Qualche anno fa mi capitò di leggere la storia di Anita “Laila” Malavasi. Secondo me sarebbe piaciuta anche ad Alice Sabatini, neo Miss Italia. Perchè una singola storia a volte vale molto più di “pagine e pagine”.
“Sono diventata partigiana dopo l’8 settembre 1943, a Reggio Emilia. Facevo trasporto munizioni, stampa, vettovagliamento. Poi, in montagna, mi hanno insegnato le armi, come usarle e accudirle. Il mio nome di battaglia era «Laila». Lo presi da un romanzo che raccontava di una ragazza in Sud America che combatteva al posto del suo fidanzato ucciso. Ero una bella ragazza, ma noi eravamo state educate severamente, anche nel modo di vestire. Però sfruttavamo la nostra bellezza. Quando, con le armi addosso, passavo al posto di blocco in bicicletta mi mettevo la gonna stretta e fingevo di abbassarmela, loro, fessacchiotti, fischiavano e io passavo.