Papalino.com

Dall’annuncio delle dimissioni storiche di Benedetto XVI le registrazioni dei domini che girano attorno all’elezione del nuovo papa sono state centinaia in tutte le lingue.

La lotteria riguarda anche il nome del futuro papa, sia quello di battesimo che quello che verrà scelto per il pontificato.

Vanno forte leonexiv.qualcosa e pioxiii.qualcosaltro.

Premio della giuria invece a Chris Dunaway dal Tennessee che ha puntato tutto su Anacleto (popecletusii.com).

Se ci prende lo fanno santo.

ps: per chi fosse interessato nessuno ha ancora puntato su “papa Lino” (che c’è già stato qualche millennio fa). Anche quello regala un bel jackpot.

Ti ricordi quella volta dell’144 ?

Una forza politica che si finanzia con i soldi di società operanti in settori discutibili ?

Roba vecchia come il mondo. Ce ne sono state, ce ne sono, ce ne saranno.

Nel suo piccolo anche il “Movimento 5 Stelle” che nella sua unica “sede” ufficiale (come da “Non Statuto”) ospita la pubblicità della Interactive 3G, società spagnola che opera nel rutilante mondo dei servizi a valore aggiunto per la telefonia mobile (loghi, suonerie etc) e che qualche utente magari conosce per il sito “Rintonix”. Non vi dice niente ? Chiedete a Google.

Sì è vero, è roba che viene da Adsense. Ma di certo alla Casaleggio Associati, nella loro somma conoscenza della Rete, saranno informati della possibilità di poter bloccare alcuni tipi di annunci.

Un blocco, come successe quella volta 20 anni fa.

Investimenti a cinque stelle

E comunque al netto dell’autista di Grillo, nella lottizzazione trentennale del “Polo Turístico Golfo de Papagayo” c’ha investito mezzo mondo. I mancati vicini delle ville ecologiche con bunker anti-atomico sono parecchio a cinque stelle.

Quelli di Four Season c’hanno messo 105 milioni di dollari, l’imprenditore italiano Luigi Scavetta (quello della frutta tropicale) per costruire in Costa Rica l’hotel Costa Smeralda (sigh) ha sborsato 7 milioni. L’Occidental che è subentrata ne doveva investire 35.

Poi c’è il resort della catena Hilton.

A spanne e star bassi nella Bahia Culebra in totale ci sono investiti più di 160 milioni di dollari.

E’ robetta un po’ più impegnativa che aprire uno stabilimento balneare a Sestri Levante.

Costarica, spiaggia libera

Al momento io ci vedo poca “ciccia” nell’inchiesta dell’Espresso su Grillo e Costarica. Però.

Però, secondo me, può essere materiale per un comico. Di quelli bravi.

Le elezioni al tempo di internet (e del votometro)

Succede che quando cominci, poi fai fatica a smettere.

Succede che normalmente nel rimettere in ordine, ti accorgi che è rimasta fuori un sacco di roba. Ed è un peccato.

Succede alla fine che ti vien voglia di fare un esperimento.

Quelli che ne sanno e se stanno generalmente dall’altra parte del grande oceano lo chiamano “long-form journalism“: un giornalismo che la prende un po’ per le lunghe.

Ecco “iVot – le elezioni al tempo di internet” è un pezzo sul tema del voto online che se la prende abbastanza comoda con il numero di parole spese, ma se la vorrebbe prendere comoda anche con i tempi, senza dover per forza incartare il pesce del giorno dopo.

iVot è, nel nome, un omaggio a quella lingua strana che vive tra la via Emilia e il West ed è uno spazio aperto a tutti. Eccezion fatta per i nazisti dell’Illinois.

La verità è là fuori

Confesso.

Qualche giorno fa, per alcune faccende che adesso qui è lungo spiegare, mi sono imbattuto nel video delle “Parlamentarie” di Paolo B, ventenne deputato emiliano del Movimento 5 Stelle. Sì, quello dei microchip per il controllo dell’umanità.

Lì per lì la tentazione di “percularlo” c’è stata. Ma ho desistito.

Non so bene perchè. Forse per un senso di comprensione umana.

Mi sembrava una vittima di un qualcosa più grande di lui.

Un qualcosa che da un giorno all’altro l’ha catapultato da San Pietro in Casale a Roma.

Di quel qualcosa ovviamente fa parte il porcellum e anche il sistemino messo su da Casaleggio che con 106 preferenze (tre preferenze disponibili ad elettore) ha spedito a Montecitorio un ragazzo di 25 anni affascinato dai complotti planetari.

