In un pomeriggio come questo di trentacinque anni fa, Reinhold Messner e Peter Habeler alzavano gli occhi e sopra di loro non trovavano che cielo. Era l’8 maggio 1978 ed erano i primi esseri umani a calpestare la vetta della montagna più alta della terra senza usare altro che i propri polmoni. Un’impresa valutata ai tempi come sconsiderata, se non suicida.
Trentacinque anni dopo l’Everest è diventato in larga parte uno strano, sempre più rischioso, parco giochi. Un parco divertimenti dove la passione per l’esplorazione dei confini ignoti tra uomo e montagna è stata sostituita dai meccanismi ben noti del business dell’avventura a tutti i costi.
Tra un paio di settimane saranno 60 anni dalla prima assoluta sull’Everest, ma la montagna di Edmund Hillary e Tenzing Norgay non è più lì da molto tempo.