Telemarketing: il solito giro

Benedetto Della Vedova è uno dei protagonisti principali della nuova normativa sul telemarketing. A marzo del 2009 ha fondato una associazione senza fini di lucro che gestisce anche un sito web (www.libertiamo.it). Su Libertiamo scrivono anche gli amici dell’Istituto Italiano Privacy e dell’Istituto Bruno Leoni.

Sponsor di Libertiamo.it, con banner fissi in home age, sono Fastweb e Sky.

Il giro dei soliti noti.

Intanto il Garante per la Privacy si deve difendere dalle insinuazioni dei senatori del PDL.

La Brambilla contro il decreto Pisanu

La passione di Michela Brambilla per Italia.it un vantaggio pare avercelo: i turisti devono poter accedere al portale turistico nazionale anche in mobilità e quindi il ministro si dice contrario a quella parte di decreto Pisanu che limita il wi-fi italiano.

Speriamo non si preoccupi solo dei turisti giapponesi.

Robinsonlist.it in mano ai call center

La “Robinson List” è il nome con cui è conosciuto a livello internazionale il registro, (appena istituito per legge in Italia) a cui ci si dovrà iscrivere per non ricevere più telefonate pubblicitarie.

La previsione del legislatore è che ci si possa iscrivere sia per via telefonica che sul web.

Curiosità: il dominio robinsonlist.it (e anche listarobinson.it) è già stato registrato dalla Telextra, società leader in Italia nella vendita di elenchi di numeri di telefono e indirizzi a fini pubblicitari.

Telextra è una delle aziende che il Garante per la Privacy ha bloccato nel 2008.

Dai quei provvedimenti del Garante è nata la corsa alla nuova legge.

Abruzzo: il 78,8% è ancora fuori casa (video)

Il video confronta i numeri forniti a settembre dal Presidente del Consiglio e quelli della Protezione Civile aggiornati al 17 novembre 2009.<%media(terremoto abruzzo 17 novembre 2009.pdf|(pdf))%>

Telemarketing: la lobby perfetta

«Se le regole consentono una grande influenza dei gruppi più ricchi, ogni riforma sarà minata dal sospetto dei cittadini e dalla faziosità delle scelte e dei voti dei rappresentanti».(Lawrence Lessig)

<%image(telemarketing copia cache di IIP.jpg|800|600|telemarketing nuova legge)%> Con il voto di fiducia di oggi alla Camera, il telemarketing italiano rinasce a nuova vita.

La storia di questa legge che ribalta i principi della privacy italiana è breve ma intensa. E va raccontata tutta.

Va raccontata perchè è un caso da manuale di come pochi siano in grado di condizionare la vita di molti, di come gli interessi di alcune aziende si trasformino velocemente in emendamenti e poi in leggi della Repubblica.

Va raccontata perchè questa è la storia della lobby perfetta.28 aprile 2008 : si potrebbe dire che tutto comincia un anno e mezzo fa a Roma, dove nasce l’Istituto Italiano per la Privacy.

Al di là del nome, giuridicamente è un’associazione senza scopo di lucro come la bocciofila che avete dietro casa.

E’ formata da avvocati, consulenti ed esperti del settore della privacy. Tra directors, sector directors, fellows, sono 30 persone. Più i “soci benemeriti”, che nel 2009 sono cinque, tra cui Microsoft, Sky e Fastweb. Benemeriti perchè sono quelli che mettono più soldi: minimo 10.000 euro (se fanno più di 1 milione di fatturato). Insomma sono quelli che aiutano a pagare le bollette.

26 giugno 2008 : il Garante per la Privacy emette due provvedimenti inibitori nei confronti di alcune grandi aziende italiane per violazione della norma sul telemarketing. Il primo provvedimento riguarda Fastweb , Wind e Sky. Il secondo Fastweb e Tiscali.

16 luglio 2008 : l’onorevole Benedetto Della Vedova annuncia di essere il coordinatore del neonato “Intergruppo Parlamentare sulla Privacy” promosso dall’IIP. A tutt’oggi i deputati e senatori che vogliono iscriversi all’intergruppo devono mandare una mail a:

gruppoparlamentare@istitutoitalianoprivacy.it.

