Ora non vorrei sembrasse patalogica fissazione o cinico accanimento, ma le perfomance di ascolto di Antonio Socci e del suo LunedItalia mi attirano morbosamente. Forse è l’ebrezza di sporgersi dal ciglio e cercare di scorgere il fondo del burrone.
Ieri sera mi giunge voce sia riuscito nell’impresa di fare peggio dell’esordio, fermandosi al 4,44% di share, molto indietro rispetto a tutto, ma proprio tutto, il palinsesto italico.
Calcolando il numero imbarazzante di ospiti, sommandolo alla schiera dei figuranti e al gruppuscolo degli autori, moltiplicando il tutto per il numero di amici, conoscenti, amanti e parenti stretti, rimane fuori dal conto-spettatori un solo soggetto. Confesso qui che conosco quell’unico spettatore spontaneo. Si tratta di una mia prozia ultranovantenne a cui Antonio Socci ricorda tantissimo un cugino morto in guerra. Dalla sua gioca il fatto che sia sorda come una campana.