Durante lo scontro Giornale vs Emma Marcegaglia, nel gran turbinio di telefonate per capire-sedare-stoppare, solo un telefono rimane tristemente muto.
E’ quello di Paolo Berlusconi principale azionista del Giornale.
Durante lo scontro Giornale vs Emma Marcegaglia, nel gran turbinio di telefonate per capire-sedare-stoppare, solo un telefono rimane tristemente muto.
E’ quello di Paolo Berlusconi principale azionista del Giornale.
Dalle parti di Mante, qualcuno nei commenti si è accorto della straordinaria e sorprendente somiglianza dell’identikit dell’attentatore di Maurizio Belpietro con Bernard di Indovina Chi.
Bersani che fa un discorso bello spiano e pieno di buone battute, di questi tempi sembra quasi opposizione.
Per un pezzo “locale” mi sono occupato dello stipendio che riceve un consigliere regionale dell’Emilia Romagna. Cose abbastanza note.
Ho voluto però uscire dalla casistica generale e prendere il caso di un anno di lavoro del “mio” consigliere regionale. Per “mio” si intende un consigliere regionale eletto nella mia provincia che, senza coincidenze, conosco da molti anni abitando a 100 metri da casa mia.
Quello che è venuto fuori sono un paio di tabelle che potete scaricare da <%media(Consigliere regionale.pdf|qui)%> e <%media(Consigliere regionale sintesi.pdf|la seconda parte qui)%>.
La sostanza del lavoro e della relativa retribuzione di consigliere regionale molto impegnato (presidente di commissione e membro di altre due) e tutt’altro che assenteista (96% di presenze in aula) è sintetizzabile così:In dodici mesi (dal primo aprile 2009 al 31 marzo 2010), sono 69 i giorni di lavoro impegnati in regione per Riunioni di assemblea e commissioni per un totale di 157 ore e 36 minuti.
Minimo di giorni impegnati in un mese: 4. Massimo 10. Vacanze lunghe in estate e a Natale. Inattività per un mese e più per la campagna elettorale. Ci si è riuniti più che altro in mezzo alla settimana, quasi mai il lunedì (4) o il venerdì (1).
Questo impegno è stato retribuito con una indennità lorda di 7.607 mensili più 1.463 euro (sempre mensili) come presidente di commissione. Totale 9070 euro.
Netti si riducono a 4.500 euro circa, a cui però bisogna aggiungere i 2.700 euro di rimborsi mensili forfettari (che il consigliere li spenda o meno e non tassati) più un rimborso delle spese di trasporto in base alla distanza della residenza dalla sede di viale Aldo Moro a Bologna. Nel nostro caso (176 km totali tra andata e ritorno a viaggio) il rimborso da diritto a circa 1.840 euro mensili.
In sostanza si portano a casa 9.000 euro al mese netti (netti ma con cui bisogna pagare un po’ di spese e magari girare qualcosa al partito).
In più si ha diritto dopo 5 anni di mandato ad andare in pensione (assegno vitalizio cumulabile con altre pensioni) con circa 1.500 euro alla veneranda età di 60 anni . Se gli anni di mandato sono dieci l’assegno vitalizio sale a 2.700 euro circa.
Dulcis in fundo la liquidazione, pari a 38.000 euro lordi ogni 5 anni.
Anche calcolando che il lavoro di consigliere regionale non si esaurisce in aula e commissioni, che bisogna studiare e curare il territorio e che ci sono le spese per le campagne elettorali, forse, per avere un po’ meno antipolitica, qualcosa da rivedere c’è.
La vera domanda dell’affare Montecarlo-Fini è in sostanza una: in tutti questi anni in cui Fini e i finiani hanno sguazzato nel pantano berlusconiano e frequentato le segrete stanze, quanta robaccia possono aver raccolto su Silvio Berlusconi e la sua trega ? E quando la tireranno fuori in questa specie di guerra termonucleare ?
<%image(adro_scuola_adro_lega_nord_06.jpg|738|462|adro sole alpi)%>Il sindaco di Adro ha un problema.
Quel problema si chiama Ufficio Italiano brevetti e marchi.
Il problema è che “il sole delle alpi” con cui il sindaco ha marchiato la nuova scuola del suo paese che dice essere “un simbolo del nostro territorio che si trova su alcuni portoni e in chiesa“, non l’ha copiato da quello della chiesa.
L’ha invece preso pari pari (come segnalato da un lettore de il Post) dal simbolo che la Lega Nord ha depositato nel 1997.
Ora che facciamo, paghiamo i diritti d’autore alla Lega ?
Spiegare cose banali ad un ministro dell’istruzione non è provocatorio ma semplicemente deprimente. Tocca farlo lo stesso.
