Cicchitto e Gasparri che devono dichiarare che Marrazzo non si deve dimettere (ripeto non) è uno spettacolo sostanzialmente impagabile.
Tutta colpa del Capo con le sue incontinenze. E dei facili, troppo facili, parallelismi.
Cicchitto e Gasparri che devono dichiarare che Marrazzo non si deve dimettere (ripeto non) è uno spettacolo sostanzialmente impagabile.
Tutta colpa del Capo con le sue incontinenze. E dei facili, troppo facili, parallelismi.
Capisco che umanamente possa essere difficile, che l’idea della tua vita familiare e sentimentale che va in frantumi non sia un incentivo, capisco che il coraggio in certe occasioni non ti si para davanti all’improvviso.
Ma dopo decenni di casistica del settore scandali politico-sessuali e affini, credo che ormai sia chiaro che un uomo politico ricattato deve applicare il protocollo Letterman: anticipare il ricatto e confessare in pubblico.
Perchè della verità troppo spesso si ignora il valore terapeutico e liberatorio. Verso se stessi e verso gli altri.
Le offerte di tariffe per cellulari in Gran Bretagna superano il milione.
Avete capito bene: si può scegliere tra 1.217.652 diverse combinazioni di piani tariffari.
A dirlo è un gruppo di ricercatori in matematica e statistica dell’università di Oxford, che per semplificare un filo la vita ai poveri utenti d’oltremanica ha messo online da qualche mese un semplice ed efficace comparatore di prezzi: si chiama BillMonitor.
In 5 minuti scoprite la tariffa che fa per voi, senza gli estenuanti slalom tra decine di asterischi.
In Italia l’unico servizio che si avvicina a BillMonitor è SoStariffe (poi se ne avete altri potete suggerirli).
BillMonitor è anche utile per farsi un’idea (chiamatela pure superficiale) delle differenze tra il mercato inglese e quello nostrano.
Esperimento: inserire gli stessi dati sui due siti.
Esempio pratico: 600 minuti di traffico, 600 sms al mese, 1Gb di dati, telefono Blackberry 8900 Curve.
In questo momento BillMonitor trova come miglior offerta quella di T-Mobile (700 minuti, sms illimitati, 1 GB di dati, 18 mesi di contratto, email senza limiti) a 35 sterline al mese (38,10 euro).
La migliore offerta scovata da Sostariffe in Italia è Tim Tutto Compreso (600 minuti, 600 sms, 1 gb di dati totali per email e navigazione, 24 mesi di contratto, e un sacco di “se” e di “ma“) al prezzo mensile di 75 euro.
Magari è un esempio sfortunato. Magari no.
Barbarossa, il Braveheart della Brianza, si ferma al cinema a quota 702.000 euro di incasso. Difficilmente raggiungerà i 900.000 euro, prima di abbandonare definitivamente gli schermi.
Il regista e produttore Martinelli ha detto al Corriere il 29 settembre: “Ho fatto un film storico da 30 milioni di dollari“. Oggi dice che è costato in tutto 12 milioni di euro, promozione compresa. Miracoli del cambio valuta.
Fortunatamente la pellicola ha incassato preventivamente dal Ministro Bondi 1 milione e 600 mila euro di contributo pubblico (più tutti i milioni che c’ha messo la Rai come co-produttore) se no chi lo pagava il sito del film fatto dalla Betastudios del giovane Fabio Betti, grande amico dei figli di Umberto Bossi e già autore dell’applicazione per Facebook “Rimbalza il clandestino” ?
Titolo un briciolo criptico. Ma apposta.
Una specie di appunto da tirare fuori nel caso che.
Ma speriamo di no.
Tutti sono avvertiti. Tutti.
Io, te, il fruttivendolo sotto casa, il barista, la parrucchiera, il fotografo.
Tutti.
Tutti quelli che possono anche solo pensare di dire o fare qualcosa che possa danneggiare lui.
Sono avvertiti. Tutti.
Perchè tutti, pensa lui, hanno qualche scheletro nell’armadio.
O al limite un paio di calzini turchesi.
Siete avvertiti.
Guardatevi le spalle e rifatevi il guardaroba.
Tutti.
10 ottobre – Berlusconi : “un giudice di cui se ne sentiranno venir fuori delle belle“. (video)
16 ottobre – Canale 5 a caccia del giudice
Edf è la società francese che è partner al 50% con Enel in “Sviluppo Nucleare Italia srl“.
In sostanza il “socio” privilegiato del nuovo programma nucleare voluto dal Governo italiano.