Ah sì, poi c’è Twitter

M’avevano parlato di questa cosa nuova che c’è più o meno da 6 o 7 anni che si chiama Twitter. E non è che non c’avessi provato a suo tempo a giocarci un po’, però m’era passata dalla testa e come succede spesso con le cose che ti passan dalla testa, non c’ho pensato più.

Poi l’altro giorno mentre la neve si scioglieva ho visto in giardino una coppia di merli che scarugava sotto il pino. E uno dei due si deve essere spaventato perchè è volato via. E mentre volava via m’è passato sopra.

E niente, non so perchè ma ho pensato come in effetti “l’altro giorno mentre ero in giardino e la neve si scioglieva un merlo è volato via e mi ha cagato in testa e io non l’ho presa affatto benefosse una frase di 140 caratteri esatti.

E così m’è tornato in mente Twitter.

Alla faccia del #merlo.

@lorenzcamp

I futures sul Cucciolone

Da queste parti, da quasi due lustri, il paniere Istat è fuoricorso ed è in vigore invece quello Algida.

Se la crisi erode i vostri risparmi e siete lì a maledire banche, consulenti e commercialisti che in questi anni vi hanno rifilato mirabolanti investimenti su obbligazioni turche, bond norvegesi e futures sudafricani, sappiate che se 11 anni fa mettevate da parte un rimorchio di “Cuccioloni” oggi sareste allegri e spensierati.

Prezzo Cucciolone 2002: 0.77 euro (1500 lire)
Prezzo Cucciolone 2013: 1.30 euro (2500 lire)
Rendimento annuo: circa il 4,9%

Se vendevate ad inizio 2008, prima dell’inizio della grande crisi, portavate a casa un 6,1% annuo.

I gelidi speculatori finanziari che invece hanno puntato sul “Cornetto Classico” si devono accontentare del 4,3% .

La rivoluzione in maniche di camicia

Ad occhio la prima, improrogabile battaglia legislativa del “Movimento 5 Stelle” dovrà essere quella contro l’obbligo di indossare la giacca alla Camera e al Senato.

Beppe Grillo fashion victim

Immagino che sarà piuttosto felice oggi il proprietario del marchio —— — — —– Giovanni C. da Biella, per l’insapettata pubblicità regalata da Beppe Grillo al suo piumino.

Da V per Vendetta a Spider-Man

L’unica auspicabile soluzione nel breve termine per l’Italia oggi è che l’immaginario collettivo del Movimento 5 Stelle passi da “V per Vendetta” a “Spider-Man“, da Alan Moore a Stan Lee (e tanti saluti anche ai Wachowski).

Da un grande potere derivano grandi responsabilità” suggeriva lo zio Ben.

Se sei Peter Parker ti puoi permettere molta più libertà. Se vuoi essere Spiderman no.

La prospettiva di andare in Parlamento a fare i cani da guardia del potere fa parte degli scenari pre-elettorali. Oggi la valanga di voti apre nuovi orizzonti.

Stare lì a veder passare il cadavere dell’Italia dopo un impopolare governissimo, per poi passare all’incasso elettorale, sarebbe roba facile facile. Ma anche vecchia vecchia.C’è invece l’opportunità concreta di portare a casa alcuni risultati incredibili nel brevissimo periodo: nominare un uomo perbene alla Presidenza della Repubblica, cambiare la legge elettorale, riformare il sistema parlamentare, ridurre i costi della politica, regolare il conflitto di interessi, rendere trasparente il sistema finanziario, varare norme serie contro la corruzione, far rientrare l’impegno militare all’estero e le spese militari. Tutti obbiettivi di primo piano del Movimento 5 Stelle.

Che poi a guardar bene sarebbe il programma più a sinistra della storia repubblicana.

Per farlo però è necessaria un’altra condizione essenziale: il drastico immediato rinnovamento del centrosinistra che dovrebbe archiviare una generazione, rinunciare a Bersani come Presidente del Consiglio e puntare su un governo fatto da soli esponenti alla prima legislatura.

E’ la soluzione più probabile ? No di certo.

Quella più semplice ? Affatto.

Ma a volte essere l’Uomo Ragno è una gran fatica.

Matita copiativa con retrogusto

Che poi le matite copiative sono in giro dal millenovecento e sciufola e se le lecchi magari senti quel retrogusto intenso del nonno morto che voto sì al referendum sul divorzio.

Affuenza neve: 40 centimetri

Da queste parti (alle sei di pomeriggio) ci sono già a terra 40 centimetri di neve.

Il quorum è a portata di mano.

