forconi me cojoni

I Forconi, me cojoni

Attenzione il seguento testo ha contenuti non adatti ad un pubblico non radical chic.

La Rivoluzione, rigorosamente maiuscola, è in ritardo di un anno. L’orologio della Storia era già posizionato per l’8 ottobre del 2012.

Qualcosa andò storto. Dovevano essere “sei giorni di fuoco per l’Italia“, ma finì che se ne accorsero solo gli automobilisti sulla regionale Pontina 148 all’incrocio per Latina.

Latina caput mundi. Latina il focolaio della Rivoluzione. Avresti mai detto ?

Un anno e un mese dopo quelli del “Comitati Riuniti Agricoli” dell’Agro Pontino e il movimento “Dignità Sociale”, capitanati da Danilo Calvani (quello che viaggia sulla vecchia Jaguar), trovano attenzione in un’Italia ancor più incattivita e disorientata.

La trovano grazie anche ad un incessante lavoro di coordinamento e raccolta di tutti quei piccoli, micro-casalinghi movimenti politici e sociali sparsi per l’Italia che nessuno è disposto a filarsi, manco sulla quindicesima pagina del giornale di provincia, e che hanno leader (oddio) piuttosto atipici per il dibattito pubblico.

Sono gli stessi che emergono in queste ore dalla impietosa radiografia che si sta facendo del cosiddetto “Movimento dei Forconi“: impallinati del signoraggio, complottisti al quadrato, anti-euro e pro-lira, fissati del Gruppo Bilderberg, antisemiti di ritorno. Perfino convinti sostenitori delle scie chimiche.

Un insieme umano che solo in un Paese profondamente indebolito dal punto di vista economico, politico, sociale e culturale trova seguito e spazio.

Di tutto questo a chi scende in rotonda (anche la scelta dei luoghi ha significati profondi) poco importa. Il messaggio comune (oltre al Mameli in versione poropò poropopopo) è “basta politici” o lo slogan preso in prestito da Beppe Grillo “tutti a casa”.

L’altro giorno davanti a Montecitorio Carlo Sibilia, uno dei deputati cinquestelle più “creativi” (impallinatissimo di Bilderberg e a quanto pare di matrimonio tra specie diverse purchè consenzienti) conveniva con la piccola folla : tutti a casa. Poi però gli hanno urlato: “anche te !“.

C’è rimasto male.

La politica intanto rincorre affannata e annusa l’aria, tra tentazioni di tanto peggio tanto meglio (Grillo e Berlusconi) e speranze che le feste di Natale arrivino presto (Letta-Alfano).

Perchè a Natale, da che mondo e mondo, non si son mai viste rivoluzioni.

Neanche a Latina.

Il voto “feudale” del PD

Dal piccolo osservatorio della provincia emiliana il congresso, piuttosto bizantino, dell’ultimo partito organizzato italiano svela qualche dato politicamente e sociologicamente interessante.

Renzi batte di misura Cuperlo 42 a 40. Civati si inchioda a 17% e Pittella imita Potenza e non perviene.

A dirlo un anno fa, non si sarebbe detto (di Pittella magari sì).

L’iscritto e militante emiliano-reggiano (che ancora fatica a far propria la mutazione linguistica in “Democratiche” delle Feste dell’Unità) sceglie, non senza un certo travaglio, il sindaco di Firenze.

A guardare da vicino la mappa di questo piccolo osservatorio di provincia, dove in certi circoli si ritrovano a votare in 8 (eroi), ne viene fuori un quadro “feudale”.

Solo a titolo d’esempio.

Nella Correggio di Luciano Ligabue, dalla parte di Cuperlo c’è l’inossidabile deputato Maino Marchi e Cuperlo vince.

Nel comune di Casalgrande l’astro nascente, già bersaniano di ferro, è il sindaco Andrea Rossi che però a questo giro appoggia Renzi e Renzi vince alla grande.

A Vezzano sul Crostolo, piccolo comune pedemontano che esprime un consigliere regionale e il vicepresidente della provincia entrambi lettiani di lunga data e sostenitori di Cuperlo, vince senza storie Cuperlo.

