<%image(talk_nerdy_to_me.jpg|425|319|Guardami negli occhi nerd)%>
(via tcritic.com)
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(via tcritic.com)
Con marzo 2007 registrare un indirizzo web per un sito italiano doveva diventare una procedura un po’ più semplice. Non di molto, ma almeno un po’ sì.
Mi hanno appena fatto vedere una richiesta di registrazione al Nic che nella ricevuta del fax porta la data del 12 marzo. Sono passati 7 giorni e ancora nessuno dal Cnr di Pisa batte un colpo. Stessa sorte per altre 3 domande datate 13 marzo.
Tanto per sperimentare e dare prova di certe differenze, alle 18.04 ho fatto richiesta di registrare un dominio .net attraverso un servizio americano.
Alle 18.15 ho ricevuto la conferma della registrazione.
Se a Bersani è rimasta di scorta da qualche parte una lenzuolata (o anche un lenzuolino), io un’idea ce l’avrei.
<%image(occhi nepalesi.jpg|467|700|occhi bambini nepal)%>Ammirare il riflesso del mondo negli occhi di un bambino.
(Come sempre cliccare sulla foto per ingrandirla)
<%image(carica batterie solare solio.jpg|800|600|carica batteria solare solio)%>Inizialmente il coso dovevo testarlo nella trasferta himalayana. Poi, per tutta una serie di motivi, così non è stato.
Oggi, complici anche le giornate primaverili, mi sono ritrovato a pensare che in fondo il coso può <%image(carica batterie solare solio da lontano.jpg|800|600|carica batteria solare per cellulare)%>servire non solo in situazioni più o meno estreme, ma anche nella normalissima quotidianità, con l’intenzione di poter contribuire a qualche frazione di watt in meno a carico della collettività.
Così alle ore 11,20 di questa mattina ho piazzato il “coso” al sole. Vi saprò dire come procede l’esperimento.
(Per ingrandire le foto cliccarci sopra)
Mi pare di aver intuito, leggendo Repubblica stamattina, che a Francesco Merlo è piaciuto molto un sito italiano che vende libri.
Nell’articolo ha citato per esteso 4 volte l’indirizzo web (di cui una in prima pagina) e altre 5 volte il nome del sito.
E vista tale abbondanza, io avanzo di mettere giù un link.
<%image(sadu.jpg|900|600|sadu kathmandu)%> I sadu sono facili alla fotografia.
(Come sempre cliccare sulla foto per ingrandire)
Per “l’emergenza” rifiuti in Campania il primo commissario “straordinario” è stato nominato nel 1994.
Tredici anni fa.
Intanto pare che la prossima estate Napoli e dintorni siano a rischio epidemie.
Emergenza : improvvisa difficoltà, situazione che impone di intervenire rapidamente.
Straordinario : che ha carattere speciale e temporaneo.
Oggi come oggi neanche dei dizionari ti puoi più fidare.
I tabaccai sciopereranno il prossimo 20 marzo perchè i margini di guadagnano sulla vendita delle ricariche telefoniche caleranno di un 15% circa. In pratica su 10 euro prima prendevano 30 centesimi,in futuro ne prenderanno 25.
Ora, non vorrei scoraggiare nessuno, ma ho idea che le ricariche come le conosciamo oggi avranno sì e no 4 anni di vita davanti.
I tabaccai se ne facciano una ragione e si preparino all’irreparabile. Per mettere a posto i conti rimangono comunque i compulsivi del lotto e i fumatori accaniti.
Sono consapevole trattarsi di acqua calda ben nota dai tempi di Gutenberg, ma il fatto che Andrea Monti Riffeser paghi i collabotatori dei suoi giornali (Nazione, Resto del Carlino ect) la bellezza di 8 euro a pezzo (quando va bene) e poi tenga visionarie lezioncine sul giornalismo di domani, beh se permettete è una presa per il culo degnissima di un paese bananifero.
