Noto un ritorno di interesse per l’argomento “coltan” complici un paio di uscite degli esponenti più in vista del “Movimento 5 Stelle” tra cui Roberto Fico a “Che tempo che fa” l’altra sera.
Sarebbe anche un tema interessante (e complesso) ma legarlo alla tragedia di Lampedusa e alla questione delle migrazioni in Europa è una di quelle superficiali analisi che non vanno passate sotto silenzio.
La columbite-tantalite (alias coltan) è stata oggetto a partire dal 2000 di alcune campagne di sensibilizzazione per il suo legame con le guerre nella tormentata Repubblica Democratica del Congo. Il tantalio, pur avendo un ruolo minore, ha ottenuto maggior attenzione di altri metalli (ad esempio lo stagno ricavato dalla cassiterite) per il suo legame con l’elettronica di consumo. In verità il tantalio è utilizzato da più di 100 anni e in diverse applicazioni e solo il 40% finisce nei condensatori per l’elettronica.
Ad oggi si stima che circa il 20% del tantalio provenga dalla Repubblica Democratica del Congo e che abbia rappresentato il 6% delle fonti di finanziamento delle diverse milizie che combattono nella zone est del Congo, in particolare nelle province del Kivu.
Le campagne di sensibilizzazione hanno comunque portato in questi anni a diverse iniziative legislative per ripulire e regolamentare il mercato del tantalio e di altri metalli. Tra queste la sezione 1502 del “Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act” del 2010.
Detto questo (anche se molto altro ci sarebbe da dire) non c’è nessun nesso tra il coltan e gli sbarchi di Lampedusa o l’immigrazione in Italia ed Europa.
Le miniere sono state un polo d’attrazione di manodopera, in particolare nei periodi in cui il prezzo del tantalio è salito. Negli anni 1999-2001 non a caso si parlò in Repubblica Democratica del Congo di “febbre da coltan”, una specie di corsa al tantalio.
A Lampedusa in questi giorni, mesi ed anni non sono arrivati congolesi (milioni sono invece sfollati a causa della guerra all’interno della stessa Rdc e nei paesi vicini) ma somali, tunisini, eritrei, siriani. I cittadini congolesi residenti in Italia sono meno di 4.000 (la ministra Kyenge, congolese, è cittadina italiana dal 1994).
Il mondo è un posto piuttosto complicato e le semplificazioni superficiali non aiutano.
Né in televisione, né in Parlamento.