Faccende di quorum

Negli ultimi giorni l’informazione su cifre e numeri attorno al referendum pare abbia raggiunto il livello di guardia.

Sembra quasi di stare in una sala bingo parecchio affollata. Ha detto 58 ? 58 giusto ? Non ho sentito, ha detto così ?

Forse è bene mettere in fila un po’ di numeri che riguardano più che altro il raggiungimento del quorum.Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno gli aventi diritto per questo referendum (a parte le minime variazioni dell’ultimo minuto) sono in totale 50 milioni, 594 mila, 868.

Il referendum è valido con il 50% + 1 ovvero 25.297.435 votanti.

Di questi 50 milioni e rotti di elettori alcuni sono cittadini italiani che votano all’estero. Sono in totale 3.236.990.

Questo numero è utile soprattutto per valutare il possibile quorum sul nucleare su cui gli italiani all’estero hanno già votato, ma con una scheda con il vecchio quesito.

Ci sono tre ipotesi di scuola:

a) I voti vengono considerati validi e per il quorum non cambia niente.

b) I voti non sono validi e non vengono considerati gli elettori come aventi diritto. Il quorum, in termini assoluti, si abbassa e basterebbero 23.678940 votanti.

c) I voti non sono validi ma vengono considerati come aventi diritto. In questo caso in Italia per raggiungere il quorum dovrà votare il 53,4%

Chi ha votato all’estero lo ha fatto per corrispondenza e le buste con i voti devono arrivare ai vari consolati tassativamente entro le ore 16 di oggi, 9 giugno. Qualche problema forse ci sarà per il Canada dove le poste sono in sciopero.

Già da domani quindi, magari con qualche dato ufficioso spifferato in giro, si potrà conoscere l’affluenza degli italiani all’estero. Non c’è da aspettarsi dei dati eclatanti.

Da quando gli italiani all’estero possono votare, ci sono state quattro tornate referendarie (2003,2005, 2006,2009).

Nel 2003 in Italia ha votato il 26% mentre all’estero il 23%.
Nel 2005 in Italia ha votato il 26% mentre all’estero il 20%.
Nel 2009 in Italia ha votato il 24% mentre all’estero il 21%.

Nel 2006 si è votato per un referendum costituzionale in cui il quorum non serve. Affluenza generale al 52,5%. In Italia ha votato il 53,8% mentre all’estero il 27,8%.

In quella occasione si è votato il 25 e 26 giugno (domenica e lunedì).

Alle 12 di domenica l’affluenza era il 10%, alle 19 il 22% e alle 22 il 35%.

Per i più precisi ricordiamo che faceva un gran caldo.

Avevamo Cuore

Se alle tre di notte Vincenzo Costantino Cinaski ti fa ricordare che tu alla festa di Cuore ci andavi per davvero, allora hai il diritto di sentirti un po’ vecchio, un po’ scemo e forse un po’ orgoglioso.

Il quartiere di Sucate

La campagna elettorale per Milano su nuovi media ha generato in queste settimane una montagna di prese in giro colossali ai danni del candidato Moratti.

Ultima in ordine di arrivo la triste vicenda del quartiere Sucate. (che non esisterebbe, ma riesce lo stesso a suscitare l’attenzione preoccupata del sindaco Moratti)

I giovani violenti di Milano

Francesca Pagani, anni 65, finisce all’ospedale presumibilmente strattonata da un sostenitore di Pisapia di anni 56.

Antonio R., anni 61, sporge denuncia dopo una presunta aggressione da parte di attivisti del Pdl.

Si consiglia qualche tisana in più agli umarells meneghini.

Balconi Puliti: vietate le bandiere

<%image(novellara bandiere referendum.jpg|490|450|novellara bandiere referendum)%>E’ successo che nella bassa reggiana il consigliere di opposizione del Pdl Cristina Fantinati abbia preso molto a cuore la questione della legalità, se così la vogliamo chiamare.

