Appa Sherpa

<%image(arpa sherpa.JPG|778|583|arpa sherpa)%>La valle di Thame e’ stata aperta agli stranieri solo nel 2005. Rimane, nella zona del Solu-Khumbu, quella meno frequentata e piu’ intatta. Pochi ‘traffico’, meno visi pallidi, pochi lodge. Uno dei piu’ frequentati, si fa per dire, e’ quello della piccola leggenda locale: Appa Sherpa.

Questo omino ( lo vedete in foto) con l’aria da ragionere, e’ uno che si e’ fatto 17 volte su e giu’ dall’Everest. Questo saliscendi faticoso gli procura adesso buoni affari e molti sorrisi, a cui lui ricambia sempre con grande cortesia.

Uno scatto anche per noi che di saliscendi non ne abbiamo fatto neanche uno.

Le suorine di Thamo

<%image(DSCN1661.JPG|795|596|thamo monastery)%>Ci sono certi viaggi e in questi viaggi ci sono certi momenti. Uno di questi momenti e’ a Thamo, piccolo gruppo di anime a 3.500 metri sulla sentiero polveroso che porta a Thame (poca fantasia per i nomi, lo so).

Qui, in questo piccolo angolo di mondo c’e’ un piccolo monastero, una stanza appena, affidata alle cure di un gruppo di monache tibetane in esilio. Gentili, premurose, dagli occhi dolci. Ci invitano a prendere il the dentro questo angolo di Tibet salvato dal tempo, dal progresso e dai cinesi.

Gran parte delle preghiere nella cassettiera sul muro infatti sono state trafugate dall’ altopiano tibetano dal lama locale dopo il 1959 e l’inizio della occupazione.

La “suorina” piu’ vecchia ci offre i biscotti. Al braccio porta il lutto per i fatti di Lhasa del marzo scorso.

Ci guardiamo curiosi, ci ascoltiamo curiosi, con Ngima che prezioso ci traduce.

L’acqua nelle decine di tazze dorate e’ fresca e chiara. Cosi’ deve essere.

<%image(DSCN1666.JPG|795|596|thamo nuns)%>Il the fuma davanti alle nostre facce e il tempo corre veloce. Vorremmo stare qui, sospesi, per molto ancora ma e’ tempo di andare.

Facciamo la nostra offerta.

Il minimo per salvare questo piccolo mondo dal resto del mondo grande la’ fuori.

Le “suorine” pregheranno per noi perche’ quello e’ il loro compito.

Se andra’ tutto bene, come credo, ci sara’ anche il loro zampino.

Ci salutiamo da lontano con un ultimo grande sorriso.

Certi momenti valgono certi viaggi.

Rock a Namche Bazar

<%image(IMG_2240.JPG|676|507|biliardo nepal)%>Il paradise Club e’ l’angolo rock del Khumbu. Un posto improbabile a 3.400 metri ma con buona musica che svaria dai Dire Straits ai Pink Floyd a molto altro. Divani con pelle di yak, molto freak. Uno alla moda a Milano chissa’ quanto pagherebbe.

<%image(IMG_2239.JPG|615|461|null)%>Fa strada Ganzen che della truppa di Ngima e’ quello piu’ occidentale ma sul telefonino c’ha l’adesivo maoista.

Si ride, si beve, si scherza, ci si sfida a biliardo Italia-Nepal. Il Paradise con tutte le magliette autografate appese ai muri e’ la meta conclusiva di molte spedizioni.

<%image(IMG_2237.JPG|461|615|biliardo nepal)%>Noi siamo gia’ qui e non abbiamo neanche cominciato.

Qualcosa vorra’ dire.

Wi-fi a 3.400 metri

<%image(IMG_2236.JPG|461|615|alla faccia dei cinesi)%>Il soldato ride quando ripeto la battuta di David Relin del giorno prima. “I have only a fire extinguisher“. Cosi’ controlla distratto lo zaino ed evito di farlo incappare nel satellitare. Pare non siano graditi da qui in su. Questa ossessione per la fiaccola olimpica cinese in vetta all’Everest ha contagiato anche il governo Nepalese, che per non scontentare il vicino ingombrante, comincia a controllare molto prima di di Namche Bazar. Uno, due, tre volte.

