Wasil Ahmad è cresciuto in fretta, con poca voglia di studiare. Succede in quel casino crudele che si chiama Afghanistan.
La scorsa estate lo zio, comandante talebano poi passato nelle fazioni governative, gli ha messo in mano un lanciarazzi e il comando di un gruppetto di uomini. Per un mese e mezzo hanno resistito all’assedio delle milizie talebane.
Alla fine la propaganda governativa gli ha messo indosso una divisa troppo larga e un kalashnikov mezzo scassato e gli ha fatto un sacco di foto. Doveva essere un piccolo grande eroe afgano. Almeno per una settimana.
Poi la settimana è passata.
Lunedì scorso Ahmad è uscito di casa per andare al mercato. Un uomo in motocicletta gli si è avvicinato e lo ha freddato con due colpi in testa. Tutti avevano dimenticato, i talebani invece no.
Wasil Ahmad è morto in fretta. Aveva 10 anni. Succede in quel casino crudele che si chiama Afghanistan.