messner everest

Tutto in un fiato

In un pomeriggio come questo di trentacinque anni fa, Reinhold Messner e Peter Habeler alzavano gli occhi e sopra di loro non trovavano che cielo. Era l’8 maggio 1978 ed erano i primi esseri umani a calpestare la vetta della montagna più alta della terra senza usare altro che i propri polmoni. Un’impresa valutata ai tempi come sconsiderata, se non suicida.

Trentacinque anni dopo l’Everest è diventato in larga parte uno strano, sempre più rischioso, parco giochi. Un parco divertimenti dove la passione per l’esplorazione dei confini ignoti tra uomo e montagna è stata sostituita dai meccanismi ben noti del business dell’avventura a tutti i costi.

Tra un paio di settimane saranno 60 anni dalla prima assoluta sull’Everest, ma la montagna di Edmund Hillary e Tenzing Norgay non è più lì da molto tempo.

Fare soldi con l’hipster

Il re Mida dell’e-commerce negli ultimi dieci anni ?

Un ex hippy sessantenne di Philadephia che nel 1970 diede retta alla fidanzata e aprì un negozio per fricchettoni accanto all’Università della Pennsylvania.

Richard Hayne oggi è presidente e Ceo di “Urban Outfitters” negozio di abbigliamento che dal 2003 al 2013 ha fatto segnare + 9000% nelle vendite online passando da 7 milioni e rotti di dollari a 663.

Meglio di tutti gli altri, pure di Amazon.

Non c’è Speranza

Le battaglie contro le citazioni ad minchiam sono praticamente impossibili.

Ieri il giovane capogruppo del Partito Democratico Roberto Speranza ha ritirato fuori questa attribuendola ancora una volta a Don Milani.

Visti da lontano

Ero fuori dall’Italia e lontano da un flusso costante di informazioni mentre tutto accadeva.

Le notizie della rielezione di Napolitano, del PD a pezzi, del Movimento 5 Stelle barricadero arrivavano attutite e perdevano, nella lontananza, gran parte della loro drammaticità.

A guardarvi da lontano mi sembrava più o meno tutto nella norma.

E non so mica se è un bene.

franco marini presidente

Spazio 1999

Amici, compatrioti, terrestri.

Credo che si sottovaluti con leggerezza la candidatura di Franco Marini e lo straordinario potere in essa contenuto: quello di farci sentire in un botto più giovani di 15 anni.

E siate sinceri con voi stessi, 15 anni in meno li vorreste qui, ora e subito.

Per dire nel 1999, quando Franco nostro si candidava al Quirinale come mediazione D’Alema-Berlusconi (vedi foto), Valentino Rossi vinceva il suo primo mondiale in 250, Lance Armstrong il suo primo Tour e a Seattle cominciavano ad essere no global. In Russia c’era Eltsin, negli Usa Clinton, in Francia Chirac. E Berlusconi era ancora pelato.

Nel 1999 nasceva Napster, ma compravamo ancora un sacco di CD. La versione di Windows era la 98 e gli adoratori di Mac si svenavano per un portatile iBook. Nel 1999 in radio passavano a manetta “50 Special” dei Lunapop e Fazio presentava Sanremo (porta sfiga ?)

Amici, compatrioti, terrestri.

In un mondo che cambia alla velocità della luce, Franco Marini è la vostra imperdibile occasione per sentirvi eternamente gggiovani.

Se siete d’accordo mandatemi un fax.

frana gyama tibet

Google Earth vs Ministero della Verità

Tutto è ormai sepolto. Anche la verità.

Il governo cinese ha archiviato la grande frana di Gyama di fine marzo sotto la voce “disastro naturale“, la stessa versione fornita nelle prime ore dall’agenzia di stampa di stato Xinhua, l’unica autorizzata ad avere inviati sul luogo dell’incidente.

Luogo dell’incidente mai indicato con puntuale precisione e ripreso sempre dalle immagini tv con una certa vaghezza.

Purtroppo o per fortuna però “al Ministero della Verità” non possono cancellare le immagini di Google Earth.