<%image(lenti taslochi.jpg|800|600|traslochi)%>
<%image(le api ci sono ancora.jpg|800|600|le api ci sono ancora)%>
<%image(stupa kathmandu.jpg|900|600|stupa kathmandu)%>Non ho ancora trovato il tempo di mettere ordine tra le molte foto del Nepal per poi farle finire online. Così, visto che da qualche parte bisogna cominciare, procediamo a piccoli passi.
(Come sempre cliccare sulla foto per ingrandire)
Sono stato tentato, per un qualche decimo di secondo, di chiedermi a voce alta come un paese come la Turchia, candidato all’entrata nella Unione Europea, possa proibire da un giorno all’altro l’accesso totale a Youtube.
Poi, in quegli stessi decimi di secondo, ho realizzato che in fondo io vivo in un posto dove per entrare in un internet cafè devi mostrare la carta d’identità, dove i siti si oscurano (inutilmente) perchè non graditi ai Monopoli di Stato e dove il ministro dell’istruzione invoca per la Rete italiana una “cura cinese“.
Ho deciso che da oggi certe domande me le faccio a voce bassissima.
Vi ho raccontato di Camillo. Oggi il posto glielo soffia l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco e quasi quasi mi prende già un po’ di nostalgia. Nostalgia canaglia, se volete.
Eh sì perchè la nomina a presidente della Cei dell’Ordinario Militare per l’Italia (ovvero vescovo dei cappellani militari) non è una di quelle cose che preannuncia bel tempo. Almeno da queste parti.
Parti, ben inteso, che vagano preferibilmente attorno al pensiero di Don Milani che non a quello di don Mariano Asunis.
Credo che, pur con tutti gli sforzi, manifesterò un certo calo d’attenzione ogni volta che il nuovo Presidente della Cei indicherà cosa è giusto o no per noi cattolici e per il popolo italiano.
Distratto non tanto dalla domanda su quanto incassa di pensione il Tenente Generale Angelo Bagnasco dal Ministero della Difesa, ma piuttosto concentrato nell’immaginare quella scena del Giuramento nelle mani di Carlo Azeglio Ciampi l’8 luglio del 2003 al Quirinale, con la formula di rito :
“Davanti a Dio e suoi Santi Vangeli, io giuro e prometto, siccome si conviene a un Vescovo, fedeltà allo Stato italiano. Io giuro e prometto di rispettare e di far rispettare dal mio clero il Capo dello Stato italiano e il Governo stabilito secondo le leggi costituzionali dello Stato”.
“Io giuro e prometto inoltre che non parteciperò ad alcun accordo, né assisterò ad alcun consiglio che possa recar danno allo Stato italiano e all’ordine pubblico, e che non permetterò al mio clero simili partecipazioni.
Preoccupandomi del bene e dell’interesse dello Stato italiano, cercherò di evitare ogni danno che possa minacciarlo”.
Chissà se questo giuramento è compatibile con la presidenza della Cei. Chissà.
<%image(campo delle viole.jpg|800|600|campo delle viole)%>
Quando, con molta soddisfazione di Mirko Tremaglia, ci siamo dotati dei rappresentanti eletti dagli italiani all’estero, non avremmo mai immaginato così tanta audience per il filone. In particolare mai avremmo immaginato tanta attenzione per Luigi Pallaro.
Attenzione figlia del destino e dei numeri, che han designato il voto del senador venuto dalle Americhe, come un voto pesante. E non poco.
In effetti le decisioni e le parole di Luigi Pallaro pesano, anche in rapporto a quanto poco decida e poco parli. Almeno in Parlamento.
Dati alla mano l’unico disegno di legge che ha presentato in questi 10 mesi di legislatura è una modifica ad un articolo sulla legge per ottenere cittadinanza italiana. Era il 13 luglio 2006.
Poi ha cofirmato un altro provvedimento proposto per primo da Lucio Stanca per l’introduzione di una commissione bicamerale per l’innovazione. Era il 14 luglio 2006. Già che uno è in zona, firma volentieri.
Di mozioni ne ha invece cofirmate tre in tutto : una per includere Israele nella Nato, una per includere Israele nella Unione Europea, una per includere molto probabilmente se stesso in una commissione parlamentare per gli italiani all’estero. Mozioni datate 3 ottobre 2006. Il tempo si sa, oltre a essere denaro è anche pochino, meglio ottimizzare.