A Scandiano, seconda o terza patria di Romano Prodi, è di casa il consigliere regionale Beppe Pagani renziano di prima istanza e Renzi stravince.

A Quattro Castella il giovane ed intraprendente sindaco appoggia il collega fiorentino e a Quattro Castella Renzi si impone con facilità.

A Cavriago, dove in piazza dimora ancora il busto di Lenin, uomo forte è l’assessore provinciale Mirko Tutino che è civatiano. E indovinate cosa fa Civati all’ombra di Lenin ? Sì, vince.

Nell’ultimo partito organizzato italiano il dirigente locale c’ha ancora il suo fascino.

Ah, a proposito: Pittella a Potenza è pervenuto ed ha vinto. Mantiene il feudo.

Finchè morte

Morire tutti e due a 87 anni in luoghi diversi, ma quasi nello stesso istante, ieri notte.

E gli 87 anni prima averli passati insieme, sposandosi.

Ecco, io non so se ci sia davvero qualcuno lassù, ma se c’è, è di certo un gran sceneggiatore.

A proposito di coltan

Noto un ritorno di interesse per l’argomento “coltan” complici un paio di uscite degli esponenti più in vista del “Movimento 5 Stelle” tra cui Roberto Fico a “Che tempo che fa” l’altra sera.

Sarebbe anche un tema interessante (e complesso) ma legarlo alla tragedia di Lampedusa e alla questione delle migrazioni in Europa è una di quelle superficiali analisi che non vanno passate sotto silenzio.

La columbite-tantalite (alias coltan) è stata oggetto a partire dal 2000 di alcune campagne di sensibilizzazione per il suo legame con le guerre nella tormentata Repubblica Democratica del Congo. Il tantalio, pur avendo un ruolo minore, ha ottenuto maggior attenzione di altri metalli (ad esempio lo stagno ricavato dalla cassiterite) per il suo legame con l’elettronica di consumo. In verità il tantalio è utilizzato da più di 100 anni e in diverse applicazioni e solo il 40% finisce nei condensatori per l’elettronica.

Ad oggi si stima che circa il 20% del tantalio provenga dalla Repubblica Democratica del Congo e che abbia rappresentato il 6% delle fonti di finanziamento delle diverse milizie che combattono nella zone est del Congo, in particolare nelle province del Kivu.

Le campagne di sensibilizzazione hanno comunque portato in questi anni a diverse iniziative legislative per ripulire e regolamentare il mercato del tantalio e di altri metalli. Tra queste la sezione 1502 del “Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act” del 2010.

Detto questo (anche se molto altro ci sarebbe da dire) non c’è nessun nesso tra il coltan e gli sbarchi di Lampedusa o l’immigrazione in Italia ed Europa.

Le miniere sono state un polo d’attrazione di manodopera, in particolare nei periodi in cui il prezzo del tantalio è salito. Negli anni 1999-2001 non a caso si parlò in Repubblica Democratica del Congo di “febbre da coltan”, una specie di corsa al tantalio.

A Lampedusa in questi giorni, mesi ed anni non sono arrivati congolesi (milioni sono invece sfollati a causa della guerra all’interno della stessa Rdc e nei paesi vicini) ma somali, tunisini, eritrei, siriani. I cittadini congolesi residenti in Italia sono meno di 4.000 (la ministra Kyenge, congolese, è cittadina italiana dal 1994).

Il mondo è un posto piuttosto complicato e le semplificazioni superficiali non aiutano.

Né in televisione, né in Parlamento.

Il genitore 1 degli imbecilli è sempre incinta

I fatti: Camilla Seibezzi consigliere comunale a Venezia ha proposto di mettere sui moduli di iscrizione scolastica “genitore” invece di un ipotetico “madre e padre”. Cecile Kyenge si è detta d’accordo.

Da lì è partito l’ennesimo circo politico-mediatico basato sul nulla cosmico.

Partiamo dalle cose banali: quanti moduli scolastici avete firmato dove c’era lo spazio “Madre” e “Padre” o addirittura “Mamma” e “Papà” ? Probabilmente pochini.

Nella stragrande maggioranza dei casi c’è scritto “genitore” o “genitori”.