Edf è da qualche ora al centro di un’inchiesta che l’accusa di aver portato in Siberia un pacco di rifiuti nucleari, “custoditi” (si fa per dire) all’aria aperta.
(La video-inchiesta andata in onda ieri sera sul canale “Arte” la trovate qui, ma non è visibile dall’Italia)
Noi a Ciuccotorto c’abbiamo un sindaco un po’ sui generis, tanto per stare sul leggero.
E’ ricco sfondato e gli piace mostrarlo. Ha fatto i soldi con le panetterie.
Cioè, se te vuoi comprarti il pane, non c’è santo che tenga: nel giro di 30 chilometri da lui devi, di riffa o di raffa, passare.
C’ha avuto in passato più di un guaio con la giustizia. Mormorano che per metter su quella specie di monopolio dello sfilatino abbia oliato i meccanismi di qua e di là, di su e di giù.
C’ha un’età da ultra-pensionato ed è sposato, ma gli piacciono le ragazze, diciamo così, piuttosto giovani.
L’hanno beccato parecchie volte in situazioni piccanti in locali equivoci.
Ci sono foto di lui che palpa le commesse delle sue panetterie e corre voce che ogni tanto passi dall’ufficio anagrafe per farsi dare la lista delle neo-maggiorenni per chiamarle e fare gli auguri di buon compleanno.
Come potete immaginare, in Provincia quando parli di Ciuccotorto a tutti gli viene in mente quella macchietta del sindaco panettiere con la mania per il riporto e la passione per le ragazze giovani e prosperose. E si dan di gomito.
Lui di questa cosa qui si incazza come una iena, perchè c’ha anche un ego ben piazzato.
Così adesso l’assessore al “Turismo e difesa dell’immagine di Ciuccotorto nel mondo” (sì davvero, c’abbiamo un assessore che fa quella roba lì) ha deciso che metterà su una squadretta di giovani che girerà i bar della provincia e ogni volta che qualcuno farà una battuta sul sindaco, partirà un pistolotto chilometrico su quanto è bello Ciuccotorto e che buon vino fanno a Ciuccotorto e che bel panorama c’è a Ciuccotorto e che sono solo invidiosi quelli che non abitano a Ciuccortorto e che gran sindaco c’abbiamo a Ciuccotorto.
L’assessore ha detto che l’idea l’ha presa da qui.
Se nei prossimi mesi a pranzo e a cena sarete interrotti spesso e volentieri dalle telefonate insistenti di chi vi vuole appioppare l’ultimo favoloso contratto telefonico o l’imperdibile offerta di un set di vini doc, non prendetevela troppo con la signorina del call center.
Piuttosto telefonate per ringraziare all’onorevole Lucio Malan del PDL.
Come scrive Guido Scorza, in questi minuti (la seduta è iniziata alle 16) il senatore sta inserendo di soppiatto in un decreto legge che parla di tutt’altro, una sorta di “liberalizzazione” del telemarketing.
Lucio Malan è lo stesso senatore che ha presentato pochi giorni fa un disegno di legge per re-introdurre l’immunità parlamentare.
Se qualcuno volesse chiedere maggiori e dirette delucidazioni al senatore può contattarlo al telefono:
A) quando si trova a Roma a questi numeri.
B) quando si trova a casa in pantofole invece lo trovate qui.
Aggiornamento del 4 novembre : infine il provvedimento è stato approvato.
Nel 2010 ci sarà la “liberalizzazione” delle estensioni dei domini.
Non più solo le 251 estensioni degli stati nazionali (.it, .fr, etc) o le 21 generiche (.com, net,..) ma anche roba tipo pincopallino.eco, oppure zoro.roma o berlusconi.escort.
Ovviamente le nuove estensioni dovranno essere approvate dall’Icann, che pochi giorni fa ha pubblicato la terza e quasi definitiva versione delle linee guida per i nuovi domini.
Per proporre ad esempio la creazione del suffisso “.roma” bisognerà ottenere l’approvazione del sindaco Alemanno.
La cosa curiosa è che se Steve Jobs ed Apple volessero proporre i domini “.mac” dovrebbero prima passare a chiedere il permesso al partito comunista cinese.
Tutta colpa di Macao.
Può una modella di un famoso stilista avere la testa più grande dei fianchi ?
Può il famoso stilista richiedere la rimozione di articoli e post che segnalano la faccenda ?
Può in sostanza un’azienda limitare il diritto di critica in Rete ?
Fortunatamente, no.
Da queste parti si è sempre pensato un gran male del decreto Pisanu.