2 settembre 2008 : il Garante per la Privacy pubblica un sintetico quanto deciso comunicato ufficiale sui provvedimenti di giugno: “se qualcuno vuole entrare in casa nostra deve bussare. Così, se qualcuno vuole chiamarci per vendere un prodotto o un servizio, deve avere il nostro consenso per usare il nostro numero telefonico“.

11 settembre 2008 : sul Corriere della Sera esce un articolo in cui il direttore di Assocontact, associazione di categoria dei call center, denuncia che i provvedimenti del Garante mettono a rischio 30.000 posti di lavoro.

2 dicembre 2008 : il senatore del PD Giovanni Legnini presenta un’interrogazione sul telemarketing. E’ in sostanza un copia-incolla di quanto dichiarato da Alberto Zunino (direttore Assocontact) al Corriere della Sera in settembre.

27 febbario 2009 : il senatore Salvo Fleres (pdl), assieme ai colleghi Alicata (pdl) e Legnini, riesce ad infilare un piccolo comma nell’arcinoto ed abusato decreto milleproroghe.

Effetto: fino al 31 dicembre 2009 si potranno usare liberamente i vecchi elenchi telefonici pre-agosto 2005. Il telemarketing italiano è salvo. Almeno per qualche mese.

26 maggio 2009 : alla Camera viene presentato alla stampa il disegno di legge ispirato dall’IIP e firmato dai deputati Benedetto Della Vedova e Sandro Gozi (assistente politico di Romano Prodi alla Commissione Europea).

Ottobre 2009 : il senatore Lucio Malan (pdl), sin dall’inizio membro dell’Intergruppo per la privacy, infila in un decreto in scadenza sugli obblighi comunitari (che nulla c’entrano) un mega-emendamento che riprende i contenuti della legge Della Vedova-Gozi sul telemarketing.

4 novembre 2009 : l’emendamento Malan viene approvato dal Senato. Poca l’attenzione sui media. Anzi sui quotidiani nazionali sembrano trovare più spazio le ragioni in favore del provvedimento. Sul Giornale di Feltri un articolo è a firma dello stesso presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, mentre il 6 novembre a spendersi per il libero telemarketing in libero Stato sul Sole 24 Ore è Alberto Mingardi, presidente dei giovani liberisti dell’Istituto Bruno Leoni (associazione nata nel 2003).

Sorpresa (mica tanto): nel Board dell’Istituto Bruno Leoni c’è Stefano Parisi amministratore delegato e direttore generale di Fastweb che oltre ad essere assiduo frequentatore delle cene di gala dell’IBL, spesso e volentieri fa anche da sponsor. Insomma è uno di casa che paga un po’ di conti.

18 novembre 2009 : la Camera approva in via definitiva, con il voto di fiducia, la nuova normativa sul telemarketing. L’Isituto Italiano per la Privacy coerentemente e legittimamente festeggia.

Del resto, come scrivono sul loro sito, è “l’IIP che ha svolto studi comparati sui modelli di protezione del cittadino dalle chiamate promozionali indesiderate, sia autonomamente sia in collaborazione con grandi operatori del settore telefonico, energetico e televisivo, e ha infine presentato a Deputati e Senatori una bozza di testo per la possibile modifica del Codice Privacy, spiegandone i fondamenti tecnico-scientifici”.

In verità fino a qualche ora fa, nella stessa pagina c’era scritto qualcosa di diverso, ancora presente nella cache di Google del 10 novembre 2009 (vedi immagine in alto): l’IIP ha svolto studi comparati sui modelli di protezione del cittadino dalle chiamate promozionali indesiderate, sia autonomamente sia per incarico di grandi operatori del settore telefonico. Stop. “Collaborazione” al posto di “incarico” e l’aggiunta di “settore energetico e televisivo”. Tanto per essere un po’ più vaghi.

Quasi ci sarebbe da scommettere sul nome di uno dei grandi operatori telefonici (forse il solo ?) che ha dato un “incarico” all’IIP. Io punterei il gruzzolo su uno dei maggiori inserzionisti pubblicitari delle tv e dei giornali italiani. Comincia con la lettera F.