Da quelle immagini dal satellite la storia della frana di Gyama è molto diversa dal “disastro naturale” che ha inghiottito 83 persone.

Nella progressione delle immagini satellitari si nota come la vetta della montagna da cui è partita la colossale frana negli ultimi anni sia stata “lavorata” e “piallata”.

Il governo tibetano in esilio ha curato un rapporto, che seppur di parte, è ricco di dettagli circostanziati.

C’è la mano dell’uomo nel “disastro naturale”.

Qui sotto due immagini a confronto. La prima inquadra lo stato della montagna nell’estate di 3 anni fa (2010). La seconda evidenzia la portata degli interventi delle escavazioni ad agosto 2012.

gyama082012gyama frana tibet

La solitudine dei numeri grillini

C’è una costante nelle votazioni online del “Movimento 5 Stelle” (oltre la retorica digital-utopistica): la reticenza della Casaleggio Associati a comunicare il numero finale dei votanti.

E’ successo la prima volta con le primarie per il Parlamento. Il numero dei votanti effettivi (20.252) fu annunciato, dopo molte insistenze, 12 giorni dopo la “chiusura dei seggi” a margine di un post che parlava di altro.

La stessa cosa è avvenuta per le primarie per il candidato sindaco di Roma: aventi diritto, preferenze espresse, ma niente numero di votanti.

Solo con le regionali della Lombardia il dato è stato comunicato subito (2.003).

Ieri nel caso del tribolato “sondaggione” per individuare una prima rosa di candidati per il Quirinale è successo di nuovo, con l’utilizzo di una formula ancor più ambigua che ha tratto in inganno i più frettolosi: la frase “quasi 50.000 persone hanno potuto esprimere democraticamente, senza chiedere un euro a nessuno, la loro preferenza per il Capo dello Stato” non svela il numero dei votanti ma solo quello degli aventi diritto (48.282).

Motivi pratici e logici per questa continua reticenza ed ambiguità nel comunicare un dato banale non ci sono.

Non possono essere evidentemente ragioni tecniche, perchè un sistema di voto che non individui immediatamente il numero di votanti non ha ragione di esistere.

Sembra più che altro una questione di marketing:
la difficoltà ad ammettere un numero comunque ridotto di votanti, una base militante piuttosto esigua per un movimento che fa della partecipazione attiva dei cittadini una ragion d’essere.

Anche il Movimento vuole il figlio dottore

A Beppe piace ricordare molto spesso (anche oggi nell’intervista a Metro) che i deputati e senatori del Movimento 5 Stelle sono i più laureati del Parlamento:

88% of them have a university degree

Per quello che conta (un titolo di studio non trasforma automaticamente le persone in buoni politici) è un dato farlocco.

Anzi i dati dei laureati eletti nel Movimento 5 Stelle sono sotto la media del Parlamento.

Su 109 deputati, 72 hanno un titolo universitario (66%)
Su 53 senatori, 32 sono laureati. (60%)

La media tra Camera e Senato si ferma al 64% sotto altre forze politiche come PD, PDL, Scelta Civica.

Certificati di nascita con sms

Chancel Mbemba Mangulu è un promettente giocatore congolese che gioca nell’Anderlecht e che ha un piccolo problema d’età: sul cartellino belga ha come data di nascita il 1994, ma documenti precedenti lo vedono nascere nel 1988 e nella Coppa d’Africa del 2012 era registrato come nato nel 1991. A peggiorare la situazione c’è che lui nelle interviste sostiene di essere nato nel 1990.

Del resto il legame tra il calcio e la proverbiale incertezza dell’anagrafe subsahariana ha radici profonde: quelli con una certa età e una certa nostalgia ancora un po’ si interrogano su quanti anni abbia davvero Roger Milla.

Tra aneddoti calcistici ed esigenze reali in Costa d’Avorio intanto è partito un progetto pilota per registrare le nascite via sms.

Il sistema è stato testato con successo con la trasmissione dei risultati dell’ultima Coppa d’Africa.

gyama miniera tibet

La Promised Land tibetana

Venerdì scorso un’immensa frana ha interessato la valle di Gyama, 70 chilometri ad est di Lhasa.

