Spesso e volentieri mi son seduto qui dalla parte del torto. Praticamente sempre. C’ho una specie di sesto senso.
A me i carri dei vincitori piace guardarli da lontano mentre si avviano carichi di certezze, proclami, ricchi premi e cotillons.
Anche oggi sono qui, perché non volevo deludermi.
A quei pochi o molti che non sono abituati a questa condizione, a quelli che magari non sono fatti per le sconfitte, a quelli che dalla parte del torto ci stanno giusto il tempo di un respiro, forse tutto questo parrà insopportabile.
Vorrei dire che vi capisco, ma non ci riesco.
Non è che mi innamoro delle sconfitte, ma credo che gli sconfitti abbiano molto spesso meravigliose storie da raccontare. E nel silenzio della parte del torto si ascolta molto meglio.
A quelli che hanno vinto, vincono o vinceranno, la mia comprensione e solidarietà. Io, nell’assordante e abbondante compagnia della vittoria, non resisterei dieci minuti. Non c’ho il fisico.
Ma non vi rattristate, prima o poi piccole e grandi sconfitte tornano a graziarci.
E’ probabile che quel giorno mi troverete lì, dalla parte del torto.
Se volete, sedetevi pure.
Qui c’è un sacco di tempo per ascoltare.
E per ricominciare a lottare.