F come Fastweb. Il lobbista perfetto.

ps: nel leggere cosa dice il presidente dell’IIP comincerei a preoccuparmi anche per le email: “la scommessa è trovare una soglia di rispetto della vita privata meno proibitiva di quella attuale. Per esempio mantenere limiti per il tele-marketing, ma allentare gli attuali vincoli per forme di promozione commerciale meno invasive, come i mailing cartacei e gli e-mailing”.

sullo stesso argomento: La partita del telemarketing

Per l’acqua è tardi (e pure per il telefono)

Il “discorso pubblico” sulla privatizzazione dell’acqua comincia a giochi fatti. Oggi il governo mette la fiducia e nel pomeriggio il disegno di legge sarà approvato.

Comunque Paolo Rumiz leggetevelo.

Nello stesso provvedimento c’è anche la liberalizzazione del telemarketing, ovvero di quelle telefonate pubblicitarie che spesso e volentieri vi beccano in pantofole o con la forchetta in mano.

Su questo punto “il discorso pubblico” non è nemmeno cominciato, relegato a qualche comunicato di associazione di consumatori o ai pezzi nelle pagine economiche.

I pochi articoli che si trovano sui quotidiani nazionali (su un argomento che bene o male riguarderà la vita quotidiana di tutti gli italiani) svelano più che altro un segreto di Pulcinella: le lobbies funzionano.

Ma di questo ultimo aspetto dobbiamo riparlare. Presto.

Quanti visitatori ha italia.it ? (video)

Ignara dei recenti ed imbarazzanti confronti di audience tra Italia.it e mezza blogosfera italiana, Michela Vittoria Brambilla giovedì scorso ha sentenziato in diretta e senza tema di smentita lo straordinario successo in termini di visitatori di Italia.it:

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A questo punto attendiamo fiduciosi i grafici di Google Analytics.

Rutelli e il logo del nuovo partito

Aggiornamento 23 dicembre 2009: è finita così.

<%image(logo Rutelli alleanza per italia.jpg|257|141|logo alleanza per l'italia)%>Rutelli fonda “Alleanza X l’Italia” che in verità c’aveva già pensato Fini due anni fa. Però Rutelli ha voluto metterci la “X” al posto del “per” che fa molto più gggiovane o molto più Moccia.

Il sito ha un indirizzo facile facile “www.alleanzaperlitalia.it” (o .com). Roba che la metà dei potenziali elettori di Francesco impazzirà per quell’apostrofo.

Il simbolo, annuncia Rutelli, “sarà scelto online“. Ah quindi l’ex ministro non darà 80.000 euro alla agenzia Landor per creare un logo, per poi farlo giudicare da Pininfarina e dalla Biagiotti ? Ma dai.

Comunque, visto il periodo di crisi, se Rutelli vuole risparmiare qualche euro, ci sarebbe un logo già pronto per il nuovo partito.

Lo trovate qui a fianco.

Usato sicuro.

(come sempre cliccare sull’immagine per ingrandire)

Italia.it : hanno tolto Berlusconi

<%image(italia.it con berlusconi silvio.jpg|800|614|nuova italia.it senza Berlusconi)%> Pare che in queste ore qualcosa sia cambiato su Italia.it.

Un piccolo restyling che ha tolto di mezzo dalla home page la faccia e il saluto di Silvio Berlusconi.(vecchia immagine a lato)

Adesso non rimanere che comunicarlo a Luimed Gansukh e al Ministro Brambilla.

(grazie ad Arnaldo per la segnalazione)

Samuele Landi, il capitan Uncino di Eutelia

A Samuele Landi in azienda piaceva firmarsi con lo pseudonimo di “Capitan Uncino”.

L’azienda è quella della sua famiglia: Eutelia, che fino al 2008 si vantava di essere il quinto operatore nazionale di telecomunicazioni.

Samuele Landi ne è stato l’amministratore delegato oltre che azionista.

Capitan Uncino questa notte ha mandato (anzi ha guidato personalmente) una decina di “vigilantes” a sgomberare con metodi spicci uno stabile occupato da lavoratori in lotta per la sopravvivenza del proprio posto di lavoro.

A gennaio del 2008 Landi scriveva ai dipendenti: “l’azienda va bene e lo vedrete dai dati di bilancio..decidete di credere a chi vi ha sempre detto bugie (ndr i sindacati) o a chi non è mai stato smentito (ndr Lui)”.

A maggio 2008 Eutelia decide di mettere in cassa integrazione quasi 800 addetti (su un totale di 2.700 dipendenti).