Controlli che pero’ vengono tradotti nello stile nepalese: un po’ svogliati e un po’ distratti.

Insomma se qualcosa vuol passare, passa. Chesso’, una bandiera a caso.

Namche ti si para davanti, improvvisamente, dietro una curva del sentiero dopo una salita che toglie il fiato.

<%image(IMG_2253.JPG|768|576|namche bazar)%>Questo paesino, che normalmente non fa mille anime, e’ il fulcro del mondo sherpa. Nella stagione buona si popola di questi strani personaggi che sono i trekker. Qui ci trovi un po’ tutto quello che ti serve per salire piu’ in alto. Perche’ poi piu’ in alto non c’e’ piu’ niente. Puoi trovare anche le crocks. Giuro.

Ngima ha scelto per noi la Thawa Guest House che e’ un piccolo gioiellino con internet point e wifi. Ebbene si anche a 3.400 metri la rete delle reti arriva. E anche abbastanza bene.

Su e giu’ dall’everest

E’ un piccolo grande mondo quello che ti fa incontrare su un sentiero ai confini del mondo qualcuno che ti fa dire ‘guarda chi c’e’. Davvero succedono strane cose quando si viaggia.

E’ lo stesso piccolo mondo che ci fa pranzare per caso con Apa Sherpa, 17 volte sull’Everest, che a vederlo proprio non diresti. Sta accompagnando giu’ a Lukla Devid Relin che scrivera’ la sua storia nel suo prossimo libro.

Con Arpa Sherpa ci ritroveremo fra un paio di giorni come ospiti a casa sua a Thame lungo la salita al passo del Nangpa La, passaggio storico tra Nepal e Tibet. Li’ magari ci faremo raccontare com’e’ questo saliscendi dal tetto del mondo.

Volare nepalese

<%image(yeti.JPG|1136|852|volare lukla)%>Al baretto improvvisato dell’aereoporto di Kathmandu, settore voli interni, la fila per il caffe’ e’ solo per i pochi italiani assonnati. Fuori, in pista, ci aspetta una specie di ‘tram con le ali’ diretto a Lukla, porta d’ingresso obbligata della zona del Khumbu, li’ sotto a molti 8.000, tra cui l’Everest. La Yeti Airlines sul ‘tram con le ali’ mette a disposizione anche una elegantissima hostess che pero’ non riesce a cancellare tutti i timori. Per di piu’ se ti ritrovi in prima fila, praticamente in cabina, e uno dei piloti pesca da non si sa dove un foglio di carta per ripararsi dal sole negli occhi e ogni tanto spazza il vetro con il suo fazzoletto, per vederci meglio.

<%image(yeti2.JPG|1136|852|volare a lukla aereoporto)%>Una buona vista e molta pratica comunque la deve avere per atterrare sulla incredibile pista di Lukla, corta uno sputo e tutta in salita, dove causa montagna, si ha a disposizione un solo tentativo. O atterri o hai un incontro ravvicinato con la montagna.

Siamo atterrati.

Liberazione

<%image(DSCN1647.JPG|728|546|panchem lama)%>Mentre li’ e’ il 25 aprile, giorno della liberazione, qui davanti mentre batto sui tasti della tastiera passa la piccola processione, con in testa i monici buddisti, che cerca un’altra liberazione.

La sua.

Questione di geni

Prova di pressione dopo il tirone in salita anche per i portatori, che forse se la provano per la prima volta nella loro vita. Non c’e’ gara. Nepal 3 Italia 0. Hanno dei battiti da mezzofondista come minimo. Loro che portano sulle spalle circa 30 KG.

Non e’ un consiglio da guida Michelin

<%image(ragazza silenziosa.JPG|1136|852|kathmandu ragazza silenziosa)%>Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta. Il grande monastero di Boudanath rimane fuori dall’andirivieni dei turisti e anche quest’anno siamo riusciti a convincere il piccolo vecchio lama, con funzioni da sagrestano, ad aprirci il grande portone.

