Costa caro cadere nella Rete

Che cosa sta accadendo al web italiano ? È la domanda che si devono essere posti molti utenti in questi ultimi mesi, da quando la Rete è stata invasa. Niente extraterrestri. Niente Orson Wells. Solo sesso, loghi e suonerie.

Difficile non notarlo.

Difficile, anche per il navigatore più distratto, non sbattere nei banner pubblicitari in heavy rotation su tutti i portali e nelle e-mail di spam che a badilate intasano le caselle di posta elettronica.

Il 2001 è stato un annus horribilis per la pubblicità on line, con tutti i maggiori protagonisti della Rete nostrana con l’acqua alla gola, alle prese con ristrutturazioni e licenziamenti che nel mondo della new economy sembravano fantascienza solo dodici mesi fa.

Si sa, in tempi di quasi recessione i primi a essere tagliati dalle aziende sono gli investimenti pubblicitari. Così i bilanci delle dot.com, già provati, scendono giù negli abissi. Se poi ci si mette in mezzo anche l’11 settembre, si comincia a grattare il fondo del barile. E da quel gratta-gratta esce fuori una strana parola: dialer.

Paolo G, elettricista in una grande azienda, sposato e con due figli adolescenti, di quelle sei lettere messe in fila fino a un paio di mesi fa non conosceva nemmeno l’esistenza e avrebbe continuato volentieri a ignorarle. Il destino ha voluto che il dialer entrasse nella sua vita attraverso una busta bianca e rossa targata Telecom: telefonate per un totale di 1 milione e 300 mila di vecchie lire. Bolletta milionaria e due figli adolescenti. Due più due fa quasi sempre quattro. Breve indagine: il figlio maggiore ricorda che vagando tra una chat e una ricerca per la scuola, si era imbattuto un giorno in un sito con ragazze in abiti particolarmente succinti e aveva cliccato per entrare. È a questo punto del racconto che si inserisce la parola magica.

Dialer: minuscolo (e a volte subdolo) programma che con un paio di clic stacca la connessione normale e ricollega a un numero a pagamento, tanto per intendersi 166 e simili.

Il ragazzo, dopo la parentesi erotica, continua la sua navigazione normale senza rendersi conto che la connessione è ancora quella a tariffazione speciale, uno scherzetto da 3 mila lire al minuto. E via così nei giorni successivi, pensando bene di scaricarsi allo stesso modo qualche suoneria molto glamour per il nuovo cellulare. Il conto finale già lo conosciamo.

Dopo un paio di anni di onorata carriera (onerosa per i consumatori) nel settore del porno, unico business della Rete che porti soldi veri e non debiti, per il dialer ad autunno 2001 arriva il momento dell’altra passione italiana: il cellulare. Loghi e suonerie sbarcano anche sulle prime pagine dei portali.

Oltre all’invasione pubblicitaria, il termometro della situazione viene dai motori di ricerca.

Piccolo esperimento: interrogazione di Google, il più usato e affidabile. Parole chiave: sesso, porno, tette e tutti gli abbinamenti che il più fantasioso kamasutra verbale possa contenere. Conclusione: quasi il 40 per cento dei risultati ottenuti porta a siti dialer. In termini numerici, migliaia e migliaia di indirizzi internet. Idem per i telefonini.

Le cifre in ballo sono notevoli e in forte crescita, la torta da spartirsi molto ghiotta e gli sforzi minimi, perché attivare un 166 non è certo un’impresa titanica. Basta recarsi presso un centro servizi che mette a disposizione le sue infrastrutture e chiede a un operatore di telefonia (per esempio Telecom) di attivare sulla propria rete il numero. Un po’ di pubblicità al sito, e-mail di spam e inserimento sui principali motori di ricerca. Il gioco è fatto, non rimane che sedersi e aspettare.

Se non ci si accontenta e si vuole evitare quel satanasso del fisco italiano, si intestano sito e 166 a una società di comodo in qualche paradiso fiscale.

L’affare dialer corre sul filo sottile che separa il lecito dal truffaldino, con ciclopiche scritte «gratuito» sparate a mille e lillipuziane avvertenze sui costi del «servizio», a piè pagina o negli anfratti più remoti. La parola trasparenza da queste parti suona un po’ come una bestemmia, con un particolare decisamente inquietante.

Una legge del 1995 vieta in modo assoluto per i 166 i contenuti erotici e pornografici. Quindi le migliaia di siti porno e di relativi dialer che in questi anni hanno fruttato agli operatori tanti bei miliardi, sono da considerare sostanzialmente illeciti. C’è da scommettere che nemmeno un centesimo del malloppo tornerà nelle tasche degli utenti. Del resto il gioco preferito nel settore è lo scaricabarile.