A Luglio 2008 2.202 lavoratori accettano il contratto di solidarietà per un anno, con riduzione di orario e paga.

A maggio 2009 Eutelia decide di impacchettare 2.000 lavoratori in una piccola srl (Agile) e di cederli ad una specie di compagnia di becchini d’aziende.Ad ottobre 2009 i becchini decidono di licenziare 1.192 lavoratori.

La cosa ancor più buffa è che Eutelia ha fatto il “salto di qualità” grazie al redditizio quanto nebuloso affare dialer.

Se li avessimo fermati in tempo, se il sistema (banche, istituzioni, organi di garanzia) avesse riconosciuto subito il tipo di imprenditori che stavano crescendo, forse oggi non saremmo qui a dover commentare il destino oscuro di molte migliaia di lavoratori, ma solo il futuro incerto di un piccolo gruppo di furbetti.

Aggiornamento : Samuele Landi mi chiede di pubblicare (a norma del diritto di rettifica, che però per un blog non vale) la propria versione della vicenda. Ora, visto che da queste parti si apprezza ancora la democrazia e il diritto di parola, la versione Landi la potete trovare qui.

Aggiornamento 27 novembre:
Samuele Landi fonda un partito.

Italia.it : caso unico al mondo. Per davvero.

<%image(italia.it con berlusconi silvio.jpg|800|614|nuova italia.it senza Berlusconi)%>Aspettando la versione 2.0 di Italia.it che la dottoressa Caterina Cittadino del Dipartimento per il Turismo annuncia per il prossimo gennaio (la versione “demo” attualmente online non se la fila nessuno), vi tocca un piccolo indovinello:

Oltre all’Italia quali nazioni al mondo mettono nella homepage del proprio sito ufficiale del turismo la foto del capo del governo e relativo messaggio di benvenuto ?

Non è una domanda retorica. Controllate.

Armatevi di pazienza e di Google. Io l’ho fatto.

Non troverete nessun paese dell’Unione Europea nè dell’Europa geograficamente intesa. Non la Russia, non i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Non troverete niente di simile in America, sia del nord che del sud. Niente in Australia, Nuova Zelanda, in Giappone. Niente in Cina o India. Niente nella lista dei paesi dittatoriali, nemmeno in Corea del Nord. Niente nei paesi con monarchie più o meno illuminate. Niente in Medioriente, manco dagli sceicchi.Niente in Africa, sia del nord, che del sud, che dell’ovest o dell’est.

Niente. O quasi.

Sì perchè, alla fine, uno, uno solo, che faccia compagnia a Silvio Berlusconi sulla homepage del sito ufficiale del turismo della propria nazione lo troverete.

Si chiama Luimed Gansukh e non è un capo di governo ma il ministro del turismo della gloriosa nazione Mongola.

aggiornamento del 10 novembre: Silvio non c’è più. Su Italia.it (che avevate capito ?)

Un po’ di sviluppina

Mi aggiravo come di consueto per Roma in cerca di trans quando ho sbagliato strada e mi sono ritrovato ad una festa di AN. L’ho capito perché la coca era tagliata con l’ipocrisia.

Il resto qua.

La partita del telemarketing

Partiamo da un fatto: il 31 dicembre 2009 scadono (o meglio a questo punto “scadrebbero”) i termini per l’utilizzo dei vecchi elenchi telefonici (creati prima dell’agosto 2005) a fini di telemarketing.

Il traguardo era stato spostato in avanti già a fine 2008 con il cosiddetto decreto milleproroghe.

A ottobre 2009 il senatore del PDL Lucio Malan infila un corposo emendamento nel disegno di legge 1784 che riguarda tutt’altro, ma che ha il pregio di dover essere approvato velocemente per rispettare alcuni obblighi comunitari. Lo presenta in Commissione Affari Costituzionali, poi lo ritira. Lo ripresenta in Aula e ieri 4 novembre 2009, all’ora di cena, viene approvato.

Cosa dice l’emendamento ? Due cose importanti :

1- propone di istituire entro 6 mesi dalla approvazione della legge un registro dove chi non vuole ricevere telefonate pubblicitarie si deve iscrivere.

2 – nel frattempo, finchè non entra in funzione il nuovo registro, la norma che permette di utilizzare i vecchi elenchi è prorogata.