Il problema vero, quello che ha solleticato ed inorridito la sensibilità comune è quel numero “Genitore 1” “Genitore 2“. Mamma e papà che diventano un numero è davvero troppo.

Peccato che nessuno, prima di tutti Camilla Seibezzi, abbia proposto di mettere quel numero.

E’ un’invenzione giornalistica: qualcuno ad un certo punto mentre scriveva il suo pezzettino di colore ha pensato bene di attaccare la numerazione. Avrà pensato che fosse divertente.

Intanto Camilla Seibezzi è stata minacciata di morte.

Tutto questo ricalca parecchio questo schema: il mondo è un posto complicato e un po’ stupido.

E il genitore 1 degli imbecilli è sempre incinta.

L’aldilà politico

C’è vita oltre la politica.

Ordinare una birretta, sedercisi e fianco, un pacca sulle spalle.

C’è vita oltre la politica Pier Luigi.

Quasi quasi l’ha capito anche Walter, a parte quando gli prende quel terribile vizio di scrivere le lettere ai giornali.

C’è vita oltre la politica. Massimo, no, non fa testo. E’ un caso clinico quello Pier.

In teoria, se il governo di Enrico va avanti un paio d’anni, al prossimo giro manco potresti candidarti in Parlamento. Dai su.

C’è vita oltre la politica. Lo insegna anche la Socialdemocrazia europea. La Socialdemocrazia Pier !

Gerhard si è dato agli affari e guadagna bene, Lionel si è messo in pensione.

C’è vita oltre la politica. Anche per chi perde.

Ecco come fanno traffico alla Casaleggio

Sulle desolanti e un filo imbarazzanti tecniche di convogliamento di click che utilizzano dalle parti della Casaleggio Associati già si è ampiamente scritto, in parte anche anche qui.

Non ci sarebbe molto più da dire, se non che arrivano perle come quelle nell’immagine a fianco e allora bon, sai che si è cominciato a scavare sul fondo.

Un capezzolo della moglie di Gigi d’Alessio (ho un terribile e fulminante vuoto di memoria e non ho voglia di googlare), una frase criptica sull’ennesimo possibile sperpero della Casta et voilà il gioco è fatto.

Ecco come fanno traffico alla Casaleggio, verrebbe da titolare.

Metafore calcistiche

Ieri nella calura padana è cominciata l’avventura in serie A del Sassuolo di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria.

E’ cominciata non sul campo, ma ai botteghini dello stadio di Reggio Emilia dove c’era la prevendita degli abbonamenti della stagione 2013-2014.

Non è andato proprio tutto liscio e nel racconto di questo minuscolo episodio forse si nasconde una lezione più grande sull’Italia, la sua classe dirigente e la sua crisi.

Giorgio Giovanardi la racconta così:

Orario apertura ore 9.00, circa 200 persone in fila. Pronti via. L’unica stampante in dotazione non parte. Panico.

Le tre ragazzine ingaggiate per vendere gli abbonamenti non hanno la minima idea di come fare. Un volontario tra gli astanti, tecnico di informatica, si incarica di far ripartire la stampante. Ore 10 inizia la vendita, mediamente 10 minuti per ogni abbonamento più la fondamentale tessera del tifoso!

Ovviamente tutto questo si svolge sotto un sole a picco. Le persone tentano di difendersi con gli ombrelli. La fila procede a rilento o proprio non procede. Alle 14 una delle tre ragazze annuncia alla folla che la stampante si è rotta, che non si può procedere, che ha provato a contattare i responsabili del Sassuolo calcio ma nessuno risponde. Lei non può andare avanti perciò annuncia ” tutti a casa”.Si scatena l’inferno: urla, bestemmie, arrivano i Carabinieri e la Polizia. La poveretta scoppia in un pianto dirotto e grida di volere andare a casa. Ma ecco che scatta il genio italico, qualcuno tra il pubblico propone una colletta di 50 cent / 1 euro a testa per comprare una stampante nuova.

Rapidamente l’idea prende piede, vengono raccolti i soldi, qualcuno si incarica di andare a comprare la stampante nella vicina Mediaworld. Una volta acquistata, un altro volontario in fila, tecnico informatico, si incarica di renderla operativa.

