Vi ho raccontato di Camillo. Oggi il posto glielo soffia l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco e quasi quasi mi prende già un po’ di nostalgia. Nostalgia canaglia, se volete.
Eh sì perchè la nomina a presidente della Cei dell’Ordinario Militare per l’Italia (ovvero vescovo dei cappellani militari) non è una di quelle cose che preannuncia bel tempo. Almeno da queste parti.
Parti, ben inteso, che vagano preferibilmente attorno al pensiero di Don Milani che non a quello di don Mariano Asunis.
Credo che, pur con tutti gli sforzi, manifesterò un certo calo d’attenzione ogni volta che il nuovo Presidente della Cei indicherà cosa è giusto o no per noi cattolici e per il popolo italiano.
Distratto non tanto dalla domanda su quanto incassa di pensione il Tenente Generale Angelo Bagnasco dal Ministero della Difesa, ma piuttosto concentrato nell’immaginare quella scena del Giuramento nelle mani di Carlo Azeglio Ciampi l’8 luglio del 2003 al Quirinale, con la formula di rito :
“Davanti a Dio e suoi Santi Vangeli, io giuro e prometto, siccome si conviene a un Vescovo, fedeltà allo Stato italiano. Io giuro e prometto di rispettare e di far rispettare dal mio clero il Capo dello Stato italiano e il Governo stabilito secondo le leggi costituzionali dello Stato”.
“Io giuro e prometto inoltre che non parteciperò ad alcun accordo, né assisterò ad alcun consiglio che possa recar danno allo Stato italiano e all’ordine pubblico, e che non permetterò al mio clero simili partecipazioni.
Preoccupandomi del bene e dell’interesse dello Stato italiano, cercherò di evitare ogni danno che possa minacciarlo”.
Chissà se questo giuramento è compatibile con la presidenza della Cei. Chissà.