Come giustifica in Parlamento la sua proposta l’on.Malan ? Così:1 – il sistema com’è adesso non funziona.
2 – si favorisce una scelta più consapevole del consumatore.
3 – in altri paesi funziona.
4 – ci saranno sanzioni per le aziende che trasgrediscono.

Punto 1 : il sistema adesso non funziona proprio perchè è possibile usare i vecchi elenchi. Basta leggere l’ultima relazione del Garante della Privacy (pag.112-113-114).

Punto 2 : già in passato gli italiani si sono presi la briga di dire esplicitamente che non volevano ricevere telefonate pubblicitarie. Era il 2005 e praticamente tutti gli italiani hanno compilato questo modulo. Più scelta consapevole di così.

Punto 3 : non sono moltissimi i paesi che hanno la cosiddetta “Robinson List” (da Crusoe, quello di Defoe) . L’esempio preferito da Malan è la Gran Bretagna, dove la lista di chi non vuole essere importunato (TPS) esiste dal 1999.

Dopo dieci anni di attività è arrivata ad inglobare il 60% delle utenze domestiche fisse. Però continuano le chiamate indesiderate, tanto che nel 2005 ci sono stati più di 29.000 reclami. Quante aziende sono state sanzionate dopo questi reclami ? Zero. Almeno a quanto dice la BBC. Prima del 1999 erano di più le telefonate scoccianti ? Sì, ma prima non c’era nemmeno una legislazione.

Un altro caso è il Canada, dove il registro anti-telemarketing è stato approvato con una legge del giugno 2006, ma è entrato in funzione solo a ottobre 2008 e pare che sia venuto fuori un gran casotto.

Punto 4 : le sanzioni per i trasgressori ci sono già adesso, come ricorda sempre il Garante : “una sanzione amministrativa che va da 30.000 a 180.000 euro e che, nei casi più gravi, può raggiungere anche i 300.000 euro“.

Conclusioni:

1 – le aziende che utilizzano il telemarketing vedono come la fine del mondo la data del 31 dicembre 2009 perchè non potrebbero più utilizzare i dati degli elenchi pre-2005. Sono le stesse aziende “sanzionate” nel corso del 2008 dal garante: Sky, Fastweb, Tiscali, Wind, Eutelia, Opitel (già Tele 2). Queste aziende acquistano i dati “proibiti” da società come “Ammiro Partners” (ai vertici c’è anche Paolo Romiti, nipote di Cesare) oppure Consodata spa (gruppo Seat Pagine Gialle).

Come si può intuire è gente capace di un certo livello di lobbying. Alcune di queste aziende sono anche state nel 2009 “Soci Sostenitori e Benemeriti dell’Istituto Italiano Privacy“, centro studi privato (fondato nell’aprile 2008) che sostiene pubblicamente (e legittimamente) la “riforma Malan” e il sistema opt-out. (Il Giornale 3 novembre 2009)

2 – con l’emendamento Malan gli operatori guadagnano minimo 6 mesi (i canadesi c’hanno messo 2 anni per rendere operativo il registro) continuando ad utilizzare i vecchi sistemi e i vecchi elenchi.

Se infatti dal 1 gennaio 2010 si dovessero dismettere i vecchi elenchi sarebbe presumibilmente un bagno di sangue per i call center.

Piccola prova empirica (senza pretese statistiche) su paginebianche.it per il cognome Brambilla a Milano.

Presenti in elenco 708. Totale di quelli che hanno acconsentito a ricevere informazioni pubblicitarie ? 32.

E’ il 4,5%.

3 – si introduce la “Robinson List” con la serena convinzione che se in Gran Bretagna c’han messo 10 anni ad arrivare al 60% delle esclusioni, qui da noi ci mettiamo anche di più e quindi il “parco buoi” rimarrà comunque nutrito per parecchio tempo. Altro che 4,5%

Del resto basta guardare altri campi dove si possono confrontare direttamente gli effetti delle politiche opt-in con quelle opt-out.

Quello che trovate qui sotto è il grafico per quanto riguarda i donatori di organi. In azzurro ci sono i paesi in cui se non vuoi donare, lo devi dire esplicitamente.

<%popup(donazione organi optout.JPG|507|297|Il Grafico)%>Clicca per vedere il grafico

Adesso capite perchè le aziende di telemarketing preferiscono l’opt-out ?