Roberto Saviano nel mare magnum

L’ultimo articolo di Roberto Saviano su Repubblica non è passato inosservato e non sono mancate le critiche per la confusione e la superficialità d’argomenti.

Dirò una banalità che peraltro ho già scritto in passato: Roberto Saviano, vivaddio, appartiene al genere umano quindi a volte commette errori. Altrettanto ovviamente tutte le cose buone prodotte non vanno in prescrizione a causa di quegli errori, ma l’ampio credito ottenuto anche attraverso l’immenso coraggio nell’affrontare le privazioni assurde di una vita blindata, non deve trattenere i ben intenzionati (i maleintenzionati in servizio permanente non si contano) a dire quello che va detto: hai scritto una cazzata.

A me del pezzo ha particolarmente colpito un passaggio, tra gli altri:

“Oggi c’è il web, innanzitutto, che tende a diffondere rapidamente notizia o pseudo-notizia: il web è un mare magnum dove si può trovare chiunque e qualsiasi cosa. È difficilissimo, talvolta praticamente impossibile, discernere il vero dal falso: teorici del complotto che si esercitano su ogni episodio, video che sembrano autentici si rivelano fake, blogger dediti all’arte della denigrazione“.

Mi ha colpito perchè 9 anni fa, prima di diventare “Saviano”, Roberto era un blogger a cui a volte capitava di scrivere anche post imprecisi e un po’ complottisti.

Deputato X del M5S distrugge Y

Da quando il Movimento 5 Stelle è in Parlamento sui social cosi ed in particolare su Facebook non è difficile imbattersi in video dai titoli che ripercorrono ossessivamente questo schema : Deputato X del M5S distrugge Y.

E’ con tutta probabilità farina del sacco della Casaleggio Associati che utilizza parole piuttosto “guerriere” per promuovere il proprio cliente gandhiano. E deve anche funzionare se insistono.

Farà certo parte di quelle innovative pratiche che porteranno al radioso futuro della democrazia diretta, transitando momentaneamente dai bonifici di Google Adsense.

Prism modello Abissinia

Negli Stati Uniti il programma speciale di raccolta e sorveglianza dei dati delle telefonate e del traffico internet è cominciato con un ordine speciale di George Bush dopo l’11 settembre.

Si trattava di un provvedimento eccezionale e temporaneo di 30 giorni.

Siamo nel 2013.

Questi yankee devono aver studiato la tassazione della benzina in Italia.

prims

Prism, conversazione con Obama

Prism, il programma di sorveglianza digitale made in Usa emerso ieri grazie agli scoop di Washington Post e Guardian, ha già una sua pagina su Wikipedia.

I dettagli della vicenda non sono ancora ben definiti ma ce n’è già abbastanza per mettere in seria difficoltà e imbarazzo la Casa Bianca, il Congresso e i big player della Rete.

Nel frattempo, prendendola alla leggera, possiamo immaginare un Obama che scende e affronta una conferenza stampa con i toni di Jack Nicholson in “A few good men”.

E infine, se fossi uno di quelli che copia-incollava su Facebook la sballatissima catena di Sant’Antonio del “il ministro degli interni italiano ha chiesto ( e ottenuto) l’accesso ai profili fb” (venendo regolarmente perculato), andrei sotto le finestre di tutti noi persone di buon senso a fare “perepepe“.

Quei vecchi numeri del 4×1000 ai partiti

Il Governo ha trasmesso alla Camera il testo base ufficiale per la nuova normativa sul finanziamento ai partiti.

Sparisce la norma discussa e discutibile dell’assegnazione anche del cosiddetto inoptato ovvero il “2 per mille” delle imposte di quelli che per distrazione o disinteresse non effettuano alcuna scelta (nel caso dell’8×1000 questa percentuale è quasi del 60%, mentre è solo del 40% con il 5×1000).

Rimangono invece alcune sovrapposizioni contabili ballerine tra la vecchia e nuova normativa. Comunque nel 2017, a regime, il tetto massimo di finanziamento sarà di 55 milioni di euro.