Domani poi testiamo per davvero il proverbiale attaccamento degli emiliani alle urne.

Un paese perbene

Siamo arrivati al 24 febbraio quasi senza accorgercene.

Tutto è filato via come in un rituale scontato e le elezioni-spettacolo, con la mobilitazione dei sofisticati mezzi di comunicazione di massa, hanno avuto platee scettiche e poco affollate.

Siamo diventati più maturi o più indifferenti ? Forse l’uno e l’altro. Oggi, alla resa dei conti di questo mese spento e dimesso, comprendiamo tuttavia che la corsa elettorale è stata sottovalutata in partenza per stanchezza e delusione della gente. Adesso anche molti di coloro che avevano sventolato una scheda bianca di minacciosa protesta si rendono conto che questo 24 febbraio può essere molto importante.

Chiunque vinca o sia sconfitto, guadagni o perda voti, aumenti o diminuisca di poco o di molto il proprio consenso, sappiamo già di non poterci aspettare dall’avvenire niente di allegro.

Sappiamo già che dovremo affrontare un periodo duro, difficile. E’ forse soprattutto la consapevolezza, cosciente o sotterranea, di questa prospettiva che ha indotto molti a seguire la campagna elettorale con distrazione, senza speranza né fiducia. Ma basta poco perché la sfiducia diventi abdicazione, pigrizia civile, irresponsabilità. Simili sindromi collettive sono risultate nella storia lentamente distruttive per le società democratiche e in cambio non hanno mai dato nulla di buono. Perciò gli italiani, lo speriamo, hanno vinto a poco a poco questo sentimento di rigetto elettorale. Si accingono oggi a votare decifrando fra tante parole apparentemente tutte eguali quelle più sincere e giuste.

Scegliere gli uomini che dovranno con animo e idee nuove affrontare la sfida della crisi italiana non significa andare alla ricerca di protagonisti del destino, che fortunatamente non si intravedono. Ma scegliere i più onesti e credibili, in quei partiti che hanno le radici nella democrazia, nelle migliori tradizioni civili, in un passato prossimo né arruffone né ambiguo.

Ci sono, questi uomini? Alcuni ce ne sono. Anziché livellare l’intera classe politica accomunandola in un disprezzo cosi generico da risultare ingiusto e rinunciatario, usiamo il voto per rinnovare, confermare, eliminare e promuovere. Se la qualità complessiva del Parlamento risulterà più alta è ragionevole sperare che le cose andranno meglio di ieri, che i governi saranno più affidabili per competenza, risolutezza e quindi stabilità.

Certo, vi saranno grandi problemi da affrontare, prima di ogni altro appunto quello del funzionamento moderno e rapido del Parlamento. Senza coraggiose riforme, politici più efficienti e volenterosi non basteranno; ma questi e altri cambiamenti della vita italiana avranno tante più probabilità di riuscire bene quanto più si misureranno con essi uomini capaci.

Per queste ragioni il malumore della scheda bianca, anche se motivato da molti fatti, va superato e vinto. Dobbiamo scegliere, senza aspettative messianiche, ma rifiutando ogni superstite indifferenza.

In passato, la passività, la mancanza di sensibilità per quel momento cruciale della vita democratica che sono le elezioni potevano trovare giustificazione nell’arretratezza, nell’incultura, in assetti sociopolitici che impedivano o scoraggiavano la partecipazione.

Oggi il Paese è molto cresciuto, malgrado gli scandali e le disillusioni.

E’ in grado di dare alla prova elettorale un segno più profondo del semplice rimescolamento di carte per gli equilibri del prossimo governo. E’ in questo spirito, ci auguriamo, che oggi gli italiani andranno a votare.

Viste con preoccupazione e diffidenza quando si profilarono, queste elezioni possono invece risultare il piccolo incidente della storia che ribalta in positivo lunghi anni di crisi.

Dobbiamo almeno provarci.

I sacrifici che in ogni caso ci aspettano potranno essere ripagati dalla speranza di vivere dopo il 24 e 25 febbraio 26 giugno in un Paese più giusto e perbene.

Che magari con altri 30 anni ce la facciamo per davvero.

ps: beh sì, una decina di parole originali son dovute sparire dall’articolo del 26 giugno 1983, perchè se no il gioco non veniva bene.

Scheda bianca

Com’è come non è, va a finire che sarà scheda bianca.

Nel senso metereologico del termine.

Perchè da queste parti da giovedì a domenica c’è un certo rischio di veder venir giù un po’ di neve.

“Elettori andate al mare !” invitata qualcuno in tempi di referendum.