L’unico intervento in Aula che rimane agli archivi è la dichiarazione di voto in fiducia del Governo Prodi.
Trentacinque righe per tre minuti scarsi di discorso. Era il 19 maggio 2006. Ieri per la seconda fiducia a Prodi ha votato ma non parlato.
Nella sua commissione di competenza invece (industria, commercio,turismo) ai posteri finora è rimasto il solo intervento del 14 giugno 2006: conversione di decreto legge. Seduta aperta alle 14.30 e chiusa alle 16.15.
Del resto che possiamo pretendere: a ottantanni suonati il jetlag può giocare brutti scherzi. Meglio prenderla con calma.
Nell’ampio dibattito in corso (da parecchio) sulla crisi della carta stampata e del rapporto del giornalismo tradizionale con la Rete, si inserisce oggi il fondamentale quanto esilarante contributo dell’editore Andrea Monti Riffeser.
Uno non si aspetterebbe di divertirsi così tanto a leggere la pagina numero ventuno del “Sole 24 ore”. Ed invece.
Riffeser si oppone con vigore alla visione del suo “collega” editore Arthur Sulzberger (New York Times) di recente espressa in una nota intervista.
Per il nostro “il web non ucciderà i giornali” perchè in sintesi :
Full Color. Il web ha pochi costi ma noi, se permette, abbiamo le rotative full color che fanno i giornali tanto belli e colorati.
La nuova guida TV. I quotidiani diventeranno le nuove guide del web come accade con la tv perchè “c’è gente che naviga ore su internet senza guida”.
Fate pubblicità sui giornali. “Uno su internet può anche cliccare quello che vuole, ma se poi non va a comprare ? …Solo il giornale ha una forte fideizzazione con i propri lettori che lo vanno a comprare in edicola, questo dà più forza anche alla pubblicità pubblicata”.
Il New York Times fa schifo. “Il New York Times mi pare davvero un giornale vecchio, con una qualità di stampa bruttina, un’impaginazione improponibile e con la pubblicità che sovrasta gli articoli. Che tra l’altro sono illeggibili”
Ecco, per chi non lo sapesse e solo a titolo di precisazione, Andrea Monti Riffeser è l’editore del del terzetto Resto del Carlino, La Nazione e Quotidiano Nazionale.
Notoriamente tre bibbie del giornalismo mondiale e con siti dove la pubblicità non sovrasta affatto le notizie.
Ore 17.57
Dicono che in Senato ci sia aria da “tutti giù per terra”.
Per quelli come me che non hanno nè voglia nè tempo. Per quelli come me che hanno in calendario qualche cena. Per quelli come me che però non vogliono essere tagliati fuori dalle chiacchere con in mano la tazzina di caffè, segue annuncio :
Cercasi Zoro di ponente disposto a trangugiarsi il lungo rito sanremese al posto nostro e a riassumercelo in ottimo Bignami video.
Se uno non ritenesse Italia.it una cosa piuttosto inutile, sarebbe il caso di pensare ad un progetto parallelo in filosofia open source.
Come la Rete italiana ha dimostrato in questi giorni, lì fuori c’è molta gente preparata e compentente, pronta – credo – anche a passare dalla critica alla pratica.
Gli strumenti del resto non mancano. Anche perchè in caso contrario, in tutti questi anni avremmo parlato un po’ troppo a vanvera di condivisione, contenuti generati dagli utenti, blog, wiki, eccetera eccetera eccetera.
Se uno non ritenesse italia.it una cosa piuttosto inutile, potrebbe chessò partire proprio dal rifare quel benedetto logo con un enorme concorso di idee sottoposto alla creatività e al giudizio della Rete italiana.
Ma è facile intuire che un simile ribaltamento di filosofia e di pratiche sarebbe davvero troppo per un paese che adesso è affidato, nel migliore dei casi, ad un cetriolo verde e deforme perso in una selva oscura di font.
Se uno non ritenesse italia.it una cosa piuttosto inutile, avrebbe voglia di dire: “scusate, adesso ci pensiamo noi“.