In sostanza in questa forma il 2×1000 assomiglia quasi interamente al vecchio 4×1000 che fu introdotto nel 1997 e “miseramente” ritirato due anni dopo. Un’esperienza disastrosa ma esemplare dell’incapacità legislativa ed organizzativa della politica italiana. Per non dire della malizia.

Schematicamente andò così: con la legge del 2 gennaio 1997 viene introdotto il 4×1000 per finanziare i partiti. In attesa del 30 novembre (data in cui il Ministero delle Finanze è tenuto a comunicare i dati ufficiali) le forze politiche si assegnano 160 miliardi di lire come anticipo.

Nasce però un gran casino con i moduli fiscali. A metà anno quelli che hanno destinato il proprio 4×1000 paiono pochissimi. I partiti protestano e stabiliscono una proroga nella scadenza della consegna al 31 dicembre 1997. Viene anche stabilito che “provvisoriamente” i fondi non verranno assegnati valutando analiticamente l’imposta di chi ha effettuato la scelta, ma moltiplicando il numero dei volenterosi contribuenti per l’imposta media italiana.

L’8 maggio 1998 viene varata una legge in cui è infilato un articolo che assegna ai partiti per quell’anno altri 110 miliardi di lire a titolo sempre di “anticipo”, da restituire eventualmente anche questi quando si conosceranno con certezza i conti ufficiali del 4×1000.

Il 3 giugno 1999 arriva invece un’altra legge sul finanziamento ai partiti, quella dei famosi “rimborsi“. Il 4 per mille va in soffitta ma il legislatore vuol mantenere la parola data: restituiremo gli eventuali soldi in più incassati dalle dichiarazioni dei redditi. Il Ministero delle Finanze è incaricato di riscuotere dai partiti i fondi in eccesso in comode rate decennali a partire dal 2000. Ovviamente dopo aver stabilito ufficialmente quanto avevano deciso di versare alla politica nel 1997 e 1998 i contribuenti italiani.

Di quei conti non si trova ad oggi un’evidenza pubblica, così come della restituzione dei fondi anticipati. Magari giacciono impolverati in qualche cassetto del ministero.

In compenso ci sono stati in questi anni molte stime, numeri non ufficiali, cifre in libertà su quanti italiani effettivamente hanno scelto di versare ai partiti il 4×1000 delle proprie tasse.

Gli unici dati ufficiali di dominio pubblico li ha dati nel gennaio 1999 il ministro Visco, dopo molte sollecitazioni del Parlamento.

Visco scrisse una lettera alla commissione Affari Costituzionali della Camera con questi numeri:

– nel 1997 sono stati 450.000 i contribuenti a finanziare i partiti. Questa cifra moltiplicata per il 4×1000 dell’imposta media (intorno ai 5,5 milioni di lire) porta il conto a circa 10 miliardi di lire (150 in meno di quelli anticipati).

– per il 1998 i dati comunicati sono parziali: su 6,5 milioni di “730” (totale 7,5 milioni) i contribuenti che optarono per il finanziamento ai partiti furono 820.000, mentre sul 7% dei 14 milioni di “Unico” analizzati a scegliere il 4 per mille furono 53.419. A esser generosi e di manica larga in base a questi dati si possono stimare per il 1998 finanziamenti per circa 35 miliardi di lire (75 in meno di quelli anticipati).

Con numeri come questi il nuovo 2×1000 rischia di aver vita corta, se non cortissima.

I radicalchic del 78

Alessandro Di Battista, astro nascente del Movimento 5 Stelle, quello con il babbo in stile Guzzanti, oggi ribadisce ancora una volta che destra e sinistra pari sono e se la prende con il “radicalchicchismo”:

Ripeto, non sono di sinistra. Oltretutto reputo che la tendenza al “radicalchicchismo” di una certa sinistra abbia contribuito a distruggere l’Italia cosi’ quanto il piu’ becero berlusconismo…. Io non sono di sinistra, ovvio, non sono neppure di destra, sono del 78′! Tutto qui‘.

Il pellegrinaggio a La Higuera sotto il monumento al Che in effetti è poco radicalchic, non c’entra niente con la sinistra e soprattutto fa molto 1978.