Sotto 2 milioni di metri cubi di detriti e sassi sono rimaste sepolte, secondo le stime ufficiali, 83 persone. Dopo cinque giorni sono stati recuperati 59 corpi.

Per dare un ordine di grandezza: nel disastro di Stava precipitarono a valle circa 180.000 metri cubi di fango.

Il governo cinese ha parlato subito di “disastro naturale“. Purtroppo di naturale a Gyama c’è rimasto ben poco.

E’ infatti la sede di una delle più grandi miniere di rame, oro e altri metalli di tutta la Cina e potenzialmente fra le più grandi al mondo.

E’ uno dei simboli materialmente più evidenti di come la Repubblica Popolare consideri strategico l’altopiano per le risorse del sottosuolo.

Gyama, luogo di nascita di Songtsen Gampo fondatore dell’impero tibetano, ha visto nel recente passato tutto quello che si può ritrovare nella sceneggiatura di un film del genere “Promised Land“: inquinamento, grandi affari per i colossi aziendali, spiccioli per i residenti. Solo che questa non è la provincia americana, ma l’infinito Tibet e Hollywood è lontana. A raccontare la storia di questa valle c’è rimasta Tsering Woeser, scrittrice, attivista e blogger.

Tsering ha scritto del fiume “spostato”, dell’inquinamento dell’acqua, dei capi di bestiame morti, della scontri tra han e tibetani, della repressione della polizia, delle briciole che rimanevano ai locali.

<%image(tibet frana miniera.jpg|600|399|tibet frana miniera)%>Poi nel 2007 il governo cinese ha deciso che Gyama doveva diventare un esempio di “miniera verde“. Tutto è finito in mano al colosso statale China Gold International. Ma più che altro il progetto prevede di far diventare questo angolo di Tibet una “miniera d’oro” che in 30 anni deve portare profitti per quasi 4 miliardi di dollari e saziare la fame di materie prime della superpotenza cinese.

Ieri alla riapertura della borsa di Honk Kong le azioni della “China Gold International” hanno perso il 10% del valore. Se ne saranno preoccupati anche i grandi fondi di investimento internazionali partner del governo cinese nella società.

Il Tibet è lontano, ma i soldi sono vicini.

Quei principianti dei Guzzanti

Il discorso di Alessandro Di Battista (M5S) sul “caso marò” ha riscosso oggi numerosi pubblici apprezzamenti.

Lui, laureato al Dams, c’ha un curriculum tutto Sud America e nuvole, che a raggiungere Gianni Minà gli manca solo Teofilo Stevenson.

Una volta si sarebbe detto un background da sinistra radicale (Chiapas compreso), solo che poi è stato rapito dal Lato Oscuro della Forza ed è andato a lavorare per la Casaleggio Associati (che gli pubblica anche un libro).

Ha applaudito l’elezione della Boldrini e ha fatto i sinceri complimenti a Nichi Vendola per un discorso. Se la sinistra italiana in questi anni non si fosse sputtanata a piene mani, Alessandro di Battista forse starebbe da quelle parti lì.

Con eventualmente gran dispiacere del babbo che è uno stravagante imprenditore/politico/fascista antiberlusconiano e pure blogger.

Roba da far passare per dei principianti quelli della famiglia Guzzanti.

La rete di controllo in Tibet

Qualche anno fa in Tibet mi stupivo della ossessiva (oltre le aspettative) rete di controllo cinese.

Qualche giorno fa “Human Right Watchha evidenziato come il “piano di sorveglianza” cinese sul Tibet stia procedendo a passo spedito, sia con mezzi tecnologici che con strategie amministrative e sociali.

Dopo aver “commissariato” i monasteri, dopo aver militarizzato la Tar (Tibet Autonomous Region) con più di 600 nuove stazioni di polizia, dopo aver disseminato Lhasa di telecamere e varchi presidiati, ora Pechino estende anche al Tibet un livello di controllo sociale capillare attraverso l’introduzione dei “comitati di quartiere”.

