dei votanti.
E’ successo la prima volta con le primarie per il Parlamento. Il numero dei votanti effettivi (20.252) fu annunciato, dopo molte insistenze, 12 giorni dopo la “chiusura dei seggi” a margine di un post che parlava di altro.
La stessa cosa è avvenuta per le primarie per il candidato sindaco di Roma: aventi diritto, preferenze espresse, ma niente numero di votanti.
Solo con le regionali della Lombardia il dato è stato comunicato subito (2.003).
Ieri nel caso del tribolato “sondaggione” per individuare una prima rosa di candidati per il Quirinale è successo di nuovo, con l’utilizzo di una formula ancor più ambigua che ha tratto in inganno i più frettolosi: la frase “quasi 50.000 persone hanno potuto esprimere democraticamente, senza chiedere un euro a nessuno, la loro preferenza per il Capo dello Stato” non svela il numero dei votanti ma solo quello degli aventi diritto (48.282).
Motivi pratici e logici per questa continua reticenza ed ambiguità nel comunicare un dato banale non ci sono.
Non possono essere evidentemente ragioni tecniche, perchè un sistema di voto che non individui immediatamente il numero di votanti non ha ragione di esistere.
Sembra più che altro una questione di marketing: la difficoltà ad ammettere un numero comunque ridotto di votanti, una base militante piuttosto esigua per un movimento che fa della partecipazione attiva dei cittadini una ragion d’essere.
A Beppe piace ricordare molto spesso (anche oggi nell’intervista a Metro) che i deputati e senatori del Movimento 5 Stelle sono i più laureati del Parlamento:
“88% of them have a university degree“
Per quello che conta (un titolo di studio non trasforma automaticamente le persone in buoni politici) è un dato farlocco.
Anzi i dati dei laureati eletti nel Movimento 5 Stelle sono sotto la media del Parlamento.
Su 109 deputati, 72 hanno un titolo universitario (66%)
Su 53 senatori, 32 sono laureati. (60%)
La media tra Camera e Senato si ferma al 64% sotto altre forze politiche come PD, PDL, Scelta Civica.
Chancel Mbemba Mangulu è un promettente giocatore congolese che gioca nell’Anderlecht e che ha un piccolo problema d’età: sul cartellino belga ha come data di nascita il 1994, ma documenti precedenti lo vedono nascere nel 1988 e nella Coppa d’Africa del 2012 era registrato come nato nel 1991. A peggiorare la situazione c’è che lui nelle interviste sostiene di essere nato nel 1990.
Del resto il legame tra il calcio e la proverbiale incertezza dell’anagrafe subsahariana ha radici profonde: quelli con una certa età e una certa nostalgia ancora un po’ si interrogano su quanti anni abbia davvero Roger Milla.
Tra aneddoti calcistici ed esigenze reali in Costa d’Avorio intanto è partito un progetto pilota per registrare le nascite via sms.
Il sistema è stato testato con successo con la trasmissione dei risultati dell’ultima Coppa d’Africa.
Venerdì scorso un’immensa frana ha interessato la valle di Gyama, 70 chilometri ad est di Lhasa.
Sotto 2 milioni di metri cubi di detriti e sassi sono rimaste sepolte, secondo le stime ufficiali, 83 persone. Dopo cinque giorni sono stati recuperati 59 corpi.
Per dare un ordine di grandezza: nel disastro di Stava precipitarono a valle circa 180.000 metri cubi di fango.
Il governo cinese ha parlato subito di “disastro naturale“. Purtroppo di naturale a Gyama c’è rimasto ben poco.
E’ infatti la sede di una delle più grandi miniere di rame, oro e altri metalli di tutta la Cina e potenzialmente fra le più grandi al mondo.
E’ uno dei simboli materialmente più evidenti di come la Repubblica Popolare consideri strategico l’altopiano per le risorse del sottosuolo.
Gyama, luogo di nascita di Songtsen Gampo fondatore dell’impero tibetano, ha visto nel recente passato tutto quello che si può ritrovare nella sceneggiatura di un film del genere “Promised Land“: inquinamento, grandi affari per i colossi aziendali, spiccioli per i residenti. Solo che questa non è la provincia americana, ma l’infinito Tibet e Hollywood è lontana. A raccontare la storia di questa valle c’è rimasta Tsering Woeser, scrittrice, attivista e blogger.
Tsering ha scritto del fiume “spostato”, dell’inquinamento dell’acqua, dei capi di bestiame morti, della scontri tra han e tibetani, della repressione della polizia, delle briciole che rimanevano ai locali.
<%image(tibet frana miniera.jpg|600|399|tibet frana miniera)%>Poi nel 2007 il governo cinese ha deciso che Gyama doveva diventare un esempio di “miniera verde“. Tutto è finito in mano al colosso statale China Gold International. Ma più che altro il progetto prevede di far diventare questo angolo di Tibet una “miniera d’oro” che in 30 anni deve portare profitti per quasi 4 miliardi di dollari e saziare la fame di materie prime della superpotenza cinese.
Ieri alla riapertura della borsa di Honk Kong le azioni della “China Gold International” hanno perso il 10% del valore. Se ne saranno preoccupati anche i grandi fondi di investimento internazionali partner del governo cinese nella società.
Il Tibet è lontano, ma i soldi sono vicini.