Al momento dell’attivazione del 166 si deve firmare una «dichiarazione sostitutiva di atto notorio» in cui si descrive il tipo di servizio fornito. Il foglio finisce direttamente al ministero delle Comunicazioni per gli eventuali ‘ sottolineiamo eventuali ‘ controlli.

In caso di contestazione l’unico responsabile è chi ha firmato la dichiarazione. Niente è dovuto dagli altri soggetti come centri servizi e compagnie telefoniche, che pur intascano una percentuale su ogni euro che il numero genera. Beppe Grillo, simpaticamente, li ha definiti vigliacchi: «Noi non sappiamo niente, noi affittiamo le linee a delle altre società a responsabilità molto limitata e poi quello che fanno non ci riguarda. È come se le Fs dicessero: be’ c’è un treno fermo due giorni, lo affittiamo a delle bagasce, fanno due o tre marchette ma a noi non ci riguarda, ci danno il 10 per cento».

Tutto questo comunque è il passato. Per il futuro, anzi per il presente, la soluzione è già arrivata. E viene dalle parti dell’autorità delle comunicazioni. Nel 2000, con una delibera, l’organo presieduto da Enzo Cheli introduce in Italia nuovi numeri a tariffazione speciale accanto ai vecchi 166 e agli ormai trascurati e inutili 144. Gli 899 e i 709 sono diventati attivi solo alla fine del 2001, ma hanno riscosso subito un gran successo fra gli operatori. Rispetto ai cugini più anziani portano in dote notevoli vantaggi, ovviamente non per i consumatori. La novità più importante è il via libera al porno, vero business trainante. I servizi forniti dai nuovi numeri non sono più regolati da una legge ma dai codici di autocondotta dei singoli operatori. Per puro caso tutti hanno cancellato la parte riguardante il divieto per i contenuti erotici. Anche il più importante: Telecom Italia.

PROFONDO MISTERO. Ma non è tutto. Il limite massimo per singola chiamata passa dai venti minuti dei 166 ai sessanta degli 899, oltre al calare del più profondo mistero sui costi al minuto. Definirli poco trasparenti risulta riduttivo. Il prezzo varia a seconda della numerazione e dei singoli accordi fra gli operatori di telefonia. Si apre così una giungla tariffaria inestricabile per il consumatore, fino al paradosso che il solo scatto alla risposta possa costare anche la modica cifra di cinque euro. Il risultato è scontato: passaggio massiccio alle nuove numerazioni, con previsione di un rapido pensionamento per i 166.

A questo punto una domanda è d’obbligo: dove finiscono i quattrini del nuovo business della new economy ?

Per rispondere, è necessario il secondo, piccolo esperimento: giro turistico fra centinaia di siti che offrono porno, loghi e suonerie. Il risultato è la figura retorica per eccellenza della Rete: la ragnatela.

Ai margini di questa tela finissima ci sono piccoli webmaster, delusi dalle mirabolanti prospettive che qualche guru dell’e-commerce gli aveva propinato e desiderosi di rientrare almeno delle spese. Sottoscrivono programmi di affiliazione e infilano sul proprio sito dialer di qualcun altro in cambio di una percentuale sul traffico telefonico generato. Se non ci fossimo incamminati sul sentiero della metafora aracnide potremmo definirli i classici pesci piccoli. Furbi, ma piccoli.

È avvicinandosi al centro della ragnatela che si fanno gli incontri più interessanti. Road Town è la piccola capitale dell’altrettanto minuscola isola di Tortola nelle isole Vergini britanniche (Bvi per i facoltosi habitué). A dispetto dei suoi 6.500 abitanti può contare su circa 350 mila società registrate. Il segreto di questo mirabolante attivismo è presto detto: le isole caraibiche sono uno dei più blindati paradisi fiscali.

Road Town è anche sede della Inigo Investment, società a cui risultano formalmente intestati centinaia e centinaia di siti-dialer dai nomi sottilmente allusivi come ninfomaniarrapate.com o pornosubito.com.

UNA MULTINAZIONALE’ Oltre al proprio network, Inigo promuove uno dei programmi di affiliazione più gettonati. Su alcuni suoi siti che potremmo definire «depositi» si trovano centinaia di dialer diversi a disposizione di quei pesci piccoli di cui abbiamo parlato. Ma i Caraibi sono solo l’ultima tappa di questa società, che risulta avere sedi anche a Dublino e Londra. Una multinazionale’ Nemmeno per sogno. Solo scatole vuote. Stranamente le sedi coincidono con indirizzi e recapiti di società internazionali che offrono servizi off-shore: nelle Isole Vergini il colosso panamense Mossack Fonseca, in Gran Bretagna e Irlanda l’Intertrust Group. Un’altra stranezza ci porta al capolinea di questo viaggio ai quattro angoli del mondo: in tutte le registrazioni, che la sede sia al caldo sole delle Bvi o nella triste nebbia londinese, il recapito telefonico è sempre lo stesso, e porta dritto dritto nel Canton Ticino, al civico 12 di via Serafino Balestra a Lugano. La targa sul portone indica «studio fiduciario Ferrecchi».

