Bartolo Pieggi, il ritaglista non archiviato

Sono stato un ritaglista, incostante certo, ma pur sempre un ritaglista. Da parecchi anni con l’arrivo di certa tecnologia le cartelline multicolori in cui finivano i miei ritagli di giornale crescono molto lentamente, quasi niente.

Bartolo Pieggi era un ritaglista, un ritaglista con la erre maiuscola, forse patologico. Raccontano Giacomo Papi e Mario Portanova sul numero in edicola di Diario:

“..ogni giorno comprava di tasca sua 25 quotidiani, di cui solo 8 italiani…trascorreva le mattine in redazione a leggere e ritagliare..il pomeriggio andava via presto verso Verlag (casa editrice in tedesco). Verlag era un appartamento non riscaldato…grandi scaffali industriali che ci passava a malapena, due stufette elettriche e un esercito di buste gialle, in ordine alfabetico dove riposavano fiumi di notizie invecchiate. L’ultimo censimento aveva fotografato l’esistenza di 30 mila lemmi.

C’è chi sostiene che metter le mani là dentro fosse un inferno se non eri Bartolo. Per altri i criteri di archiviazione erano aristostelici. Per i primi se cercavi qualcosa su Proust dovevi cercare sotto la lettera “C” di Culi. I secondi assicuravano che bisognava guardare la lettera “S” di Scrittori e la lettera “O” di Omosessuali.

Bartolo Pieggi è morto nel 1990, del suo archivio di notizie si son perse le tracce e in fondo non sarebbe molto utile in questi tempi di database, di sistemi di “document management” e di motori di ricerca.

L’unico piccolo rammarico è che un archivista così appassionato oggi non venga ricordato nemmeno una volta dal più utilizzato archivio del globo : Google.

Fra un paio di giorni questo post, nel suo piccolo, rimedierà al torto.