Prendi un caso di cronaca, preferibilmente nera, facci un post o un tweet (veloce che la tempistica è tutto) generalizza, indignati e invita ad indignarsi.
In questo Matteo Salvini è praticamente un professionista. Ma la schiera di politici (o aspiranti tali) che sfrutta questo schema predatorio per raccattare un po’ di consenso è infinita, e pascola in lungo e in largo per tutto l’arco costituzionale. E anche più in là.
Del destino di quelli coinvolti nel caso di cronaca ci si dimentica presto. Del resto lo schema non lo prevede. Occorre passare all’orrore successivo, alla paura che verrà, al prossimo nemico.
Quasi due mesi fa a Torino, una donna, Concetta Candido, si è data fuoco all’ufficio dell’Inps di Torino perché disperata. Il più veloce, in quel caso, è stato Luigi Di Maio.
Nonostante la lugubre bufala della sua morte messa in circolo qualche giorno dopo i fatti, Concetta Candido è ancora viva. Fuori dall’occhio di bue del teatro della politica, la sua vita continua nel difficile percorso di recupero.
Ad aggiornare sulle sue condizioni, quasi quotidianamente, è il fratello: battaglie, progressi, dolori e piccole resurrezioni. La vita insomma. La vita vera, quella che poco interessa alla comunicazione politica e anche ai commentatori da social, pronti alla prossima indignazione per non annoiarsi.
L’altro giorno Concetta Candido ha ricevuto in ospedale la prima visita di un “non familiare”, uno che in questi mesi, in punta di piedi, ha fatto parte della minuscola pattuglia che si è affezionata al suo destino.
Che quel “non familiare” sia un bravo giornalista non credo sia un caso. A me piace pensare che ci sia ancora qualcuno pronto ad affezionarsi alla vita e alla storia delle persone.
Grazie Gad.