Qui, ai più, scatta il manzoniano «chi era costui ?». Ma ai ben informati di cronache giudiziarie milanesi il nome non suona certo nuovo. Giorgio Ferrecchi, già consigliere di amministrazione di Finivest Service sa, era il procuratore dei conti correnti svizzeri di All Iberian.

All’ex fiduciario del nostro presidente del Consiglio i Caraibi devono proprio piacere. Curaçao è la più grande delle tre isole che compongono le Antille olandesi. Nel settembre del 1998 vengono costituite due società gemelle: Ferdia e Rashmi. A loro nome sono registrate altre centinaia di indirizzi internet con oggetto, manco a dirlo, i famigerati dialer. Anche qui la fantasia non manca: amicheporche.com, sesso-grasso.com e via discorrendo.

Per arrivare fino a via Balestra la strada è più tortuosa e passa attraverso piccoli indizi, link incrociati e «società cuscinetto». Stesso capolinea per la World Wide Webmarketing Ltd di Anguilla o per i siti registrati a nome Fukyana Sherif questa volta in terra africana, al Cairo. Ferdia, Rashmi e Inigo sono, tra le altre cose, i più attivi inserzionisti di banner sui portali italiani da Virgilio a Iol, da Lycos a Jumpy.

SUL MAPPAMONDO. Lugano sembra tappa obbligata per certi tipi di affari. A due passi dallo Studio Ferrecchi, nel pieno centro della city luganese, troviamo la sede della Ilex Trust, altro terminale insieme alla collegata Lago Fiduciaria di moltissimi siti-dialer italiani. Niente uso di paradisi caraibici questa volta, ma la più misteriosa Alofi capitale di Niue, neocentro off-shore. A cercare sul mappamondo questa isoletta persa nell’immensità dell’oceano Pacifico c’è da perdere la vista. Qui ha sede la Lr Company Services, scatoletta vuota e unico filo che collega un network di siti registrati a soggetti improponibili (e falsi) come la Solemio Srl ‘ via della mamma 13 (Napoli), referente Gennaro Esposito. Alla faccia del luogo comune.

Tutto questo vagare per i mari di mezzo mondo non ci deve far dimenticare però che italiano è il mercato e italiani sono i protagonisti della vicenda.

L’associazione Libere comunicazioni nasce a Roma nel 1999. Lo scopo dichiarato è nientemeno quello «di restituire la libertà al settore del servizi a valore aggiunto, gravato da troppi lacci e lacciuoli» e «vessato da una legge-truffa promulgata nel 1995». In pratica le rivendicazioni sono quelle che troveranno una risposta nel 2000 con la delibera dell’Autorithy. Promotore dell’iniziativa e poi presidente del sodalizio è il cinquantenne avvocato romano Amedeo di Segni. L’associazione sembra godere subito di buoni appoggi e contatti con il mondo politico. Sul sito di riferimento (www.legal.it/alc) si propaganda la fulminea adesione dell’onorevole Marco Taradash.

Anche a livello ministeriale l’associazione gioca bene le sue carte. Attiva da neanche sei mesi, ottiene nell’ottobre del 1999 un incontro con il sottosegretario alle Telecomunicazioni Lauria. Gli incontri al ministero continueranno per tutto il 2000.

Nelle elezioni politiche del 2001 l’Alc si spende a sostegno della campagna elettorale di Gianni De Michelis che in cambio promette «tutto il suo appoggio». «Non ci proponiamo come associazione di categoria, ma ci presentiamo alle istituzioni quale contenitore rappresentativo dei centri servizi, di chi al loro interno vi lavora, dei consumatori (orpo!), dei comitati utenti audiotel (?) e di talune rappresentanze sindacali. Nessun interesse privato, quindi, nessuna mafietta da difendere».

In verità qualche piccolo interesse privato da difendere ci sarebbe.

SITI DEPOSITO. Terzo esperimento.

Digitando l’indirizzo www.david-dvd.com/dialer/ si apre una paginetta bianca con una lista di circa 150 dialer, quasi tutti dai contenuti erotici. Siamo alle prese con uno dei famosi «siti deposito». E a nome di chi è registrato ? David Edizioni Srl, per informazioni il contatto è l’avvocato Amedeo Di Segni. Tombola.