Quindi, dopo una passeggiata per le vie di Novellara, ha imbracciato carta e penna e ha scritto al prefetto, al sindaco e ai vigili urbani (immagine a fianco).

“…su segnalazione di alcuni cittadini, mi sono recata presso Via Biasiotto civico 1, 3 e 8 e ho verificato che i residenti avevano esposto su finestre e balconi bandiere con propaganda elettorale a favore del si’ al referendum di Giugno, pertanto ho segnalato immediatamente alla Polizia Municipale questo illecito. A quanto mi risulta, la legge 212 del 1956 all’art. 6 prevede che a partire dal trentesimo giorno precedente la data fissata per elezioni o referendum, è vietata ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti. Tale norma si riferisce anche alla campagna elettorale per i referendum e la violazione comporta sanzioni amministrative tra 103 € e 1032 €”

In effetti le leggi che regolano la propaganda elettorale in Italia sono molto precise (al centimetro) e molto stringenti. E’ anche vero che vengono disattese il più delle volte e in maniera massiccia dalle stesse forze politiche che poi si autoassolvono e si condonano le multe per i manifesti selvaggi che in tempi elettorali invadono ogni strada di paesi e città.

Ma per salvare le apparenze e la legalità c’è sempre a disposizione via Viscardo Bruno Biasiotto.

Effetto Ansaloni ed effetto Pisapia

Molti conoscono Red Ronnie, pochi conoscono Gabriele Ansaloni.

Red Ronnie è da molti anni amico di Letizia Moratti grazie alla comune frequentazione della famiglia Muccioli e di San Patrignano.

Red Ronnie nelle ultime 48 ore ha intrapreso una battaglia digitale contro Giuliano Pisapia. Lo ha fatto principalmente attraverso la sua pagina Facebook incolpando Pisapia della cancellazione di eventi musicali curati da Gabriele Ansaloni per conto del Comune di Milano.

L’attacco a testa bassa di Red Ronnie ha avuto una reazione digitale piuttosto vivace. La sua bacheca è in questo momento invasa da centinaia di commenti ironici e di sberleffo.

Insomma una pessima operazione di comunicazione digitale.

Ed è un peccato, perchè sarebbe bastato poco.

Sarebbe bastato chiedere aiuto a Gabriele Ansaloni che oltre ad occuparsi di musica è anche stato scelto dal sindaco Letizia Moratti come consulente per “l’attività di supporto strategico e progettuale di piani di comunicazione in ambienti digitali, web e new media” del Comune di Milano.

Costo annuo ? 60.000 euro a favore di Gabriele Ansaloni in arte Red Ronnie.

Brambilla fact checking

La qualità della classe di governo ai tempi di Berlusconi si intuisce dalle piccole cose, dai particolari.

Nei giorni scorsi una fedelissima del Presidente del Consiglio (quasi potremmo definirla una “devota”) come il ministro del turismo Michela Brambilla ha scritto un comunicato in cui si proclamava urbi et orbi che l’Italia ritornava ad essere protagonista del turismo europeo grazie al contributo e all’immagine di Silvio Berlusconi:

Il Presidente del Consiglio ha prestato la propria immagine per realizzare la campagna di spot dell’Italia, nessun capo di governo del mondo aveva mai messo la propria faccia per promuovere il proprio Paese. La sua autorevolezza e il suo prestigio internazionale hanno quindi dato, ancora una volta, un grande e concreto contributo alla nostra industria del turismo ed alla nostra economia, registrato oggi inequivocabilmente dai dati europei che ci pongono come prima destinazione ricercata dai turisti europei“.

I dati europei inequivocabili di cui parla la Brambilla sono quelli stilati nel recente rapporto dell’istituto europeo Eurobarometro sulle tendenze del turismo 2011.

Purtroppo il ministro Brambilla quei dati li ha proprio equivocati.

