Il file-sharing vuota le tasche degli artisti, uccide la creatività e a lungo andare non ci sarà più nulla da scambiare. Parole sempre più spesso sulla bocca degli operatori del settore, di molti artisti e di certi ministri.
Può essere, oppure no. A volte si scambia la creatività con l’industria. Una buona riflessione la ripesco, causa pulizie di primavera dell’archivio, da un vecchio articolo di Alberto Cottica (ex Modena City Ramblers, poi fondatore dei Fiamma Fumana):
“…In definitiva, non è affatto sicuro che un mondo senza il diritto d’autore sia necessariamente un mondo senza musica, o senza musicisti: del resto, la creatività umana ha prodotto musica per cinquemila anni prima che inventassero la proprietà intellettuale.
È, invece, assai probabile che un mondo senza il diritto d’autore sia necessariamente un mondo senza multinazionali del disco. Questo spiega abbastanza bene la foga da crociati con cui i dirigenti dell’entertainment business difendono questo istituto. È assolutamente legittimo che le aziende tutelino i propri interessi; lo è un po’ meno che lo facciano agitando lo spauracchio della “tutela degli artisti” o, peggio ancora, della “morte dell’arte”. Arte e artisti sono solo pedine, per quanto importanti, nella solita vecchia partita: monopolio contro consumatori.