Sulla vicenda della scuola di Adro tappezzata di “Sole delle Alpi” il ministro Maria Stella Gelmini dice: “mi piacerebbe che tutti coloro che hanno polemizzato in queste ore con il sindaco di Adro lo facessero per coerenza anche le molte volte in cui sono i simboli della sinistra a entrare in classe“.
La differenza tra un ragazzo che entra in classe magari con la maglietta di Che Guevara e una scuola tappezzata di poster di Che Guevara per ordine del sindaco non può sfuggire neanche a Maria Stella Gelmini. Il primo caso è la libera espressione di una opinione (che può piacere o no) l’altro è l’imposizione forzata di simboli e convinzioni da parte dell’autorità.
Son quelle cose semplici che si imparano in prima liceo o giù di lì.
Lo scorso inverno raccontavo di come un banale errore di un grafico avesse scatenato scontri religiosi in India e fatto il giro del mondo.
Oggi c’è la vicenda del rogo dei Corani promossa da Terry Jones e i suoi quattro gatti in Florida.
Tutto questo, una volta di più, ci dice che nei meccanismi dell’informazione globale non ci sono più angoli bui dove la stupidità possa essere ignorata. E ci suggerisce che forse qualche anticorpo lo dobbiamo cominciare a sviluppare dal basso.
Roma, 3 settembre 2010, Silvio Berlusconi: Comunque, la settimana prossima sottoporrò al Capo dello Stato il nome di un nuovo Ministro dello Sviluppo..
Visto che oggi il Presidente del Consiglio vola da Putin, anche per questa settimana niente Ministro dello Sviluppo Economico.
Si rifà invece rivedere in giro Claudio Scajola che dopo aver dato del “rompicoglioni” al cadavere di Marco Biagi e abitato case pagate da altri senza rendersene minimamente conto, prepara il suo secondo ritorno.
Si attende la terza pirlata per il premio Nobel.
Ecco, questo paese si indigna con Giulio Andreotti alla veneranda età di 91 anni per una frase su Giorgio Ambrosoli. Il pantano in cui ha condotto gran parte dei primi 90 anni invece era materia per grandi elogi. A posto così.
Dicono i finiani che la Brambilla organizzava pullman di ultras berlusconiani destinazione Mirabello, giorno 5 settembre, in occasione del discorso di Fini alle 18.
Trattasi di equivoco: l’appuntamento era per le 21.30 per l’immancabile: “musica con Lello Lelli e Tatiana – Illusionismo con il Mago Kabul”.
Vuoi mettere.
Il problema è che quando torni il pelo sullo stomaco magari si è, anche se di poco, accorciato. Sei stato fuori, hai preso aria fresca e allora si fa sotto il problema della nausea che ti viene a vedere che tutto il gioco, la politica, i titoli dei giornali del tuo Paese girano attorno al grande dilemma: come facciamo a salvare Silvio Berlusconi dal tribunale e da una condanna ?
E la nausea non si fa certo indietro quando pensi che fra qualche anno (pochi o tanti che siano), quando Silvio Berlusconi sarà passato ad altra vita, molti con gran tuffo carpiato giureranno che anche loro era nauseati.
Tu non te li ricordi così nauseati, ma fa lo stesso.
Tu stai lì a veder ricrescere il pelo sullo stomaco e a sperare che prima o poi non ti soffochi.
<%image(gheddafi 1000 ragazze.jpg|594|506|gheddafi 1.000 ragazze per)%> Immaginate voi lo stato d’animo di Silvio Berlusconi nel leggere l’annuncio (qui a fianco) per il reclutamento delle 1.000 (mille) giovani ragazze di Gheddafi ? No dico lo immaginate ?
Come sempre cliccare per ingrandire
<%image(tramonto santiago.jpg|450|600|tramonto santiago de compostela)%>Una specie di Woodstock permanente del cattolicesimo.
Abbracciata dal tramonto Santiago de Compostela si dimentica per un attimo del gran casino di pellegrini più o meno zoppicanti e vescicati, dei cori dei fedeli, delle braghette degli scout e dell’alta marea di souvenir made in china.
Pare tirare un respiro. Uno solo.
Poi è di nuovo tempo di tavoli nei vicoli, di piatti di pesce e molluschi, di Albariño e gran vociare. Nella Plaza Cervantes c’è il pieno di gente e di Estrella Galicia per Tony Lomba, che per quel poco che ho capito è una specie di eroe pop-trash dell’estate galiziana 2010.
Sotto il cielo di San Giacomo c’è posto per tutti.