Prima di tutto è bene dire che il rilevamento di Eurobarometro è stato fatto a febbraio e che invece lo spot turistico con protagonista Silvio Berlusconi è solo di fine marzo. Già con un granello di logica le granitiche certezze del ministro vacillano.

Nel sondaggio fatto da Gallup è vero che l’Italia sale al primo posto davanti a Spagna e Francia come meta preferita del turismo europeo con una percentuale dell’ 11,5%. E’ anche vero che nello stesso rapporto del 2010 era soltanto terza con il 9,2%.

Però se il ministro Brambilla avesse letto davvero il rapporto avrebbe scoperto che i turisti europei non c’entrano affatto, anzi nel 2011 diminuiranno in percentuale. A portare in alto l’Italia è il turismo domestico, ovvero gli italiani che rimarranno in Italia. Basta confrontare le due tabelle qui sotto.

Ma forse saper leggere i dati è chiedere troppo di questi tempi ad un ministro della Repubblica.

<%image(turisti europei 2010.jpg|780|595|turisti europei 2010)%> <%image(turisti europei 2011.jpg|723|590|turisti europei 2011)%>

Apocalisse Pisapia

Non so se adesso, in vista del ballottaggio, gli spin doctor di Letizia Moratti faranno una grande giravolta strategica, ma se vogliono continuare sulla vecchia strada credo che le accuse di furto con scasso a Pisapia non basteranno. Si dovrà passare direttamente al satanismo con sacrifici rituali di gattini indifesi.

Servizio pubblico

Pare che tutta questa colossale scemenza del terremoto di oggi a Roma abbia origine dal fatto che la Rai passa ancora uno stipendio a Roberto Giacobbo.

Stessa spiaggia, stesso mare

Nella Prima Repubblica si chiamavano “governi balneari“. Stavano in piedi una stagione e al primo soffio di vento bum, tutti giù per terra.

Oggi, un mese sì e l’altro pure, il governo Berlusconi procede ad infornate di posti di governo e sottogoverno per tenere a bada gli appettiti di uno Scilipoti o di un Pionati (verrà anche il loro turno, pazientate).

Volete che un governo così resista alla lobby dei bagnini ?

Dai non scherziamo su.

Marrakech: nuovo video dell’attentato

Paolo vive e lavora a Marrakech da diversi anni. Oggi ha pubblicato un video registrato da un amico marocchino subito dopo l’esplosione. E’ un filmato inedito che mostra i primi feriti estratti dal caffè Argana.

Iperlocali che chiudono

Il Guardian ha deciso di chiudere l’esperimento iperlocale avviato due anni fa a Edimburgo, Cardiff e Leeds.

E’ stato bello, ha funzionato, i lettori hanno apprezzato ma “non è economicamente sostenibile“. Questo dice Meg Pickard gran capo della sezione digitale del Guardian.

Tre tazze di tè e un po’ di malox

Tre anni fa di questi giorni (e in un posto parecchio fuori mano) incontravo per caso David Oliver Relin.

Durante quel pranzo, tra le altre cose, parlò di “Tre tazze di tè“, il suo primo libro firmato insieme al protagonista: Greg Mortenson. Ho letto il libro qualche mese dopo in Italia. Una delle letture migliori di questi anni, tanto da sponsorizzarlo con entusiasmo anche qui su queste pagine.

Domenica scorsa “60 minutes“, storico programma d’inchiesta americano, ha fatto le pulci a Mortenson e ai suoi libri. In Italia ne hanno parlato credo solo Il Post e Blitz quotidiano.

In verità “il motore” dell’inchiesta è da individuare nelle ricerche di un giornalista e scrittore americano molto noto: Jon Krakauer. Sì quello di “Aria Sottile” e soprattutto di “Into the wild“.

Krakauer ha fatto uscire in concomitanza con “60 minutes” un ebook: Three cups of deceit: how Greg Mortenson, Humanitarian Hero, Lost His Way.