Mi associo senza remore a Sergio e Massimo e dico che se riusciamo ad impedirne la proroga per il 2010, sarà un gran bel segnale di vita per la società civile italiana in Rete.
Io non ho nessun potere. Non sono un capo dei ministri, ma un primus inter pares, non nomino i ministri né li dismetto. Mentre il capo dello Stato li chiama e loro vanno da lui quando vuole e come vuole, io non avrei nemmeno questo potere
(Silvio Berlusconi, il Giornale, 22 giugno 2009)
Cercando su Flickr si trovano molte foto del disastro di Giampilieri in provincia di Messina.
Non quelle di oggi.
Quelle di 2 anni fa. Ottobre 2007.
E ti domandi se tutto questo ha senso.
Emma Alberici, corrispondente dell’ABC in Europa, ha confezionato il programma di 30 minuti su Berlusconi e l’Italia del 2009.
Un’altra anti-italiana da aggiungere alla lista del complotto pluto-demo-eccetera eccetera eccetera.
L’ABC (Australian Broadcasting Company) è, per inciso, la televisione pubblica australiana.
(via Gilioli)
A metà settembre vi raccontavo di come i vertici della Protezione Civile non vedessero di buon occhio le casette trentine di Onna, le prime consegnate agli abruzzesi.
Secondo il racconto (in tempi non sospetti) di don Ivan Maffeis: “la disponibilità del Trentino (a montare in tempi rapidi le casette come quelle poi usate ad Onna) ha però incontrato resistenze, che hanno portato la Protezione Civile nazionale a riprogrammare gli interventi e a spostarci dal Comune dell’Aquila (Paganica e Coppito). Ci sono stati affidati i paesi di San Demetrio e di Villa S. Angelo“.
Tanto più che sul settimanale “Vita Trentina” si possono vedere le foto dei volontari che a Paganica preparano i basamenti per le casette poi “smantellate con le ruspe per ordine del Governo“.
Guido Bertolaso, il giorno della consegna ufficiale al fianco di Berlusconi, si indispettì un po’ con chi gli faceva notare che quelle non erano le case previste dal Governo:
“qui abbiamo un successo del Sistema Italia, di cui dovremmo tutti essere orgogliosi e invece si sollevano dei distinguo fra chi li ha costruiti e chi li ha finanziati.”
E poi aggiunse: “queste sono case assolutamente definitive, vengono utilizzate come chalet o seconde case nelle zone di montagna e sull’Appennino“.
Silvio Berlusconi si spinse più in là: “sono vere e proprie ville“
Guido Bertolaso, non la pensava così qualche mese prima.
La conferma incidentalmente viene oggi da un particolare che si trova nel bel reportage di Cesare Fiumi per il Corriere Magazine.
A parlare è un terremotato, Vicenzo Vivio:“Anche se quello che m’ha fatto più male è stata la storia delle case di Paganica. Ah, non lo sa? Il Trentino, ancora mesi fa, ci aveva offerto le stesse casette che sono state consegnate a Onna.
Erano un’ottima soluzione per passare subito dalle tende a un tetto, restando assieme. E l’assemblea dei cittadini era orientata su questa scelta e anch’io mi sono battuto per dire sì.
Fino a quando ha preso la parola Bertolaso, il capo della Protezione Civile, criticando pesantemente il progetto, sponsorizzando le sue C.a.s.e. e arringando la gente ormai disorientata:
“Ma voi a Paganica, cosa volete case o baracche?””.
Figurarsi, tutti a gridare: “Le case, le case”. Così io ho rimediato una figuraccia e le cosidette baracche (qui in video) le ha prese, ben contento, il comune di San Demetrio de’ Vestini“.
Solo il tempo, gli anni e una discussione approfondita ci diranno se quello che si può definire “Esperimento Abruzzo“, voluto da Bertolaso e Berlusconi per l’Aquila, sarà davvero un modello da applicare a future catastrofi e terremoti.
Una discussione approfondita ed equilibrata che dovrà prendere in esame aspetti positivi e aspetti negativi, costi economici e costi sociali, non solo nel breve ma anche nel medio e lungo periodo.
Una discussione che si spera nel frattempo ci risparmi altri set televisivi, spumante governativo e forse, dico forse, un po’ di ipocrisia.
<%image(pagare per feltri.jpg|800|416|pagare per feltri)%>Indovinello: lo scorso anno (2008 per il 2007) qual’è stata la testata (compresi periodici, tv, radio ) che ha incassato la cifra più alta dei contributi pubblici stanziati dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria del Governo Italiano ?