Nella notte di Donostia-San Sebastian i muri della città vecchia si riempiono dei visi, quasi tutti giovani o giovanissimi, dei detenuti “politici” dell’indipendenza basca. Da sempre Aste Nagusia, la semana grande, è una vetrina per la causa basca. Alla mattina di quei volti non c’è più traccia, strappati via, inghiottiti dalla folla, dalle piccole montagne di pintxos e dalla vita normale di tutti i giorni.
Sono circa 750 i detenuti baschi nelle carceri spagnole. Assassini e ideologi. Ragazze e uomini fatti.
E’ strano e difficile per chi viene da fuori capire una terra così, che si riconosce soprattutto in una lingua cruda, antica e misteriosa.
E’ difficile, ma con molta probabilità la causa basca trova più ragioni nel sorriso spianato delle ragazze che ballano in piazza al suono improvvisato della fisamornica che nella scelta, dura e disperata, della violenza indipendentista ed identitaria.
O così a me oggi pare.
<%image(aironi valladolid.jpg|800|600|aironi valladolid)%>Mentre cerco di scrollarmi di dosso il calor di Valladolid penso che qui la cosa più curiosa è la sostituzione, massiccia e implacabile, dei piccioni con gli aironi. E non sono allucinazioni da Ribeira del Duero (come foto dimostra).
Denis Verdini ha molti incarichi e a quanto pare molti impegni. Presiedeva fino alla scorsa settimana una banca, fa il coordinatore del Pdl, fa l’azionista di diversi giornali tra cui il Foglio di Giuliano Ferrara. Dal 2010 a questi impegni ha aggiunto, suo malgrado, un po’ di visite in alcune procure della repubblica perchè indagato in diverse inchieste.
Dalle indagini e dalle intercettazioni è emerso, al di là dei rilievi penali, che Denis Verdini si dava un gran da fare per la sua banca, per i suoi conoscenti, per fare e far concludere affari, per ripianare debiti.
In verità tra i suoi impegni da parecchi anni ce n’è anche un altro: il deputato della Repubblica Italiana. Impegno per cui riceve un’indennità,uno stipendio e, quando verrà l’ora, una discreta pensione.
Secondo i dati ufficiali della Camera Denis Verdini non è un infaticabile deputato:
– proposte di legge presentate : zero
– interrogazioni, mozioni, interpellanze: 1 (sul caso escort a Bari)
– ordini del giorno: zero
– interventi in assemblea : 1
– presente a solo un terzo dei voti (34%)
– 598° su 630 nell’indice di attività parlamentare elaborato da OpenParlamento
In questi anni insomma Verdini si è fatto molto gli affari suoi, un po’ quelli del suo partito e ha lasciato le briciole (quasi un hobby) alla sua attità parlamentare.
Io non so a che “stato di polizia” pensava Giuliano Ferrara quando è sbottato oggi alla conferenza stampa di Verdini per poi ripetere il numero al Tg1, ma nelle democrazie occidentali dagli Stati Uniti in giù, uno come Denis Verdini si sarebbe già dimesso, non da incarichi di partito, ma da deputato.
Il problema dell’Italia è quello lì: il minimo etico è diventato il codice penale e possibilmente con condanne dai dieci anni in su.
Tutto quello che sta sotto sono bazzecole.
Il nuovo eroe della Rete si chiama Amedeo Ciccanti. Di mestiere fa il senatore della Repubblica per conto dell’ Udc.
Ha il merito di aver pubblicato sul proprio blog un piccolo esemplare bignami dell’opinione che il legislatore italiano medio ha di Internet.
La competenza e la profondità di analisi del senatore Ciccanti l’ha giudicata bene Guido Scorza.
Così stiamo messi. Ci sarebbe da ridere se qualcuno ne avesse ancora voglia.
Il fattaccio Google vs Vaticano segnalato per primo l’altro giorno da Luca Sofri marca uno smacco non tanto per Santa Romana Chiesa quanto per quelli di Mountain View.
Il sito “pedofilo.com” che finiva in testa ai risultati con la ricerca “vatican” altro non era che una copia del sito ufficiale del vaticano senza alcun link in entrata. Insomma niente a che fare con il googlebombing, più che altro un buco bello grosso nei meccanismi di indicizzazione.
Non è comunque il primo caso in cui “dirottano” il sito del Vaticano.
Il precedente, per quelli che hanno un’età per ricordarselo, fu più di dieci anni fa con il fake vaticano.org.
Roba molto più creativa e divertente dove il papa rassicurava i fedeli anche con testi degli 883.
Mentre l’avvocato Ghedini si affanna a smentire urbi et orbi che “Cesare” non è Silvio Berlusconi, quel gran faccione di Fedele Confalonieri va in televisione su Rai Due e in una lunga intervista tutta incentrata sul suo rapporto con il Presidente del Consiglio si lascia scappare un “Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Se gli altri han fatto dieci, Berlusconi ha fatto novanta“.