Intanto la diaspora tibetana nelle ultime 24 ore ha diffuso la notizia di altre due immolazioni nell’est dell’altopiano (contee di Zamtang e Gannan)

Da febbraio 2009 la tragica contabilità ha toccato quota 111.

due papi

Papi

La storia passa di qui e non è che puoi far finta di niente.

 

Riparte il circo rimborsi

Mercoledì prossimo (27 marzo 2013) scadono i termini per la presentazione delle domande per ottenere i rimborsi elettorali per le elezioni politiche e regionali del 24 e 25 febbraio.

Poi ci saranno le riunioni degli uffici di presidenza di Camera e Senato per decidere le diverse attribuzioni.

Insomma riparte il circo rimborsi. Spettacolo assicurato.

Sapevatelo.

In Parlamento ci nascondono molte cose

La settimana scorsa, mentre Grasso teneva il suo discorso di insediamento come Presidente del Senato, il canale “La Cosa” sul blog di Beppe Grillo mandava in onda un filmato dove c’era uno che sosteneva che “su Marte ci nascondono molte cose” (giuro, per gli appassionati del genere il video è questo).

Era sabato e molto probabilmente alla postazione di comando de “La Cosa” negli uffici della “Casaleggio Associati” non c’era nessuno: andavano in loop i video precedentemente selezionati da qualche appassionato di complotti marziani.

Lo streaming si potrebbe definire quasi un mito fondante del Movimento 5 Stelle.

Tutto in streaming !

O quasi tutto.

In questi giorni alcune riunioni dei gruppi del Movimento, quelle più delicate, si sono svolte a porte chiuse. Qualcuno pare abbia detto: “trasparenti sì, fessi no“. Alla fine escono i capigruppo e fanno il piccolo video di riassunto che (per chi avesse frainteso) non è informazione, ma comunicazione politica tanto come un comunicato stampa.

Comunque il Movimento ha detto che chiederà lo streaming di tutte le riunioni di commissione.

In linea generale niente di male per carità, ma se l’obbiettivo è la trasparenza è necessario lavorare sulle parole, sui dati e sulla loro massima apertura. Migliorare la qualità e ricercabilità delle informazioni istituzionali.

Capisco che sia una roba un po’ più complicata che mettere una webcam in una sala, ma forse un pelo più utile.

Perchè il rischio è che alla fine con questo benedetto streaming si riduca tutto ad un Grande Fratello.

E non parlo di quello di Orwell.

Penso più a quello della Endemol.

—–

update delle 19.30: pare che al capogruppo Crimi sia scappata qualche parola di troppo sul Capo della Stato. Tutto in diretta streaming.

Non habemus smartphone

Piazza San Pietro stracolma con gli smartphone all’insù nella serata dell’habemus papam.

Una foto significativa della tecnologia che invade la vita quotidiana e la storia.

Però quella sera ci dovevano essere in Vaticano parecchi stranieri, almeno a giudicare dai grafici contenuti nell’ultimo rapporto (fine 2012) del “Bank of America Merrill Lynch Global Wireless Matrix” che trovate qui sotto: secondi nella penetrazione del mobile, ma molto più in basso per la diffusione degli smartphone.

Altro grafico interessante quello che posiziona il mercato italiano al secondo posto (quasi primo a pari merito) per i margini di profitto.

(via Peter Nowak)

profitpenetration1

 

La pirateria non è un pericolo

Il mercato della musica digitale non è danneggiato dalla “pirateria”. Anzi.

E’ una delle conclusioni di una ricerca dell’Institute for Prospective Technological Studies (uno dei centro studi a disposizione della Commissione Europea).

Gli autori (Luis Aguiar e Bertin Martens) hanno analizzato una base di dati piuttosto corposa e precisa e profilato il comportamento di 16.290 utenti di cinque nazioni: Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Italia.

I risultati confermano che il download illegale non danneggia il mercato della musica digitale e che i siti di streaming sono un volano per le vendite: “our fi ndings suggest that digital music piracy should not be viewed as a growing concern for copyright holders in the digital era“.