Attorno al «sito deposito», una serie di società sparse in mezzo mondo, ma dall’inconfondibile marchio di fabbrica tutto italiano. Dalla Telekosmos di Nassau alla Liddle Ltd di Dublino, dalla Worldort nelle Bahamas alla romana Imago, passando per le imparentate Kreazioni srl e Tsv International. Quest’ultima nel 1999 è stata protagonista di una strana truffa ai danni di Telecom Italia. Con la complicità di alcuni dipendenti dell’ex azienda di Stato aveva generato falso traffico telefonico sui propri 166 per vagonate di milioni.

Ma anche in questo caso non poteva mancare l’approdo ticinese. La Shan Services Llc è una società con sede a Cheyenne capitale del Wyoming. Lo Stato del Nordovest degli Stati Uniti è noto per il parco di Yellowstone e per i suoi ranch. Paradiso naturale ma anche fiscale. Per formare una società bastano poche ore e se non si svolge attività sul suolo statunitense, zero tasse. Buona notizia per chi fa affari con gli 166 in Italia.

Quella di Cheyenne è solo l’ennesima scatola vuota. Una filiale operativa si trova a Lugano in via Zurigo 5. Amministratore unico Codoni Fabrizio, e il «chi era costui» questa volta ci porta dalle parti della fiduciaria Abilfida (stesso indirizzo) di cui Codoni è vicepresidente. Un gradino più su negli organismi societari siede il dottor Laurito Frigerio indagato per riciclaggio nel dicembre del 2001 dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla discarica di Cerro. I soldi riciclati sarebbero quelli di Paolo Berlusconi e dei suoi soci.

Come si vede, se si mettono insieme Svizzera, fiduciarie e inchieste, il cognome più famoso d’Italia salta fuori come il prezzemolo.

La Shan Services è intestataria di molti siti su uno di questi (www.erosline.ch) viene proposta una strana raccolta punti. Niente a che vedere con pentole o tazzine: ogni minuto che un utente passa collegato ai numeri a valore aggiunto corrisponde ad un punto premio. Con 210 mila punti si può portare a casa una Jaguar nuova fiammante. Conti alla mano, conviene passare direttamente dal concessionario.

PROPOSTA STRAVAGANTE. Se si hanno dei dubbi sulla realtà di questa stravagante proposta basta scrivere una e-mail all’indirizzo di posta elettronica fornito come supporto nel caso si desideri qualche chiarimento: cambio@legal.it. Tana per l’avvocato Di Segni. Stessi affari, stessi meccanismi, stessi canali finanziari. La sensazione è che a tessere la ragnatela siano, alla fine, pochissimi ragni. Un altro dato potrebbe confortare quest’ipotesi: stessi numeri ?

La risposta è una serie impressionante di coincidenze. Da siti intestati a soggetti che apparentemente non hanno nulla in comune, sulla carta lontani migliaia di chilometri, vengono composti gli stessi numeri o numeri vicinissimi. Caso esemplare: alcuni dialer Inigo si collegano all’166.131.960 mentre quelli dell’attivissima B2M2 all’166.131.962, stessa simmetria per i numeri 899.003.439 e 899.003.438. Che dire poi del nuovissimo 709.555.0000 numero di riferimento per Inigo ma anche per Infoline srl, Rocketmedia e molti altri ancora’

Ultima coincidenza. Destino vuole che il 90 per cento dei 166 attivati dalle società di cui ci siamo occupati (compresi quelli erotici) faccia parte dei pacchetti assegnati dalle autorità alla Plug it, emergente società di telecomunicazioni di Arezzo, fra i primi cinque operatori nazionali di telefonia fissa e seconda dopo Telecom Italia nei servizi a valore aggiunto.

Sembra che il gruppo toscano non presti molta attenzione ai contenuti dei numeri che i suoi clienti attivano, del resto la percentuale sugli incassi ottenuti da questi 166 deve aver contributo all’ottimo bilancio della società nel 2001, anno da dimenticare per tutti gli altri operatori: 143 milioni di euro di fatturato rispetto ai 20 dell’anno precedente. Niente male.

Qui la giostra si ferma, ritornando alla domanda da dove tutto è partito: cosa sta accadendo al web italiano ?

Semplicemente qualcuno ha inventato il business perfetto, con pochi rischi e molti profitti, dove tutti hanno qualcosa da guadagnare: le compagnie telefoniche con gli scatti, i portali con la pubblicità.

Tutti tranne uno, Paolo G, che senza saperlo un giorno è finito nella Rete dei furbi.