Beppe Grillo con la denuncia per “plagio e diffamazione” e la relativa richiesta di oscuramento del sito non ufficiale beppegrillo.tv entra di diritto nel prestigioso e ben frequentato club inaugurato anni fa da una nota cantante newyorkese: il club dello Streisand Effect.
In poche parole: tirarsi la zappa sui piedi.
Pubblicizzare urbi et orbi una cosa che si vorrebbe nascondere ed oscurare.
A ben guardare le mosse di Beppe Grillo, o meglio dei suoi consulenti in Rete, non sembrano essere azzeccatissime.
Sostenere che beppegrillo.tv è “un clone” di beppegrillo.it appare forzato: il sito (gestito da un genovese) sfrutta certamente per fini commerciali i contenuti prodotti da Beppe Grillo, ma la gran parte di questi contenuti sono video “incorporati” (embedded) da Youtube. Una pratica lecita e che si concede agli utenti di tutto il mondo nel momento in cui si carica un proprio video sulla piattaforma (paragrafo 10.1 lettera B dei termini d’uso). Una possibile violazione del diritto d’autore c’è invece nella sezione “Testi” dove vengono riprodotti alcuni spettacoli di Grillo.
Insomma piuttosto che procedere sul sentiero scivoloso di una denuncia per “plagio e diffamazione” la strada facile e comoda era quella di un ricorso al Wipo per l’utilizzo di “beppegrillo.tv” con il 99,9% di possibilità di ottenere il controllo di dominio nel giro di pochissimi mesi.
Procedura da ripetere anche con beppegrillo.com e .net e org, tutti siti non registrati dal comico ma sfruttati da altri.
Perchè se sei beppegrillo.it, con il giro che hai messo su, 200-300 euro l’anno per proteggere almeno le estensioni di dominio più famose li devi spendere.
Anche se sei di Genova.