Lì dentro ci sono tutte le accuse, in sostanza riassumibili in due macro-elementi.Primo: Greg Mortenson ha, nel migliore dei casi, romanzato la sua vita. Nel peggiore ha inventato.

Secondo: usa in maniera disinvolta i fondi della sua associazione (Central Asian Institute) anche a fini personali e senza trasparenza.

Mortenson ha risposto alle accuse con alcune interviste (in particolare al magazine “Outside“) ammettendo “licenze letterarie” e errori nel suo lavoro di manager.

L’opinione pubblica americana è frastornata. Stiamo parlando di milioni di persone che hanno letto il suo libro, di migliaia di scuole americane che sostengono il programma “Pennies for Peace”, dello stesso Barack Obama che ha donato parte della somma vinta con il Premio Nobel proprio al Central Asia Institute.

Sostanzialmente ci si divide in tre settori: quelli che pensano sia un bugiardo opportunista, quelli che pensano che comunque ha fatto grandi cose e quelli che pensano “dannazione anche Greg ?”

Chi vi scrive, dopo aver molto letto, è arrivato a qualche conclusione non definitiva.

Jon Krakauer ha fatto il suo mestiere, così come l’ha fatto “60 minutes”. Potevano farlo meglio ? Forse sì, soprattutto nella parte in cui si enfatizzano le cosiddette “scuole fantasma” e sulla scelta di alcune fonti, ma non li si può accusare per aver scelto Mortenson come “bersaglio”.

Greg Mortenson è una persona fuori dall’ordinario, con tutto quello che comporta nel bene e nel male. In 18 anni ha fatto molto per l’istruzione e per la pace e insieme a questo “molto” ha commesso tanti errori, continuando a gestire il Central Asian Institute come se fosse la piccola associazione amatoriale di un tempo e non una macchina capace di raccogliere ogni anno molti milioni di dollari.

Ma l’errore più grande è forse quello di aver capito alla perfezione i meccanismi mediatici che muovono anche il mondo delle ONG.

Noi, il pubblico, vogliamo la storia interessante. Più è interessante più il libro vende, più il libro vende più la gente dona, più la gente dona più scuole si costruiscono. Mortenson lo aveva intuito da qualche anno, da quando nel 2003 un articolo sulla rivista “Parade” ha moltiplicato esponenzialmente le donazioni alla sua associazione.

O forse lo aveva capito fin dall’inizio che, come dicono in quel film di Hollywood, la verità a volte non basta, a volte la gente merita di più.

Stefano Zurlo vs Giornalismo

Lunedì la Freedom House ha fatto uscire il suo rapporto 2011 sulla libertà di informazione in Rete.

All’Italia sono dedicate alcune pagine (195-206).

Una fotografia sostanzialmente corretta anche se già ampiamente conosciuta. Una sorta di ripasso.

Oggi Stefano Zurlo sul Giornale c’ha tirato fuori un articolo.

Come ci sia riuscito, rappresenta forse il quarto mistero di Fatima.

Ubriachi

L’eventuale successo dei referendum di giugno poteva rappresentare un colpo al cuore per la durata del governo Berlusconi.

E se già poteva essere catalogata sotto il termine “furbata” la moratoria di due anni applicata dopo gli eventi di Fukishima, ora la decisione di cancellare il nuovo programma nucleare italiano va sotto il termine “pagliacciata”.

Vieni andiamo, andiamo via

Venerdì a Perugia, mentre su in alto si parlava di buon giornalismo e di molte altre cose interessanti, giù alla biglietteria della stazione una decina di ragazzi tunisini pronunciavano a turno l’unica parola d’italiano che conoscevano: Ventimiglia.

Tutti allungavano dubbiosi una banconota stropicciata da 50 euro al ferroviere dietro il vetro che pronunciava ormai con noia l’importo.

Viviamo in un paese che da un mese a questa parte quasi si compiace nel vedere che chi arriva dalle sponde dell’Africa sogna l’altrove, mica l’Italia.

Insomma un grande paese con la vocazione da autogrill.