Uno rientra tardi e si trova sullo schermo la prima puntata di “Campioni, il sogno” reality a sfondo calcistico di Italia 1.
Nel quarto d’ora di visione (quindi giudizio parziale più che universale), compare una combriccola di ragazzotti con regolare tatuaggione sul bicipite abbronzato, capello unto, sponsor d’ordinanza e gnocca d’accompagnamento (pardon). Combriccola che non trova di meglio che versare grandi lacrimozzi come se piovesse perchè metà della compagnia vien lasciata a casa anzitempo.
In aggiunta magari ti devi sorbire il povero Mancini che ti conferma che “umanamente il momento più duro e difficile dell’allenatore è scegliere chi resta in panchina o addirittura in tribuna“. Ah beh, si beh.
Ora, senza offendere nessuno, ma queste son gran minchiate. Saranno gusti miei ma alla combriccola suddetta preferisco cento volte il Due Madonne.
Preferisco cento volte quell’altra banda di debosciati con cui da vent’anni calpesto campi scassati di provincia, nonostante la ragione e la forza di gravità consiglino diversamente. Campi, dove le linee sembra che le abbia tirate uno dopo un paio di litri di rosso e per gli spogliatoi sia passato l’uragano Frances.
Campi dove per il mister, “umanamente parlando“, il momento più difficile è trattenersi dal mandarti a cagare e far venir giù santi e madonne a due passi dalla canonica quando tiri un rigore a cucchiaio (e per inciso, ahilui non becca miliardi per mandarti in panchina, che la tribuna non c’è proprio).
Come ovvio questi sono gusti miei, che magari quelli sono davvero Campioni e noi soltanto coglioni.
PS: La sigla del programma è di Gigi d’Alessio. Ah beh, si beh.