Muri di benvenuto

Una vera offerta: una villetta bifamiliare con tre camere da letto per ogni abitazione a meno di 60.000 euro. Sì, bisogna ristrutturare e non poco, però.

Si nota anche dalle foto dell’agenzie immobiliari che non c’abita più nessuno da un sacco di tempo.

Gli ultimi inquilini del numero 371 erano una coppia di anziani piuttosto simpatici. Al 369, lì a fianco, sulla porta si legge ancora il nome l’ultimo inquilino: Cori, che sta per “Conference of Religious of Ireland”, una congregazione cattolica irlandese.

Erano gli anni novanta.

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I figli del peccato

Due bambini che giocano nel prato verde tra le case. La curiosità di quella grande pietra in mezzo all’erba. La alzano. Un grosso buco e sotto un sacco di piccoli scheletri.

Era il 1975. Frannie e Barry avevano appena scoperto il segreto che quasi tutti a Tuam conoscevano.

The Home“. Così la chiamavano la Saint Mary’s Mother and Baby Home, l’istituto per ragazze madri della contea di Galway dove venivano dati alla luce “i figli del peccato“.

A Frannie e Barry venne detto di dimenticarsi di quel luogo. Il prete aveva detto una messa in ricordo di quei bambini. Era finita lì.

Ieri, quando il ministro irlandese Katherine Zappone le ha telefonato per dirle che aveva ragione, Catherine Corless non era sorpresa.

Catherine per anni ha dedicato il suo tempo libero alla ricerca della verità. Ha spulciato archivi, consultato mappe e si è scontrata con molti rifiuti, ma non ha mollato di un millimetro.

Ad un certo punto ha ottenuto 800 certificati di morte dall’anagrafe.

Li ha pagati 4 euro l’uno.

Erano tutti bambini morti a Tuam per malattie, malnutrizione e maltrattamenti. Non risultavano sepolti da nessuna parte, in nessun cimitero.

Se c’è una morale in questa storia di grande dolore e disumanità è che la verità prima o poi trova la sua strada grazie a persone come Catherine Corless, che l’umanità la conservano intatta.