Per chi non c’era ancora stato, una bella sorpresa.

Per me la piu’ bella sorpresa della giornata e’ invece un filo piu’ profana e si chiama, con una certa approssimazione, NangoLo, ristorante dove oltre a mangiar bene, gran parte del personale si poprta dietro qualche piccola o grande disabilita’. La simpatia, la gentilezza e il sorriso silenzioso di questa ragazza nepalese (in foto) valgono la sosta.

Il socialismo realista

Il grande stupa di Budha rimane un angolo di pace nel grande circo strombazzante di Kathmandu. Eppure in mezzo alla baraonda di questa citta’ che si muove sempre, ho quasi la sensazione che il Nepal non sappia ancora bene dove andare. I maoisti, da vincitori, sognano il socialismo reale ma ora puntano sul capitalismo da tigre asiatica stile anni 90, immaginando una nazione industriale con una crescita del pil al 15% all’anno. Cosa difficile da immaginare guardando, anche solo distrattamente dal finestrino, questo paese poverissimo ma allo stesso tempo di straordinaria bellezza.

Dalla notte di Kathmandu

Primo messaggio in bottiglia dalla calda primavera di Kathmandu grazie al generatore gentilmente offerto dai ragazzi dell’internet point.

Perche’ una delle cose che non sono proprio cambiate qui, e’ il sottile e imprevedibile gioco dei black-out. Per il resto un po’ piu’ di asfalto e cellulari ma il solito caos, non assolutamente calmo. E in mezzo all’eterno andare di questa citta’ in movimento, alla sua polvere, ai suoi clacson, ai suoi odori forti, la sensazione sempre di trovarsi in un posto strano ma straordinario ed unico.

Il resto verra’. Black-out permettendo.

doha stazione di doha

<%image(1/mms-262192856.jpeg|480|640|Ar1.jpg)%>

Il sonno dei viaggiatori, in attesa della coincidenza per Kathmandu, in mezzo al deserto e alla nebbia di Doha. E con i seggiolini più scomodi di tutto l’emisfero nord.

da malpensa

A Malpensa il numero dei portatili accesi in attesa dell’imbarco è inversamente proporzionale al numero di negozi aperti. Sarà che il gate a fianco è quello di Dublino e Alitalia sta messa come si sa. Sul volo ci sono anche quelli del CNR diretti più o meno dove si va noi. Però viaggiano in business. Ci si sente a Kathmandu.

Ps : scrivo dal cellulare quindi portate pazienza per certi svarioni.

Kathmandu (-3)

Da lunedì, dopo poco più di un anno, torno a Kathmandu. Come sia cambiata rispetto a 12 mesi fa non lo so di preciso. Di certo troverò i maosti freschi vincitori delle elezioni e le proteste degli esuli tibetani (quelle che abbiamo visto su tutti i giornali e tv a corredo dei pezzi sulla rivolta in Tibet).

Per il resto, spero ci sarà tempo per rispolverare le lezioni di nepali con Ngima e di raccontarvi un po’ di cose da là.

Spiragli elettorali 2

Emanuele Filiberto con la sua creatura “Valori e Futuro” ha preso la bellezza di 4.457 voti, piazzandosi ultimo. Purtroppo pare ci riproverà.

Il bicchier mezzo pieno

Consolatevi:

il 53% degli elettori non voleva Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio.

Di questi tempi è grasso che cola.

Mal pensa

Ormai è certo : la Lega ha preso il volo al nord.

Meno certo è quanto costerà a noi il biglietto Alitalia.

Juno al 7% – Ferrara allo 0,4%

Juno (l’arma segreta di Giuliano Ferrara per le elezioni) ha incassato questo week-end circa 426.000 euro (il 7% degli incassi totali).

Secondo i dati provvisori del ministero la lista “Aborto, No Grazie” è allo 0,4% e forse alla fine incasserà 130.000 voti.