A questo giro, anche volendo, vien difficile.

Quando Grillo copia Mariapia Garavaglia

Oggi Beppe Grillo ha detto che in caso di vittoria alle elezioni il primo provvedimento sarà l’introduzione del reddito di cittadinanza.

Una piccola rivoluzione per il welfare italiano.

Un tema molto serio che altrettanto seriamente in Italia è stato affrontato e promosso in questi anni da diversi settori della società civile e in parte anche dalla politica.

Ad oggi la campagna per una legge sul reddito minimo garantito ha superato le 50.000 firme.

Nell’ultima legislatura il “reddito minimo di cittadinanza” è stato anche oggetto di una proposta di legge di alcuni senatori del Partito Democratico (tra cui un’insospettabile Mariapia Garavaglia).

La cosa curiosa è che nel programma ufficiale del “Movimento 5 Stelle” depositato a gennaio, il reddito di cittadinanza non c’è.

C’è invece il “sussidio di disoccupazione garantito” che però è tutta un’altra cosa.

Insomma quello del “Movimento 5 Stelle” è un programma piuttosto movimentato.

Niente di male, basta che poi non ci si bulli troppo con “ci copiano il programma !

Perchè poi uno finisce per pensare che il guru di Beppe sia l’insospettabile Mariapia Garavaglia.

Tos alarm

Era l’inizio del 2009 quando tra le tante idee strampalate e bislacche che appaiano e scompaiono nell’arco di una giornata, era saltata fuori dal mucchio quella ribattezzata in un attimo “Tos Alarm“.

In pratica: visto il crescente numero di servizi online a cui aderiamo sottoscrivendo in un baleno paginate di “Terms of Service” scritti in legalese con carattere lillipuzziano e nota la tendenza delle aziende a modificare a proprio vantaggio i termini iniziali, perchè non creare un servizio che tiene traccia delle modifiche dei servizi a cui sono iscritto e mi avverte tempestivamente ? (tecnicamente c’entrava allora Yahoo Pipes).

Oggi scopro che una cosa simile l’hanno messa in piedi a gennaio quelli di Docracy.

Ma continuo a pensare, nella mia pigrizia, che Tos Alarm rimanga un nome decisamente più figo.

Berlusconi e la filantropia

Martedì sera un Berlusconi stanco e impacciato è stato intervistato a Ballarò e ha parlato del suo ritorno in campo con un “canovaccio” che va ripetendo qua e là da qualche mese:

Ero indirizzato ad un tramonto operoso. Avevo fondato una fondazione intitolata al nome di mio padre per costruire ospedali per bambini nel mondo. Ne ho già realizzato uno in Amazzonia e un orfanotrofio in Thailandia. Ne sto costruendo un altro in Africa.

Da queste parti ovviamente ci si augura che a marzo, passate le elezioni, Silvio Berlusconi possa tornare ad occuparsi a tempo pieno delle proprie attività filantropiche costruendo non uno, non dieci, ma cento ospedali in giro per il mondo. Del resto secondo il suo programma gli ospedali saranno quattro il primo anno e poi via via ad aumentare.

Detto questo è bene precisare che “l’ospedale in Amazzonia” e “l’orfanotrofio in Thailandia” sono con tutta probabilità due opere realizzate nel 2005 dalla Comunità Incontro di Pietro Gelmini che prima di abbandonare il sacerdozio e finire sotto processo per abusi sessuali (anche su minori) era più noto come don Gelmini.

Don Pierino Gelmini, legato da molti anni da grande e solida amicizia a Silvio Berlusconi e a parecchi altri politici di centrodestra, non vedrà mai una sentenza. Il suo processo è stato sospeso a tempo indeterminato a causa dell’età e dei disturbi cardiaci. Nel dossier raccolto dalla squadra mobile di Terni che poi ha portato al rinvio a giudizio si accenna anche a presunti abusi su giovani thailandesi e boliviani.

Ma all’orfanotrofio in Thailandia Silvio Berlusconi pare tenere particolarmente, perchè lo tira fuori anche in un incontro del 2009 con Bob Geldof, passato da Roma per ricordare al premier le sue decennali promesse da marinaio sui fondi alla cooperazione internazionale: “io quest’anno ho finanziato un orfanotrofio in Thailandia !“.

Sarà forse per quelle grandi targhe dallo sfondo nero e i caratteri dorati (foto sotto) che don Gelmini ha fatto piazzare a Lamsai vicino Bangkok: “instituto scolastico e professionale Silvio Berlusconi“.

L’orfanotrofio di Berlusconi in Thailandia.

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