Risposta : Libero, quotidiano allora diretto da Vittorio Feltri (7.794.367,53 euro).
Lo stesso Vittorio Feltri che chiedendosi “perchè dobbiamo pagare per Santoro ?” ha lanciato domenica scorsa la sua campagna anti-canone Rai così:
“Basta. Ho deciso di non pagare più il canone Rai. Mi ribello alla tassa inflitta a chiunque possegga un apparecchio televisivo. C’è chi va in piazza per difendere la libertà di stampa, che nessuno minaccia (semmai qualcuno ne abusa), e io sto a casa mia fermamente intenzionato a difendere la mia – la nostra – libertà di non finanziare le bischerate di Santoro e Floris . Per quale arcano motivo devo passare del denaro agli imbonitori della sinistra che insultano coloro i quali non la pensano come loro, li diffamano e li descrivono quali nemici della democrazia? Non ci sto perché ci sono programmi (quotidiani) che non voglio vedere né giustificarne la messa in onda contribuendo a finanziarli“.
Sostituire “Canone Rai” con “Libero” e “Santoro-Floris” con “Feltri-Betulla” e spedire in busta chiusa al neo direttore del Giornale.
Aggiornamento: per evitare fraintendimenti è bene precisare che qui si parla di contributi all’editoria per gli organi d’informazione di proprietà di cooperative-fondazioni-enti morali. L’elenco che comprende anche quelli ai giornali di partito e alle cooperative di giornalisti sono stati pubblicati oggi pomeriggio e se vi va di darci un’occhiata li trovate qui.
Ho corretto in corsa anche il titolo del post perchè la percentuale dei beneficiari è sì il 75% ma quella dei contributi solo il 68%.
La risposta su chi detiene il record assoluto di contributi pubblici invece la trovate qui.
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Più che contributi all’editoria, quelli che stanzia la Presidenza del Consiglio assomigliano ad una specie di integrazione dell’ 8 per mille alla Chiesa Cattolica.
Oggi infatti sono stati pubblicati i dati riferiti ai contributi del 2008 per i mezzi di informazione periodica di proprietà di cooperative, enti morali, fondazioni.
Analizzando uno ad uno gli stanziamenti si nota che dei 137 beneficiari totali, 103 sono riferibili a pubblicazioni cattoliche, in percentuale il 75,2%.
Del totale degli 8 milioni di euro stanziati dal Governo (per la precisione 8.253.656) circa 5 milioni e mezzo (5.592.670,80 ovvero il 67,7%) vanno alla stampa cattolica in tutte le sue sfumature: dai Paolini all’ Eco del Chisone, dai Gesuiti alla “Vita Giuseppina” (la rivista mensile della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo che nel 2008 percepisce 27.900 euro di contributo).
Finanziate anche due riviste protestanti: quella dei Valdesi e quella degli “Avventisti del Settimo Giorno” che insieme totalizzano 91.000 euro.
Più generoso il governo con seguaci di Budda: le due riviste dell’Istituto Buddista Italiano si portano a casa circa 130.000 euro.
Nel resto dei trenta beneficiari “laici” dei contributi governativi, spicca la cifra di 312.000 euro (quella più alta di tutte insieme allo stanziamento per Famiglia Cristiana) a favore dei “Quaderni di Milano” ovvero “il giornale di chi viaggia o ci sta pensando“.
Prezzo di copertina (vantaggioso) fissato a 20 centesimi.
Il resto ce lo mettiamo noi.
Nella conferenza stampa di oggi del ministro Michela Vittoria Brambilla viene ripreso e ampliato il concetto di anti-italiani.
Anti-italiani sono i ristoratori dei conti gonfiati ai giapponesi, ma anche le opposizioni che criticano e danneggiano l’immagine del Paese.
Anti-italiano deve essere anche il meteo che secondo la Brambilla ha pregiudicato i conti turistici del mese di giugno: “come sapete è piovuto per ben 23 giorni” (eh ??)
La parte più divertente (e forse un filo più inquietante) è però venuta dal neo-responsabile dello staff del ministro Eugenio Magnani. Letterale:
“il nostro compito principale è rendere consapevoli i giovani italiani di essere parte di questo brand (l’Italia), sentirsi fieri di far parte di questo marchio“.
Attendendo che Enrico Manca ci misuri la velocità dell’adsl non prima dell’autunno 2010, Luca De Biase segnala Isposure, software e progetto “collaborativo” (ma privato) che in pratica fa la stessa cosa. Oggi però.