Meglio la retorica che il silenzio ?

La strage di Capaci e il ricordo di Falcone occupano oggi ampi spazi dei social network italiani e dei media in generale. E’ un anniversario, seppur sghembo e non tondo. Il ventunesimo.

Non è sempre stato così.

In vent’anni lo strambo e coraggioso ficus magnolioide di via Notarbartolo ha visto un’altalena di numeri: dalle centinaia di migliaia del 1993, alle poche centinaia della fine degli anni novanta. Negli ultimi anni, grazie soprattutto al lavoro fatto nelle scuole, il ricordo di Falcone, di Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, vive nell’allegria spensierata e chiassosa di migliaia di ragazzi e ragazze catapultati da tutte le parti d’Italia in una Palermo spesso distratta.

Nel 1995, solo tre anni dopo la strage, il convegno organizzato dalla Fondazione Falcone venne intitolato simbolicamente “Capaci, quanto tempo fa ?“. In quegli anni la tomba di Falcone e Morvillo al cimitero Sant’Orsola era sorvegliata giorno e notte da un soldato per evitare vandalismi e profanazioni. In quello stesso anno Berlusconi rinunciò all’ultimo minuto a presenziare alla commemorazione per sottoporsi, secondo i comunicati stampa, ad un piccolo intervento all’ernia. Non tornerà mai più (scriverà però nel 2001 un articolo sul Foglio di Giuliano Ferrara per esaltare Falcone e Borsellino “veri magistrati”).

Nel 1997 si faticherà non poco a trovare artisti disposti ad esibirsi per il concerto sui terreni sequestrati a Riina: solo Battiato e Carmen Consoli rinunciarono ai rispetti impegni per esserci.

Nel 2006 la Rai rinvia, con la motivazione della “par condicio”, la fiction su Falcone.

Nel 2012 Gianfranco Miccichè ha sostenuto che intitolare l’aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino è stato “un errore” e un danno per il turismo.

Intanto però la memoria in vent’anni si è insinuata nella vita di tutti i giorni con nomi di strade, piazze, sale, scuole, aeroporti.

Una memoria semplice, a volte banale, a volte superficiale. Però è lì comoda, a disposizione dei molti o dei pochi che ci sono e che ci saranno.

Come diceva quel brav’uomo di Antonino Caponnetto: in fondo forse meglio la retorica che il silenzio.

pilgrims book house

Pilgrims Book House

La scorsa settimana a Kathmandu un incendio ha distrutto la storica libreria “Pilgrims Book House“, un posto immancabile della capitale del Nepal.

Shashank Shrestha ha scattato alcune tristi (ma belle) foto.

 

Non prende solo dietro casa

Smartphone un po’ dappertutto. Del resto ormai sono numeri a dieci cifre quelli delle statistiche: 1 miliardo e rotti di telefoni intelligenti in giro per il mondo. E cresceranno.

L’altro giorno Daniel Hughes, pilota con la passione dell’alpinismo ha scalato l’Everest (in una giornata perfetta per la vetta) e poi ha videochiamato con lo smartphone dello sponsor quelli della BBC in diretta dalla vetta.

La notizia in verità non è questa, la notizia è che roba così non fa più notizia. Troviamo quasi normale e familiare poter utilizzare la tecnologia in qualsiasi posto di questo pianeta sempre più piccolo.

In verità Hughes per videochiamare quelli della BBC ha usato sì un normale cellulare, ma collegato ad un modem satellitare che costa parecchie migliaia di dollari. Ma questi son particolari.

Del resto quel gran circo che è diventato l’Everest non si può considerare più un “posto remoto” (al campo base da un paio d’anni c’è una copertura 3G ballerina).

Gli unici problemi vengono dal governo nepalese che fatica ad adeguarsi ai progressi della tecnologia mobile: il ministro del turismo ha aperto un’inchiesta perchè nessuno ha chiesto il permesso di fare una diretta dalla vetta.

Cosa leggono gli italiani ?

C’è il “Salone del Libro” a Torino. Google suggerisce quanto sotto per la ricerca “libro su“. State allegri.