Per quanto riguarda in specifico l’Italia ci piazziamo secondi (dietro la Spagna) come download illegale e ultimi nella fruizione dello streaming legale.

(qui il rapporto integrale)

La mossa Tenzin

Un papa semplice e simpatico. A Jorge Mario Bergoglio pare venir tutto naturale.

Dietro i gesti e le parole non sembra esserci una strategia di comunicazione messa giù a tavolino, ma l’indole dell’uomo venuto dalla fine del mondo.

Il paragone con il suo predecessore sotto questo profilo non si può nemmeno immaginare.

E forse qualche cardinale nel chiuso della Cappella Sistina ha pensato proprio quello: per risollevare le sorti e l’immagine della Chiesa di Roma qua non ci serve un insigne maestro di teologia ma uno che possa fare concorrenza a Tenzin Gyatso.

Le mani pulite in tasca

Nelle prossime ore, vista l’attualità politica, magari qualcuno tirerà fuori una citazione:

A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca

E’ una citazione che ha una storia curiosa.

Negli ultimi anni in molti l’attribuiscono a don Lorenzo Milani grazie soprattutto ad un accenno che fece Roberto Saviano nel suo intervento al Palasharp nel febbraio 2011 e riportato in un suo articolo su Repubblica.

C’hanno titolato pure un libro quelli di Chiarelettere.

La frase però non è di don Milani ma di don Primo Mazzolari (scritta in modo leggermente diverso da come viene citata in “Tempo di credere” opera del 1940)

L’equivoco, poi diffuso dalla Rete, viene probabilmente da un vecchio articolo di Famiglia Cristiana degli anni ’90 che riporta una scritta nella bottega del falegname di Vicchio.

A confermare la mancata attribuzione della citazione anche Michele Gesualdi.

Insomma, a volte con le citazioni è necessario sporcarsi le mani.

9 cose sui rimborsi elettorali

<%image(rimborsielettorali.jpg|826|589|rimborsi elettorali)%> Si parla e si scrive tantissimo di rimborsi elettorali ai partiti, ma anche negli “spiegoni” migliori succede di lasciare indietro qualche pezzo utile alla comprensione.

In sintesi:

1- con la nuova legge i soldi che finiscono ai partiti come “rimborso” sono al massimo 91 milioni di euro all’anno.

2 – di questi 63,7 milioni sono “rimborsi” elettorali veri e propri (70%). Il restante 30% è co-finanziamento ai contributi privati ricevuti dai singoli partiti o movimenti.

3 – i 63,7 milioni sono divisi in 4 fondi rispettivamente per Camera, Senato, elezioni europee e regionali. Vuol dire che per questa tornata elettorale delle politiche 2013 i rimborsi ammontano a 32 milioni di euro.

4 – i 32 milioni di euro sono per ogni anno di legislatura parlamentare. Il finanziamento comunque si interrompe se si interrompe la legislatura, questo grazie ad una modifica della vecchia legge avvenuta nel 2011 e che molti dimenticano.

5 – ai rimborsi elettorali non serve rinunciare esplicitamente, basta non farne richiesta entro 30 giorni dalle elezioni.

6 – con l’attuale legge, anche senza l’annunciata volontà di non ottenere i rimborsi, molto probabilmente il Movimento 5 Stelle non avrebbe potuto ricevere i fondi elettorali per la mancanza di alcuni requisiti del proprio “non statuto“.

7 – senza governo si torna alle elezioni e quindi i fondi a cui rinuncerebbe il Movimento 5 Stelle non sono 42,7 milioni, ma circa 8.

8 – nel 2000 i Radicali hanno promosso un referendum per l’abolizione dei rimborsi elettorali. A votare andò solo il 32% degli aventi diritto. Niente quorum (71,1% di favorevoli pari a circa 10 milioni di elettori).

9 – i conti precisi su quanto ci sono costati i rimborsi elettorali li ha fatti la Corte nei Conti nel 2010 con questa tabella.